Quadri di civiltà e formazione del senso storico
La musica del passato rappresenta un tassello irrinunciabile per la ricostruzione dei cosiddetti ‘quadri di civiltà’ e per la formazione del senso storico.
L’insegnamento della storia della musica, a qualsiasi livello, è quasi sempre caratterizzato da una successione, più o meno ‘allargata’ ad altri fenomeni collaterali, di autori, stili e opere del passato ordinati in successione cronologica. Per quanto riguarda il Medioevo, poi, la particolare natura delle scarse fonti superstiti, la perdurante difficoltà della loro interpretazione, l’incertezza sulla loro provenienza e datazione, ha orientato la storiografia, sin dai suoi esordi, a trattare la storia musicale a mo’ di esposizione sistematica di teoria musicale. In definitiva, sostiene A. Gallo, “la convinzione di esporre un sistema prevale quasi costantemente sull’intenzione di narrare una storia… . Se i medievalisti poco aggiungono alla pura cronologia e se ciò non procura insoddisfazione a chi legge, dipende dal fatto che per autori e lettori vale ancora inconsciamente l’idea dei teorici che la musica sia una scienza… . E’ questo persistente legame con la tradizione teorica che conferisce un carattere di astrattezza ‘storica’ anche alle più volonterose storie della musica medievale”. In tal modo, tra la sintesi di un trattato e l’altro, si perde di vista, nell’insegnamento come nella ricerca, che oggetto della storia musicale (medievale o meno), sono gli eventi sonori della vita quotidiana, ovvero i fatti della vita dell’uomo, come sostiene ancora Gallo, condiviso da autori come Knepler.
Ancor più spesso ci si dimentica, nella prassi didattica, che la musica, in quanto ‘documento’ sonoro (privilegiato perché emotivamente coinvolgente nella sua presenzialità ‘estetica’) costituisce un tassello irrinunciabile per la ricostruzione di una storia complessiva, ‘globale’: essa ci parla della vita quotidiana, delle idee, delle credenze e delle forme di aggregazione sociale delle società che ci hanno preceduto nel tempo. La musica del passato, insomma, rappresenta un tassello irrinunciabile per la ricostruzione dei cosiddetti ‘quadri di civiltà’ e per la formazione del senso storico.
Partendo da questi presupposti, vorrei tracciare le linee essenziali di un progetto, messo a punto all’interno del Corso di Didattica della Musica del Conservatorio di Bolzano, e che è stato esemplificato dalla scrivente in occasione di un corso di aggiornamento promosso dalla Società Italiana per l’Educazione Musicale, sezione territoriale di La Spezia (2006). Il filo conduttore per ricostruire aspetti particolari della vita medievale sono state le occasioni musicali che un uomo comune, il pellegrino quale viaggiatore ideale, poteva incontrare nel suo lungo cammino verso le grandi mete spirituali del peregrinatio maior: Roma, Gerusalemme e, soprattutto, Santiago de Compostela. In questo modo abbiamo voluto inserire la musica nell’obiettivo generale di “costruire una connessione tra memoria, identità e storia e di riconoscersi nei processi della costruzione materiale e culturale, in un presente radicato nel passato che dà senso alla storia di ognuno e di tutti, come identità sociale”.
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