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La fiaba: una magica ragnatela

Paola Lenzi

Validità della fiaba e importanza in ambito didattico e formativo

Da alcuni anni mi dedico allo studio della fiaba per una mia personale passione, oltre che per la convinzione della sua validità e importanza in ambito didattico e formativo. Spesso il fascino dell’argomento ha reso difficile stabilire il limite a cui arrestare la ricerca, perché nuovi richiami, nessi, legami sottili e sorprendenti attirano come sirene incantatrici.

Calvino ha confessato quanto fosse stato difficile riemergere dal mondo subacqueo della fiaba una volta licenziate, nel 1956, le sue Fiabe italiane. “Riuscirò a mettere i piedi sulla terra?”. Calvino ha parlato di natura tentacolare e aracnoidea delle fiabe, della loro complessità e stratificazione, della loro “ricchezza, limpidezza, variegatezza e ammicco tra reale e irreale e degli innumerevoli processi combinatori che ne stanno alla base”. La sua convinzione lo porta a dire: “Le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio […] fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi di un destino: […] dalla nascita […] alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano […] e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”.
Indagare la fiaba significa guardare dentro un pozzo di vertiginosa profondità, sul fondo del quale ci sono le tracce del nostro passato più antico: anzi la fiaba offre all’uomo moderno la possibilità di cogliere ancora vivi, seppur profondamente modificati e mascherati, frammenti di preistoria.

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