Perché non rendersi conto che indignarsi nei confronti di comportamenti illegali e scorretti è un diritto e un dovere di tutti quanti, anche dei figli di quei genitori che si comportano come intra-prendenti?
In un momento storico come questo, in cui tutto sembra regredire sul piano culturale, economico, morale, politico, relazionale, siamo sempre più in presenza di una chiusura, di una sorta di retromarcia che porta a richiuderci in noi stessi, che ci fa pensare ancor di più solo a noi stessi, ai nostri problemi ai nostri interessi.
Quelli che ieri stavano male, oggi stanno malissimo. Quelli che ieri potevano avere da parte nostra una se pur minima attenzione, un se pur minimo aiuto, oggi rischiano di non essere più notati, trascurati abbandonati, lasciati a loro stessi, ai loro ancor più grandi e irrisolti problemi.
Il momento è davvero grave, pericoloso, ma ancor di più lo diventa in questa nostra crisi italiana, in quest’ora in cui il personalismo e la sfrontatezza si accentuano ancor di più per scoppiare, in certi casi specifici, in un palese avido e vergognosissimo egoismo.
La condivisione e l’aiuto nei confronti di chi sta molto peggio di noi rischia, proprio in questo periodo di crisi economica, di accentuarsi, per poi giungere a creare un divario sempre più forte e insormontabile fra chi è povero e chi è benestante (per non dire ricco o ricchissimo), fra chi ha avuto la sfortuna e l’amarezza di ammalarsi e chi invece ha avuto, beato lui, la fortuna di vivere in salute e felicità. E in un momento simile, proprio chi ha le possibilità economiche dovrebbe promuoversi, dirigersi verso strade umanitarie che lo renderebbero davvero personaggio qualitativamente giusto. Eppure a volte, ed è qui l’amaro in bocca di questi tempi, è proprio dalle persone che più hanno e più possono che non giungono segnali di democratica umanità.
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