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Gli “auspici” del prof. Berlinguer e del Ministro Profumo

Mario PIatti

 

Interventi tenuti in occasione della premiazione delle scuole vincitrici del concorso “Indicibili (In)Canti” 2012.

Il 4 giugno 2012, in relazione alla Settimana nazionale della musica a scuola (di cui Musicheria.net aveva dato a suo tempo notizia, commentando criticamente il fatto >>> vedi QUI) si è tenuto nel cortile della Minerva del Ministero della Pubblica Istruzione la premiazione delle scuole che hanno partecipato al Concorso “Indicibili (In)Canti”.

La giornata è stata radiodiffusa via web da RadioCemat. Sul sito del Cemat (QUI) è possibile anche ascoltare integralmente gli interventi del prof. Berlinguer e del Ministro Profumo, presenti all’iniziativa.

Qui si riportano i passi essenziali dei due interventi.

Che dire? In attesa di conoscere il nuovo “Piano” annunciato da Berlinguer, che prefigura l’istituzione di “Istituti Comprensivi a orientamento musicale” (ma con quali fondi? con quali e quanti docenti competenti? sulla base di quali normative di legge? …) a noi sembra che non ci sia niente di nuovo sotto il sole: i soliti auspici perché si faccia sempre più musica nella scuola. Ma questo lo chiedono da decenni gli insegnanti, i genitori, le associazioni… – intanto però gli uffici Scolastici Regionali in diversi casi riducono le ore dei corsi a indirizzo musicale nelle scuole secondarie di I grado!

Se poi fossimo stati presenti a Roma avremmo fatto una domanda al Ministro Profumo: ma di quali sperimentazioni parla? Nelle scuole medie le sperimentazioni sono terminate nel 1999, e nelle scuole elementari non esistono sperimentazioni musicali. Non sarebbe il caso che prima di fare interventi pubblici anche i Ministri “tecnici” si informino su quella che è la realtà concreta?

NB.: le foto sono tratte dal sito facebook del Cemat >>> vedi

Intervento del Prof. Luigi Berlinguer

Dopo una citazione dell’Iliade, il prof. Berlinguer sottolinea come non si possa dimenticare che la nostra cultura ha radici in Grecia, paese che non può non far parte dell’Europa. Sarebbe, dice Berlinguer, “… come negare a un bambino il certificato di nascita”.

Berlinguer poi fa riferimento alla Sardegna, dal momento che tra le scuole premiate figura la scuola di Muravera.

Berlinguer così prosegue: “Occupiamo questo palagio, pacificamente. Entriamo da questi balconi, dentro gli scaffali, dentro i faldoni, che sono necessari, ma che rischiano di trasformare in carta la scuola. […] Noi abbiamo portato le note dentro quei faldoni, e le note sono irriducibili, e sono l’anima di una scuola dove la creatività, dove il misto fra ragione e immaginazione fa esplodere l’apprendimento, fa l’allievo protagonista della costruzione di se stesso, e la musica non può mancare. Perché, come diceva Aristotele, gioire fa parte dell’apprendere. Il volto dei ragazzi che suonavano era un volto impegnato, e poi sorridevano. E’ più difficile, facendo un’equazione, raggiungere lo stesso sorriso! Eppure bisogna farlo. Entrambe servono, non una sola.

E’ scritto in una legge dello stato: “La musica è un linguaggio universale, carico di emozioni e ricco di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all’interno di contesti di apprendimento significativi” (ndr: citazione dalle Indicazioni nazionali per il curricolo – Scuola dell’infanzia). E’ scritto, e per questo deve essere praticata al pari dell’italiano, della storia, della matematica. E finora non ce l’abbiamo fatta. Noi dobbiamo praticare queste leggi. Sulle tue spalle (ndr: Berlinguer si rivolge direttamente al Ministro Profumo) grava un peso. Sei l’uomo della vicenda storica di questo momento.

Noi abbiamo compiuto parecchi passi in questo lungo cammino, ma insufficienti. Nella scuola si fa molta musica, e ne avete una testimonianza tangibile, di qualità, ma sono tutti episodi, sono momenti che poi finiscono, ed è tutto affidato al buon cuore, a quello che questi eroi fanno, alunni e insegnanti e dirigenti. Ma poi finisce quel progetto, non entra nella quotidianità.

Siamo in periodo di carestia, di ristrettezza, lo sappiamo, non ci possiamo permettere dei lussi, e tuttavia si può fare di più. Il nostro Comitato ha presentato un progetto al Ministro dell’Istruzione, all’amico Francesco. Un progetto fattibile, realizzabile, credo; un altro passo avanti rispetto a quelli già fatti in precedenza.

In sintesi l’idea è, partendo dal primo ciclo, da quando si deve cominciare a studiare musica: un Istituto Comprensivo a orientamento musicale. Non lo possiamo fare per tutte le scuole, non ci sono i soldi; non siamo a chiedere l’impossibile, non vogliamo la luna nel pozzo, non siamo degli illusi, conosciamo la carestia. In tempo di carestia il contadino non mangia le sementi, le pianta, se no non ha da mangiare dopo; e la scuola deve pensare al dopo.

E allora almeno una parte del corpo scolastico del primo ciclo dovrebbe far diventare ordinamento curricolare quell’apprendimento, non solo ricco e nobile episodio doposcolastico. Questa è la nostra aspirazione. Si cominci, perché la carestia “ha da passa’”, come la nottata. E arriveranno altri tempi e si potrà espandere questo al resto della scuola, ma occorre che la scuola consideri la musica parte integrante di se stessa. Questo è il nostro auspicio”.

Intervento del Ministro Francesco Profumo

Quando qualche mese fa con il prof. Luigi abbiamo cominciato a parlare di questa giornata, abbiamo fatto una riflessione forse più profonda di quanto apparisse il nostro incontro nella fase iniziale. Ci dicemmo: questo è un momento particolarmente difficile per il nostro paese, è un momento in cui sembra di essere dominati dallo “spread”, sembra di essere dominati da cose che non sono parte della nostra cultura. Ed eravamo un po’ tristi, perché dicevamo: un paese come il nostro, un paese come quella Grecia che in questo momento qualcuno pensa che non possa far parte in futuro della nostra Europa (cosa che non sarà possibile), come può pensare di non mettere qualche piccolo puntello – naturalmente con le risorse che abbiamo, ma oggi dobbiamo costruire il futuro del paese, e noi siamo certi che questo paese avrà un futuro.

E allora il ragionamento che facemmo col prof. Berlinguer è stato questo: il paese in questi ultimi anni in molti settori ha fatto molte sperimentazioni, tutte di grande valore. Ma quello che non siamo stati capaci di fare è stato di trasformare alcune di queste sperimentazioni prima in prototipi un po’ più allargati, che non fossero solo sul singolo, ma che fossero condivisi e diventassero un bene comune, anche se un bene comune un po’ ristretto, e poi alcuni di questi potrebbero, dovrebbero diventare un progetto-paese. Noi non ce la faremo mai più, almeno nei prossimi anni, a pensare che ogni volta ripartiamo da una sperimentazione nuova. Credo che questo sia un messaggio forte che noi dobbiamo trasferire a noi stessi. Noi dobbiamo diventare più generosi, essere un po’ meno egoisti, perché questo è un problema di egoismo. Quando noi diciamo che io voglio essere un po’ più diverso da lui… questo è il problema del nostro paese. Il nostro paese, forse proprio perché ha questa sua creatività, questa sua capacità – che è un grande valore e lo è stato negli anni, lo vediamo dalle nostre ricchezze, dalle nostre opere – ma oggi abbiamo bisogno di fare un passo indietro, abbiamo bisogno di diventare più europei, un po’ più attenti a investire in un modo che diventi bene comune. Credo che questo sia il vero tema sul quale noi dobbiamo fare una riflessione.

E allora con Luigi ci siamo detti: perché non proviamo intanto a fare una giornata che non sia triste. Il paese sembra triste. Quando camminate per la strada vedete poche persone che sorridono, poche persone che si fermano e che vogliono interagire con voi. […] (ndr. Il Ministro parla di Torino come città triste e delle olimpiadi invernali….).

Con Luigi ci siamo detti: apriamo il Ministero, e facciamolo diventare il Ministero di tutti, e non il ministero di qualcuno. Noi pensiamo che le scuole debbano diventare un centro aperto, un centro in collegamento con il territorio, in cui eventi come questo non siano eventi della sola scuola, ma siano eventi del quartiere, per cui c’è una continua trasmigrazione d’idee, di creatività, di allegria, tra la scuola e il territorio. Questo significa anche che l’investimento che facciamo nella scuola è un investimento che diventa di bene comune allargato, perché diventa il bene del territorio in cui noi viviamo. […]

Noi quello che vogliamo fare oggi è, in questo momento così difficile, avere un momento di allegria, un momento con la musica. Come diceva Luigi, la musica e la ginnastica sono parte della nostra cultura più antica, e debbono essere parte del nostro avvenire.

Ci siamo detti: proviamo a vedere se alle molte sperimentazioni possiamo dare un disegno. Un disegno con che obiettivo? Per avviare un progetto che oggi avrà le dimensioni che siamo in grado di gestire. Proveremo a trovare un po’ di risorse, ma soprattutto noi mettiamo le basi perché nel momento in cui il paese ritornerà ad essere un paese, lasciatemi dire, normale, saremo nelle condizioni di allargare questo nostro progetto.

Il progetto lo vogliamo far partire dagli Istituti Comprensivi, e poi all’interno degli Istituti Comprensivi vogliamo che siano questi bambini qua che incominciano a studiare la musica in una modalità che abbia una sua realizzazione all’interno del curriculum. Poi chi vuole studiare un po’ di più io credo che la scuola debba essere aperta al pomeriggio e debbano esserci delle maggiori possibilità.

Poi vogliamo far interagire con i Conservatori. Ce lo siamo detti tante volte con Luigi: se noi vogliamo che i Conservatori partecipino a questo progetto, lo condividiamo fin dall’inizio, è di nuovo un modo per creare una relazione tra la scuola aperta e il territorio e la città.

Ebbene, su questo noi ci impegniamo a partire. Facciamo un piano che sia ragionevole, sulla base delle molte esperienze, ma non vogliamo più che rimangano esperienze: vogliamo che sia un progetto-paese, un progetto che terremo sotto controllo per vedere come va – probabilmente qualche volta sbaglieremo anche all’inizio. Troviamo il modo per parlo avviare già dall’anno scolastico 2012-2013. Quando ci ritroveremo, o andremo nelle scuole, vogliamo vedere delle scuole aperte, delle scuole che fanno questa operazione non solo per loro stesse, ma lo fanno per il paese, perché il paese in questo momento ha veramente bisogno di questi elementi, che sono elementi che dimenticano un po’ lo spread, che mettono qualche ciliegina, perché noni siamo bravi a far queste cose, e che ricreiamo questa fiducia di cui noi abbiamo veramente bisogno. Grazie a tutti e buon lavoro.

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