Come insegnare uno strumento musicale oggi, anche in rapporto all’evoluzione tecnologica? Con quali atteggiamenti affrontare problemi posturali, tecnici, interpretativi? Come motivare allo studio? Con quali strategie valorizzare le occasioni di apprendimento in contesti collettivi? Come e perché condurre attività di esplorazione, improvvisazione e composizione? Come gestire l’approccio con i vari sistemi di notazione?
Come insegnare uno strumento musicale oggi, anche in rapporto all’evoluzione tecnologica? Con quali atteggiamenti affrontare problemi posturali, tecnici, interpretativi? Come motivare allo studio? Con quali strategie valorizzare le occasioni di apprendimento in contesti collettivi? Come e perché condurre attività di esplorazione, improvvisazione e composizione? Come gestire l’approccio con i vari sistemi di notazione?
Anna Maria Freschi e Roberto Neulichedl tratteggiano alcune risposte a questi interrogativi nel volume che qui segnaliamo e di cui alleghiamo l’indice e l’introduzione.
Gli Autori si rivolgono a insegnanti in formazione (in particolare nei nuovi trienni e bienni dei conservatori), insegnanti in servizio (scuole medie a indirizzo musicale, scuole di musica, licei musicali, corsi propedeutici e di base nei Conservatori ecc.) e formatori, offrendo adeguati strumenti per la lettura/analisi del proprio operato didattico, nonché spunti e modelli per la progettazione e sperimentazione di percorsi secondo rinnovate concezioni e modalità d’insegnamento.
Al centro della progettazione ci sono lo strumento come compagno di viaggio nei territori del musicale e l’opera musicale intesa quale oggetto da interrogare, interpretare (ed eventualmente rielaborare creativamente), connettendo fin dall’approccio iniziale il piano analitico con quello tecnico ed espressivo.
Completa il volume un’ampia bibliografia ragionata che, ripercorrendo i temi trattati nei vari capitoli, costituisce per l’insegnante un ulteriore strumento di approfondimento, di studio e di supporto alla propria autonomia progettuale.
Nelle conclusioni gli Autori scrivono: «Al termine di questo lavoro ? in cui si è tentato di descrivere a parole (e con qualche immagine) ciò che desidereremmo in realtà vedere sciogliersi nella concreta esperienza sonora ? non possiamo che interrogarci su quanto siamo riusciti a trasmettere. Le cose che si vorrebbero scrivere sono sempre più delle pagine disponibili e, pur tuttavia, il suono continuerebbe comunque a mancarci…
Abbiamo ritenuto di chiudere questo testo con la parte dedicata alla progettazione perché è in essa che può trovare una concreta sintesi il complesso apparato metodologico che si è cercato di offrire. Non ci rimane che sperare che il docente in servizio e quello in formazione possano guardare a questo volume come a un “manuale dello sherpa” che consenta di progettare con i propri allievi di strumento innumerevoli (ma approfonditi) viaggi nei territori del musicale. Lo strumento musicale come bussola, dunque, in geografie di un sapere che è (fortunatamente) sempre più necessariamente anche un saper fare e un saper essere: individuale e collettivo».
Gli Autori si rivolgono a insegnanti in formazione (in particolare nei nuovi trienni e bienni dei conservatori), insegnanti in servizio (scuole medie a indirizzo musicale, scuole di musica, licei musicali, corsi propedeutici e di base nei Conservatori ecc.) e formatori, offrendo adeguati strumenti per la lettura/analisi del proprio operato didattico, nonché spunti e modelli per la progettazione e sperimentazione di percorsi secondo rinnovate concezioni e modalità d’insegnamento.
Al centro della progettazione ci sono lo strumento come compagno di viaggio nei territori del musicale e l’opera musicale intesa quale oggetto da interrogare, interpretare (ed eventualmente rielaborare creativamente), connettendo fin dall’approccio iniziale il piano analitico con quello tecnico ed espressivo.
Completa il volume un’ampia bibliografia ragionata che, ripercorrendo i temi trattati nei vari capitoli, costituisce per l’insegnante un ulteriore strumento di approfondimento, di studio e di supporto alla propria autonomia progettuale.
Nelle conclusioni gli Autori scrivono: «Al termine di questo lavoro ? in cui si è tentato di descrivere a parole (e con qualche immagine) ciò che desidereremmo in realtà vedere sciogliersi nella concreta esperienza sonora ? non possiamo che interrogarci su quanto siamo riusciti a trasmettere. Le cose che si vorrebbero scrivere sono sempre più delle pagine disponibili e, pur tuttavia, il suono continuerebbe comunque a mancarci…
Abbiamo ritenuto di chiudere questo testo con la parte dedicata alla progettazione perché è in essa che può trovare una concreta sintesi il complesso apparato metodologico che si è cercato di offrire. Non ci rimane che sperare che il docente in servizio e quello in formazione possano guardare a questo volume come a un “manuale dello sherpa” che consenta di progettare con i propri allievi di strumento innumerevoli (ma approfonditi) viaggi nei territori del musicale. Lo strumento musicale come bussola, dunque, in geografie di un sapere che è (fortunatamente) sempre più necessariamente anche un saper fare e un saper essere: individuale e collettivo».