Dalla ricerca teorica alla pratica didattica
Che il suono “b” porti nel significato delle parole che lo contengono qualcosa di ‘bello’ o ‘buono’ può non trovarci tutti d’accordo ma che per esempio il suono “brrr” rappresenti agli ‘orecchi’ di tutti l’esperienza del rabbrividire è un fatto condiviso: si tratta del gioco che si crea tra significato e significante, tra ciò che la parola ci dice e la sostanza con cui ce lo dice (suono). Il dibattito vede contrapporsi chi, secondo la prospettiva aristotelica, sostiene che il rapporto di nomenclatura tra una vox e una res, tra una parola e la cosa che significa, sia dettato da un codice in modo arbitrario (De Saussure e lo strutturalismo), e chi invece, sulla scia del pensiero platonico, afferma la possibilità di coincidenza sostanziale e formale tra res e vox (Jakobson ed il funzionalismo). I suoni dell’alfabeto, dunque, non sono solo codici arbitrari ma potrebbero avere un valore significante legato alla loro composizione fonica.
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