Riceviamo e pubblichiamo la lettera del collega Pier Carlo Bechis in merito alle ultime decisioni del Ministro Profumo e del Governo
In questi giorni, nel patto di stabilità promulgato dal governo Monti e sollecitato nelle parti riguardanti la scuola dal Ministro Profumo, compaiono capitoli relativi all’ innalzamento delle attuali 18 ore di insegnamento frontale settimanali nelle scuole secondarie a 24 ore settimanali, già dal primo settembre 2013.
L’opinione pubblica non insegnante, leggendo o ascoltando quanto sopra scritto, potrebbe facilmente schierarsi a favore dei propositori, in quanto è convinta erroneamente da decenni che noi insegnanti abbiamo quasi 3 mesi di ferie più Natale, Pasqua, ponti e quant’altro, 18 ore secche alla settimana di lavoro, siamo dei privilegiati e spesso siamo dei laureati falliti che, non sapendo bene cosa fare nella vita, ci siamo dedicati all’insegnamento per trovare un posto di lavoro.
Credo sia ora di fare chiarezza e fornire all’opinione pubblica non insegnante criteri per orientarsi.
La programmazione e preparazione disciplinare quotidiana, la correzione dei compiti scritti, l’aggiornamento e formazione costante, l’incontro individuale con i genitori, i ricevimenti e assemblee generali con i genitori e altri operatori del sociale, la compilazione di percorsi personalizzati e la programmazione specifica per gli alunni DSA (allievi con certificati disturbi specifici d’apprendimento, ormai una costante presenza in ogni classe), alunni diversamente abili, alunni stranieri, le programmazioni dei percorsi personalizzati per tutti gli altri ragazzi, i progetti scolastici di ogni tipo e genere, le uscite didattiche, i viaggi d’istruzione (24 ore su 24 responsabili dei ragazzi assegnati), gli esami e scrutini (quanti sanno che in giugno nelle scuole medie e fino a metà luglio nelle scuole superiori molti di noi stanno dalle 8 della mattina alle 8 di sera?), le relazioni scritte iniziali, in itinere e finali, tutte le compilazioni burocratiche, le stesure dei verbali ecc. ecc. SONO ORE SETTIMANALI DI LAVORO. Le uniche ore contrattualizzate extra insegnamento sono i consigli di classe e i collegi docenti (per un totale annuo massimo di 40 più 40 ore). Tutte le altre ore, invece, non sono mai state quantificate in quanto il legislatore ha inventato furbescamente la formula “funzione docente” entro la quale entrano tutte le specifiche (a parte le uscite didattiche e i viaggi d’istruzione a carattere volontario da parte del docente) su riportate senza però una quantificazione del carico orario effettivo, mettendo, in questo modo, tutti zitti.
Come si evince, siamo ben lontani dalle 18 ore settimanali conosciute dall’opinione pubblica e molto più vicini alle 40 ore settimanali (forfettarie, mediate, difficilmente quantificabili e assegnabili settimanalmente, spesso svolte anche in giorni festivi) svolte effettivamente da chi la scuola la vive come insegnante. Le uniche vere differenze rispetto ad un qualsiasi altro dipendente pubblico è che tutte queste ore non vengono fatte interamente sul posto di lavoro (scuola nel nostro caso) e che non sono state contrattualizzate neppure forfettariamente, differenziandoci così economicamente al ribasso da qualsiasi altro dipendente pubblico laureato che svolga mansione dove sia necessaria la laurea (vedi categorie dirigenziali), portando il nostro stipendio (1200-1700 euro) ad essere tra i più bassi d’Europa insieme a Portogallo e Grecia. Che volete per 18 ore??? Sono fin troppi per 18 ore!!!!! Il problema è che non sono 18 ore ma 30-40-50 ore settimanali di lavoro, a volte di più a volte di meno, ma siamo stanchi di essere considerati lavativi e privilegiati dall’opinione pubblica e da un Ministro che, non conoscendo la realtà della scuola italiana, propone l’aumento di un terzo delle ore di insegnamento (da 18 a 24) che comporterebbe l’aumento di un terzo delle ore aggiuntive funzionali a quelle 18 (ipotizzando, per esempio la media di 40 ore settimanali sopra espresse, a 52 ore !!!!), senza adeguamenti economici.
Possono, chiaramente, esistere cattivi insegnanti, come in qualsiasi altra categoria del pubblico impiego, ma, almeno nella realtà che conosco (provincia di Modena e provincia di Bologna), la maggior parte degli insegnanti sono seri e motivati professionisti. Questo per chiarezza verso l’opinione pubblica. Se poi il problema è fare svolgere tutte queste ore a scuola timbrando anche un cartellino all’entrata e all’uscita nessun problema: basta avere, come in Danimarca e nei paesi europei più evoluti, a disposizione un nostro studio personale dove potere lavorare e ricevere, con computer collegato a Internet e stampante, una mensa per i prof. e l’adeguamento europeo dello stipendio a 3000 euro netti mensili.
Io ci sto a cambiare le cose, ma voglio che si sappia bene cosa, come, quando, quanto e perché.
Pier Carlo Bechis
Docente scuola secondaria di primo grado di Castenaso- Bologna