Il Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica è stato confermato per un nuovo triennio
Il Decreto Ministeriale del 12 dicembre 2012 ha autorizzato il Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica a continuare a svolgere le sue funzioni per un triennio dalla data del provvedimento. Col DM n. 156 del 7 marzo 2013 il Ministro Profumo ha apportato modifiche alla composizione del Comitato precisandone anche le finalità.
Come si può leggere compiutamente nel testo del DM 156 (vedi allegato in pdf), il Comitato ha «compiti di supporto, consulenza e proposta nei confronti dell’Amministrazione centrale impegnata nella definizione dei requisiti professionali, logistici e strutturali necessari per la realizzazione di percorsi formativi incentrati sullo sviluppo delle competenze musicali degli alunni, anche in riferimento alla pratica vocale e strumentale».
Con il DM 156 si precisa che «il Comitato dovrà essere obbligatoriamente chiamato ad esprimere pareri su tutte le questioni inerenti il tema dell’apprendimento pratico della musica, nonché sulla validità delle iniziative proposte dall’Amministrazione e all’Amministrazione da soggetti esterni».
E’ da ritenere che tale indicazione riguardi progetti e iniziative che Associazioni ed Enti vari presenteranno al Ministero con valenza nazionale, perché se tale indicazione dovesse riguardare iniziative locali (o anche regionali) sulle quali occorre obbligatoriamente il parere del Comitato c’è da presupporre che non solo il Comitato si troverebbe ad esprimere pareri su una miriade di iniziative, ma che gli stessi Uffici Scolastici Regionali si troverebbero nell’impossibilità di gestire in tempi utili le proposte e i progetti che le scuole e le reti presenteranno annualmente. In realtà, la Nota prot. n. 764 del 28 marzo 2013 (vedi allegato pdf) indirizzata dal Capo Dipartimento per l’Istruzione. dott.ssa Lucrezia Stellacci ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali e ai Direttori Generali dell’Amministrazione Centrale sembrerebbe valorizzare questa seconda ipotesi.
Che dire?
Ci auguriamo che a fronte del rinnovo del Comitato (di fatto si tratta di una riconferma dei componenti del precedente) questo organismo operi collegialmente per individuare le soluzioni più adeguate a far sì che in tutte le scuole e per tutti gli alunni venga garantita una completa educazione musicale in orario curricolare. Questo implica non solo la presenza e l’utilizzazione di docenti qualificati nella scuola dell’infanzia e primaria, ma anche l’ampliamento e la stabilizzazione dei corsi a indirizzo musicale nelle scuole secondarie, nonché l’inserimento dello studio e della pratica musicale nelle scuole superiori e una maggiore implementazione dei licei musicali.
Soluzioni estemporanee, rivolte a una ristretta cerchia di scuole e di alunni, nonché progetti limitati nel tempo o in ristretti territori crediamo non soddisfino quei criteri e quei principi che il Comitato stesso ha espresso in particolare del documento “Fare musica tutti” del marzo 2009. Se da un lato le iniziative promosse in ambito extracurricolare possono ampliare l’offerta formativa delle scuole, dall’altro rischiano di costituire un alibi per non realizzare quelle “Indicazioni” curricolari che collocano la Musica tra le esperienze essenziali per la formazione dei cittadini.
Ci auguriamo infine che il recente protocollo di intesa tra il Miur e il Forum per l’educazione musicale (>>> leggi qui), che prevede la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto Comitato-Forum, favorisca la valorizzazione di quel “terzo settore” troppo spesso utilizzato solo in funzione di “supplenza” a carenze strutturali della scuola pubblica.
Indirizzi, principi, criteri, riflessioni e auspici sono stati espressi e ribaditi innumerevoli volte in questi ultimi anni: un po’ di memoria storica non guasterebbe a chi ultimamente si erge a paladino della musica per tutti, quasi che finora ci sia stata una assenza di elaborazione, di riflessione, di sollecitazione in tal senso. Non è più il tempo di filosofeggiare: si tratta ora di fare scelte politiche e amministrative che garantiscano concretamente a tutti di poter usufruire di quel “diritto alla musica” riconosciuto a parole.
E’ questa la sfida che il Parlamento e il futuro Governo devono affrontare.
Il Comitato scientifico del CSMDB
Come si può leggere compiutamente nel testo del DM 156 (vedi allegato in pdf), il Comitato ha «compiti di supporto, consulenza e proposta nei confronti dell’Amministrazione centrale impegnata nella definizione dei requisiti professionali, logistici e strutturali necessari per la realizzazione di percorsi formativi incentrati sullo sviluppo delle competenze musicali degli alunni, anche in riferimento alla pratica vocale e strumentale».
Con il DM 156 si precisa che «il Comitato dovrà essere obbligatoriamente chiamato ad esprimere pareri su tutte le questioni inerenti il tema dell’apprendimento pratico della musica, nonché sulla validità delle iniziative proposte dall’Amministrazione e all’Amministrazione da soggetti esterni».
E’ da ritenere che tale indicazione riguardi progetti e iniziative che Associazioni ed Enti vari presenteranno al Ministero con valenza nazionale, perché se tale indicazione dovesse riguardare iniziative locali (o anche regionali) sulle quali occorre obbligatoriamente il parere del Comitato c’è da presupporre che non solo il Comitato si troverebbe ad esprimere pareri su una miriade di iniziative, ma che gli stessi Uffici Scolastici Regionali si troverebbero nell’impossibilità di gestire in tempi utili le proposte e i progetti che le scuole e le reti presenteranno annualmente. In realtà, la Nota prot. n. 764 del 28 marzo 2013 (vedi allegato pdf) indirizzata dal Capo Dipartimento per l’Istruzione. dott.ssa Lucrezia Stellacci ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali e ai Direttori Generali dell’Amministrazione Centrale sembrerebbe valorizzare questa seconda ipotesi.
Che dire?
Ci auguriamo che a fronte del rinnovo del Comitato (di fatto si tratta di una riconferma dei componenti del precedente) questo organismo operi collegialmente per individuare le soluzioni più adeguate a far sì che in tutte le scuole e per tutti gli alunni venga garantita una completa educazione musicale in orario curricolare. Questo implica non solo la presenza e l’utilizzazione di docenti qualificati nella scuola dell’infanzia e primaria, ma anche l’ampliamento e la stabilizzazione dei corsi a indirizzo musicale nelle scuole secondarie, nonché l’inserimento dello studio e della pratica musicale nelle scuole superiori e una maggiore implementazione dei licei musicali.
Soluzioni estemporanee, rivolte a una ristretta cerchia di scuole e di alunni, nonché progetti limitati nel tempo o in ristretti territori crediamo non soddisfino quei criteri e quei principi che il Comitato stesso ha espresso in particolare del documento “Fare musica tutti” del marzo 2009. Se da un lato le iniziative promosse in ambito extracurricolare possono ampliare l’offerta formativa delle scuole, dall’altro rischiano di costituire un alibi per non realizzare quelle “Indicazioni” curricolari che collocano la Musica tra le esperienze essenziali per la formazione dei cittadini.
Ci auguriamo infine che il recente protocollo di intesa tra il Miur e il Forum per l’educazione musicale (>>> leggi qui), che prevede la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto Comitato-Forum, favorisca la valorizzazione di quel “terzo settore” troppo spesso utilizzato solo in funzione di “supplenza” a carenze strutturali della scuola pubblica.
Indirizzi, principi, criteri, riflessioni e auspici sono stati espressi e ribaditi innumerevoli volte in questi ultimi anni: un po’ di memoria storica non guasterebbe a chi ultimamente si erge a paladino della musica per tutti, quasi che finora ci sia stata una assenza di elaborazione, di riflessione, di sollecitazione in tal senso. Non è più il tempo di filosofeggiare: si tratta ora di fare scelte politiche e amministrative che garantiscano concretamente a tutti di poter usufruire di quel “diritto alla musica” riconosciuto a parole.
E’ questa la sfida che il Parlamento e il futuro Governo devono affrontare.
Il Comitato scientifico del CSMDB