Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Il suono segreto. Incontri tra ragazzi, musica e computer

Relazione tenuta al II seminario di Musicheria

MA È MUSICA QUESTA?

Uno dei temi su cui mi ritrovo costantemente a riflettere in riferimento alle esperienze che propongo a scuola con i miei alunni e alunne è quello che riguarda il concetto di musica.
La domanda Ma è musica questa? è una domanda che pongo spesso ai ragazzi: la ritengo una riflessione importante per capire il senso delle esperienze che facciamo insieme, il senso mio e loro.
Parto dall’assunto che ognuno dei ragazzi e delle ragazze che incontro a scuola ogni giorno arriva lì già con una sua opinione su che cosa sia la musica abbastanza ben consolidata, opinione formatasi in vari ambiti, dalla musica ascoltata in famiglia a quella che incontrano ogni giorno guardando la televisione, navigando in rete, nei videogiochi e quant’altro.
Il successo che una certa esperienza può ottenere in classe o a casa con i ragazzi non vuole ancora dire che quell’esperienza sia riconosciuta come un’ esperienza musicale.
Può per esempio essere vissuta come un passatempo, come un divertimento, o come un gioco, dimensione che condivide con la musica alcuni tratti importanti: il coinvolgimento sensomotorio, la conoscenza e l’uso di un corpus di regole, il piacere che si prova nel parteciparvi.
Ma perché l’esperienza sia vissuta come “musica” occorre anche che sia presente un aspetto simbolico, che offra la possibilità di inserire quell’esperienza all’interno del propri confini cultural-musicali.
In altre parole, una musica deve essere riconosciuta come tale innanzitutto da chi la fa, nel nostro caso ragazzi e ragazze.
Che l’esperienza o l’oggetto ‘sonoro’ che costruiamo non sia riconosciuto anche come ‘musicale’ o che lo sia solo da parte dell’insegnante è un rischio da non sottovalutare.
D’altra parte, penso che uno degli obiettivi della musica a scuola sia proprio quello di allargare i confini, proponendo esperienze che permettano a ragazzi e ragazze di riconoscere ad alcuni ‘oggetti sonori inconsueti’ il diritto di cittadinanza all’interno del proprio territorio ‘musicale’.
In questa direzione penso che il lavoro di invenzione con le tecnologie digitali sia molto di aiuto, innanzitutto come esperienza che punti a proporre casi esemplari da discutere, su cui confrontare le opinioni, i vissuti, le identità.

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