Relazione tenuta al Seminario Internazionale sull’Educazione interculturale di Senigallia
Il 5 settembre 2014 ho tenuto un laboratorio musicale per docenti, a Senigallia, nell’ambito dell’ottava edizione del Seminario Internazionale sull’Educazione interculturale. Da due anni, infatti, tale convegno è parte di un importante progetto europeo.
Questo è stato per me il terzo anno consecutivo di partecipazione a tale evento, ogni volta con un programma diverso. Tutti i percorsi didattici possibili, da me proposti a Senigallia come in tante altre occasioni, ad esempio con le Biblioteche di Roma, o con la Ludus Tonalis Accademia, o in vari workshop di formazione per docenti o sulla musica arabo-islamica e mediterranea, sono stati fedelmente riportati nei miei ultimi due libri (La musica e l’intercultura: percorsi possibili e La musica e l’intercultura: progettualità), affinchè possano essere un utile mezzo di riflessione e servano come suggerimenti pratici validi per docenti dalla scuola dell’infanzia in su, per educatori ed operatori sociali.
Quella che vi presento qui (vedi file pdf allegato) è la relazione sulla prima parte del laboratorio svoltosi quest’anno a Senigallia. Dopo esserci occupati di musiche sacre, l’incontro è proseguito con un confronto tra musiche popolari di varie tradizioni mediterranee, per scoprire eventuali elementi comuni, intrecci e contaminazioni. L’ultima parte del laboratorio, poi, è stata prettamente pratica, tutti allegramente in cerchio con varie tipologie di tamburi in mano, per “giocare” insieme su alcuni ritmi che avevamo ascoltato nei brani, ragionando e sperimentando insieme sulle opportune metodologie per facilitare l’inclusione dei bambini/ragazzi nel gruppo e nelle attività proposte.
Per questa parte e per tante altre attività possibili, non solo con il ritmo ma anche con il canto, le danze, le fiabe, rimando ai miei libri utili per l’argomento.
Negli ultimi due anni, in particolare, sto concentrando l’attenzione su una progettualità che ruota intorno all’Educazione allo sviluppo e alla cittadinanza globale attiva, come suggerito dal Parlamento Europeo nel 2012. La didattica musicale può giocare un ruolo molto importante e la vastità dei suoi collegamenti con le altre discipline, lo dimostra. Un concetto che ho evidenziato nell’ultimo mio libro, è che non si può più pensare all’intercultura in senso orizzontale ma bisogna anche operare in profondità, in una dimensione verticale che consenta, soprattutto ai giovani in formazione, di prendere coscienza e di rispettare i diversi livelli di espressioni artistiche e culturali che, ancor di più dal ‘900, caratterizzano le società occidentali.
I progetti e le attività da me proposte sono spunti su cui riflettere per elaborare sempre nuove soluzioni, a seconda dei casi e delle situazioni. Sono progetti per un’utenza molto vasta che può interessare i bambini fino agli adulti e gli anziani. La cittadinanza, infatti, non ha limiti di età e può essere consapevole e attiva sempre, anche grazie alle competenze acquisite e alle riflessioni, ai confronti e ai dialoghi continui, alla scoperta che certi modi di far musica, nei tempi e nei luoghi della storia, sono semplicemente manifestazioni umane e, come tali, possono raccontarci molto delle società da cui sono scaturite.
È la coscienza che va educata, prima di tutto, e la musica può fare molto in questo senso.
La relazione che segue, quindi, si muove in questo ambito. Ho proposto ad un gruppo vario di docenti, di cui solo una era insegnante di educazione musicale, un percorso da rifare in classe per scoprire, insieme con i propri alunni, le caratteristiche comuni tra le espressioni musicali delle tre religioni monoteiste del Mare Nostrum e, laddove si manifestano delle differenze, contestualizzare e dare un perchè alle cose, imparando ad evitare il pre-giudizio.
Questo è stato per me il terzo anno consecutivo di partecipazione a tale evento, ogni volta con un programma diverso. Tutti i percorsi didattici possibili, da me proposti a Senigallia come in tante altre occasioni, ad esempio con le Biblioteche di Roma, o con la Ludus Tonalis Accademia, o in vari workshop di formazione per docenti o sulla musica arabo-islamica e mediterranea, sono stati fedelmente riportati nei miei ultimi due libri (La musica e l’intercultura: percorsi possibili e La musica e l’intercultura: progettualità), affinchè possano essere un utile mezzo di riflessione e servano come suggerimenti pratici validi per docenti dalla scuola dell’infanzia in su, per educatori ed operatori sociali.
Quella che vi presento qui (vedi file pdf allegato) è la relazione sulla prima parte del laboratorio svoltosi quest’anno a Senigallia. Dopo esserci occupati di musiche sacre, l’incontro è proseguito con un confronto tra musiche popolari di varie tradizioni mediterranee, per scoprire eventuali elementi comuni, intrecci e contaminazioni. L’ultima parte del laboratorio, poi, è stata prettamente pratica, tutti allegramente in cerchio con varie tipologie di tamburi in mano, per “giocare” insieme su alcuni ritmi che avevamo ascoltato nei brani, ragionando e sperimentando insieme sulle opportune metodologie per facilitare l’inclusione dei bambini/ragazzi nel gruppo e nelle attività proposte.
Per questa parte e per tante altre attività possibili, non solo con il ritmo ma anche con il canto, le danze, le fiabe, rimando ai miei libri utili per l’argomento.
Negli ultimi due anni, in particolare, sto concentrando l’attenzione su una progettualità che ruota intorno all’Educazione allo sviluppo e alla cittadinanza globale attiva, come suggerito dal Parlamento Europeo nel 2012. La didattica musicale può giocare un ruolo molto importante e la vastità dei suoi collegamenti con le altre discipline, lo dimostra. Un concetto che ho evidenziato nell’ultimo mio libro, è che non si può più pensare all’intercultura in senso orizzontale ma bisogna anche operare in profondità, in una dimensione verticale che consenta, soprattutto ai giovani in formazione, di prendere coscienza e di rispettare i diversi livelli di espressioni artistiche e culturali che, ancor di più dal ‘900, caratterizzano le società occidentali.
I progetti e le attività da me proposte sono spunti su cui riflettere per elaborare sempre nuove soluzioni, a seconda dei casi e delle situazioni. Sono progetti per un’utenza molto vasta che può interessare i bambini fino agli adulti e gli anziani. La cittadinanza, infatti, non ha limiti di età e può essere consapevole e attiva sempre, anche grazie alle competenze acquisite e alle riflessioni, ai confronti e ai dialoghi continui, alla scoperta che certi modi di far musica, nei tempi e nei luoghi della storia, sono semplicemente manifestazioni umane e, come tali, possono raccontarci molto delle società da cui sono scaturite.
È la coscienza che va educata, prima di tutto, e la musica può fare molto in questo senso.
La relazione che segue, quindi, si muove in questo ambito. Ho proposto ad un gruppo vario di docenti, di cui solo una era insegnante di educazione musicale, un percorso da rifare in classe per scoprire, insieme con i propri alunni, le caratteristiche comuni tra le espressioni musicali delle tre religioni monoteiste del Mare Nostrum e, laddove si manifestano delle differenze, contestualizzare e dare un perchè alle cose, imparando ad evitare il pre-giudizio.