Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Didattica del canto per lettura tra Medioevo e sec. XVIII

Lucio Ivaldi

Spunti per una riflessione metodologica

Molti aspetti legati alla vocalità antica non sono ancora stati studiati adeguatamente. Come dice Bruno Baudissone, «Il recupero della musica antica e della sua prassi è incominciato con gli strumenti, mentre al problema della vocalità ci si è avvicinati molto più tardi. Non dimentichiamo che, mentre ai tempi in cui la musica antica era moderna gli strumenti erano tributari della voce, oggi avviene esattamente il contrario: la voce segue la prassi strumentale e il fatto si riflette anche nell’esecuzione della musica antica. È comunque mancata, in tutti questi anni, una seria ricerca sulla vocalità per un equivoco: si è creduto, infatti, che fosse sufficiente allontanarsi dalla prassi romantica e verista per fare vocalità antica» (Baudissone, La vocalità antica, in Orfeo, mensile di musica antica e barocca, Firenze 1996).
La didattica musicale medievale risponde all’esigenza di formare dei buoni cantori per missa e officium liturgico. La complessità del patrimonio melodico a disposizione del cantor, intorno all’anno mille, si aggirava su diverse migliaia di melodie, con varianti locali anche considerevoli.

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