Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

In ricordo di Peter Maxwell Davies

Francesco Stumpo

Intervista realizzata nell’ottobre 2005

Il 14 marzo è mancato Sir Peter Maxwell Davies (1934-2016), uno dei più grandi compositori del nostro tempo, uno di quelli che si è sempre seriamente posto il problema dell’educazione alla musica e con la musica dei giovani e di tutti. Ne sono profondamente toccato. Ho avuto la fortuna di conoscerlo per una settimana nell’ottobre del 2005 nel borgo medievale calabrese di Santa Severina, dove teneva un corso con l’orchestra giovanile europea per conto della Fondazione Cemat. Era una persona di estrema gentilezza, ironia e disponibilità; accettò che gli facessi l’intervista che qui propongo. Gli feci tale richiesta prima delle prove. Era la prima volta che lo incontravo e, li per li, non sembrava aver dato importanza alla cosa. Alla fine delle prove mi disse: “Ecco, sono pronto per quell’intervista”. Ci sedemmo fuori al tavolo di un bar e la registrai. R.I.P. Grande Maestro.

Francesco Stumpo: Opere, balletti, sinfonie, Maestro Mawell-Davies, la sua produzione è talmente varia che non saprei da dove incominciare a chiederle. Ma visto il mio interesse specifico per l’insegnamento mi viene di chiederle proprio dei suoi rapporti con questa attività, in particolare quella svolta alla Cirencester Grammar School, dove è stato prima insegnante e poi direttore.

Peter Maxwewll Davies: Ho cominciato ad insegnare da giovanissimo e con una buona motivazione: avere un po’ di soldi (sorride). Man mano che insegnavo però mi rendevo conto che era qualcosa che mi interessava. Alla Cirencester Grammar School facevo lezione due volte a settimana e dopo un anno i miei studenti erano tutti in grado di leggere la musica; alla fine del triennio potevano cantare perfettamente a prima vista dei mottetti di Palestrina. Ho l’impressione che, con i bambini, se tu non dici che una cosa è difficile, loro la fanno senza alcuna difficoltà.

F.S.: Dipende quindi dal modo in cui viene presentata la musica?

P.M.D.: Si, certo. L’altra cosa per me molto interessante, è stata scrivere musica per quella scuola, era musica ad uso della classe, i bambini stessi l’hanno voluta . Ho fondato un’ orchestra e in classe facevamo anche improvvisazioni con la voce, con strumenti, con percussioni e dopo quasi tutti hanno composto qualcosa o in gruppo o individualmente.

F.S.: Questo è davvero interessante, quindi li ha spinti verso la composizione?

P.M.D.: Certo, perché non si può immaginare una classe di arte senza pittura, con la musica, secondo me, deve essere la stessa cosa. Mi interessa molto che quando si è a scuola, anche dopo o adesso, molti giovani scrivano composizioni, anche di musica pop. C’è bisogno e necessità nella vita di esprimersi con la musica e credo che nella scuola esistano le possibilità di fondare un’orchestra, di insegnare uno strumento per avere un’occasione di improvvisazione e di formazione. Poi un’altra cosa che ho visto è che quando si fa musica in una scuola c’è una sorta di illuminazione anche per tutti gli altri tipi di studio della scuola, la musica veramente aiuta, c’è una relazione tra matematica e musica e c’è in ogni bambina o bambino uno spirito creativo, una fiamma che li distingue.

F.S.: Com’è adesso la situazione in Inghilterra, so che c’è un gran fermento soprattutto per quanto riguarda la musica del Novecento…

P.M.D.: Al centro c’è sempre il suono, la scrittura viene dopo.

F.S.: Nella sua opera per giovani “The turn of the tide” lei ha Lei inserito nei gruppi musicali anche studenti con problemi di apprendimento. Come è stata questa esperienza?

P.M.D.: Sono stati inseriti nell’orchestra e nel coro ed hanno suonato quest’opera cinquanta, sessanta volte in Scozia, Galles, Irlanda. Loro hanno fanno la musica che potevano fare, hanno anche composto. Gli orchestrali sono andati nelle scuole ad aiutare gli insegnanti di musica. Hanno proposto i miei temi che i bambini disabili hanno sviluppato in modi differenti, con la voce, con la danza, con le percussioni. Per me è stato un miracolo. Questo brano mi ha dato la possibilità di osservare le cose assolutamente differenti che facevano. Per esempio, tre anni fa cinquecento bambini hanno suonato con una grande orchestra ed ognuno si esprimeva a suo modo: è questa la speranza del futuro.

F.S.: Maestro che ricordi ha del periodo in cui ha studiato a Roma con Goffredo Petrassi? frequentava anche Boris Porena?

P.M.D.: E’ stato un periodo molto costruttivo. Con Boris Porena eravamo amici, almeno una volta alla settimana si usciva con lui ed altri compositori. Facevamo molte discussioni ed analisi sulle nuove opere di Stockhausen, ad esempio. C’era tutto il gruppo di Petrassi. C’era la possibilità di andare ad assistere a concerti con musiche di Nono, di Maderna e di altri compositori italiani. C’era anche la Società Filarmonica dove si eseguiva la nuova musica, ricordo, per esempio, la musica di Werner-Henze. Ricordo anche all’ambasciata tedesca c’è stato Stockhausen con un gruppo di strumentisti di Colonia. Insomma c’era una situazione veramente vivace.

F.S.: Lei adesso vive alle Isole Orcadi, dove viene molto ispirato dalla natura, si sente una certa spiritualità.

P.M.D.: Si, anche se non sono cattolico, ritengo che ogni cosa sia ispirata dal bisogno di una certa ritualità e si riempie di simbolismi.

F.S.: Un’altra delle caratteristiche della sua musica sono le influenze medievali e rinascimentali….

P.M.D.: A Manchester ho avuto un insegnante molto tradizionalista. Diceva a tutti gli allievi che la musica del Novecento, così come quella antica erano “pericolose” e bisognava evitarle. Io invece mi sono concentrato proprio sulla musica che a lui non piaceva (ride).

F.S.: Quali sono le sue altre influenze musicali?

P.M.D.: Ho studiato molto, ad esempio, Haydn e Mozart. Lo sviluppo della musica tonale di questo periodo è assolutamente superbo. Nella musica di quest’epoca si sente la costruzione architettonica, soprattutto dell’architettura di Bernini, dei suoi disegni così geometrici ed inclusivi. Le costruzioni musicali di questi compositori tengono conto sempre delle relazioni tra le parti, sono come cattedrali, dei veri edifici nel suono. E’ la possibilità di questi ampi disegni che si svilupperà soprattutto nella musica dell’Ottocento e oltre.

>>> The
official website for Sir Peter Maxwell Davies (1934-2016)

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