Intervista a François Delalande
Con questa intervista a François Delalande presentiamo un nuovo materiale prezioso e stimolante, che è stato recentemente tradotto in italiano e quindi messo a disposizione del lettori interessati anche nel nostro paese da parte dell’INA e del GRM francesi nel sito dedicato intitolato Creamus. Ressources pédagogiques du GRM. Création musicale à l’école et au delà.
Si tratta di un ciclo di conferenze tenute in Cile dal noto studioso francese, cinque incontri tematici, ricchi di esempi audio e video, di cui molti registrati nel corso della ricerca Nido Sonoro, realizzata dal Centro Studi musicali e sociali Maurizio Di Benedetto (ricordiamo che la ricerca è presentata in Italia nel libro La nascita della musica. Esplorazioni sonore nella prima infanzia (FrancoAngeli, 2009) e da tre anni tradotta anche in francese nel testo Naissance de la musique, ed. PUR-INA, entrambi a cura di Delalande)
Ecco lo schema che il lettore si trova davanti attivando il link http://creamus.inagrm.com/it/co/Conferenze_Premessa.html.
1- NASCITA DELLA MUSICA: L’ESPLORAZIONE
Che cos’è la musica ?
Perché l’esplorazione?
Compositori e giovani bambini: un incontro storico.
2- PRIMO PIANO SULLE ESPLORAZIONI SONORE AL NIDO
Analisi delle esplorazioni individuali di 55 bambini.
Studio longitudinale e altri dispositivi.
Discussione: formare gli insegnanti all’osservazione.
3- DOPO L’ESPLORAZIONE: IL SIMBOLISMO, IL GESTO
Stimolare senza imporre: il ruolo dei dispositivi.
Dalla sensomotricità al simbolismo.
Sensomotorio e simbolico nel gioco strumentale.
4- DALL’ESPLORAZIONE ALL’INVENZIONE E COMPOSIZIONE
Scegliere una singolarità sonora.
L’idea musicale nella composizione.
Le idee musicali nell’improvvisazione e l’interpretazione.
La conquista della forma.
Composizione collettiva a scuola.
Composizione con il computer.
5- ARRICCHIRE L’ASCOLTO
Esplorare è già ascoltare.
Ascoltare una registrazione e rispondere con un’improvvisazione sonora.
Ascoltare una registrazione e rispondere con il gesto e la danza.
Discussione: intorno al gesto e all’espressione.
Proprio a partire dalla lettura delle sintesi, dalla visione e dall’ascolto dei materiali presentati in questo ciclo di conferenze, hanno preso forma alcune domande che abbiamo rilanciato a François Delalande che ringraziamo per la collaborazione.
Musicheria: In questo percorso troviamo alcuni temi noti della tua proposta pedagogico-musicale: l’interesse verso l’esplorazione nella prima infanzia, la promozione delle potenzialità educativo-didattiche della composizione elettroacustica, l’attenzione allo sviluppo dei processi d’invenzione musicale, in particolare nell’osservazione del lavoro di Monique Frapat. Ci sembra un sunto interessante che ricollega diversi momenti di ricerca e riflessione della tua ricerca la cui novità principale sta proprio in questa idea unificante, quasi a creare un curricolo ideale per un‘educazione dell’invenzione musicale. Era anche questo il tuo intento?
François Delalande: È esatto dire che il piano generale di queste conferenze va dall’esplorazione sonora della prima infanzia alla composizione con il computer, vale a dire da poco dopo la nascita fino all’adolescenza. Infatti, si può arricchire progressivamente, in perfetta continuità, l’invenzione musicale dalla prima infanzia fino all’adolescenza e l’età adulta. Sono stato colpito, all’inizio della mia carriera al GRM, dalla somiglianza tra l’atteggiamento concreto dei compositori in studio, che si sostiene molto sull’esplorazione, e quella dei bambini piccoli. Ho visto non solo una conseguenza pedagogica evidente, ma una base di riflessione sui processi di invenzione in generale, ed è questa ricerca fondamentale che mi ha condotto verso i nidi. Durante quegli anni, il computer arrivava nelle scuole, non restava che unire questi due dati per immaginare il curriculum ideale.
M.: Oltre alle tematiche nel tuo lavoro ritornano periodicamente anche i luoghi, le geografie: oltre alla Francia, la Spagna, l’Italia, e questa volta il Cile. Puoi dirci qualcosa di come il tuo percorso di ricerca abbia incrociato queste esperienze nazionali e quali fili importanti pensi le tengano unite?
F.D.: La mia relazione con l’Italia è profonda e di lunga data. Il primo articolo che ho pubblicato su questi argomenti è stato tradotto quasi subito in italiano in una raccolta, Proposte di musica creativa nella scuola (a cura di Rossana Dalmonte e Maria Pia Jacoboni, Zanichelli, Bologna, 1978). Qualche anno dopo il programma di educazione musicale in Italia si è chiamato “Educazione al suono e alla musica”. La SIEM ha organizzato nel 1985 un convegno preparatorio intitolato: “Il bambino dal suono alla musica”. Avevo appena pubblicato L’enfant du sonore au musical (1982). Non potevamo essere più vicini. Credo che gli approcci italiani e francesi sull’educazione musicale si siano evoluti parallelamente, e uno degli ultimi episodi del mio contatto con l’Italia si è svolto a Lecco, con il Centro Studi musicale e sociale Maurizio Di Benedetto. Non è certamente l’ultimo.
La diffusione di queste mie idee in Spagna, è dovuta a una persona, Inmaculada Cardenas, che formava all’università i futuri formatori in educazione musicale, basandosi su La musique est un jeu d’enfant, ed il suo insegnamento ha avuto influenza soprattutto in Spagna del Nord. E’ stata lei che, con un’amica, ha tradotto in spagnolo Le condotte musicali (Las conductas musicales, Ed. univ. Cantabria, 2013).
Tuttavia, La musique est un jeu d’enfant è stato tradotto in spagnolo a Buenos Aires, ciò che è in primo luogo una manifestazione d’interesse da parte di alcuni educatori argentini, ma anche un modo per diffondere più ampiamente in America latina le idee che vi sono esposte.
Curiosamente, la mia rete di contatti in Cile passa attraverso l’Italia. Olivia Concha Molinari, che mi ha fatto invitare nel 2013 e 2014, ha vissuto e lavorato alcuni anni a Reggio Emilia e parla italiano, ascolta Radio Vaticana e ha ascoltato una serie di trasmissioni che ho fatto nel 2011 con Emanuele Pappalardo con il titolo “La composizione è un gioco da bambini”. Olivia che insegna ai futuri formatori all’università, ha messo in pratica tale affermazione ed è venuta con uno dei suoi studenti a mostrare alcuni lavori in un convegno organizzato l’anno seguente in Vaticano da Emanuele, con il CSMDB: “La creazione musicale dei bambini e degli adolescenti nell’era digitale”. È in seguito a questo incontro che mi ha già invitato due volte in Cile, dove tornerò nel mese di aprile 2017, così come in Argentina. Il Cile, che è stato a lungo isolato a causa della dittatura, è ora molto desideroso di aprirsi ad approcci didattici innovativi, in particolare verso la prima infanzia.
M.: Alla luce di quanto hai affermato, quali prospettive pensi oggi per il tuo progetto? Come e dove pensi di lavorare nei prossimi anni per far crescere ulteriormente questa che ormai sembra delinearsi come una scuola di pensiero (e di azione) con diverse ramificazioni, sia sul piano dei contenuti che dell’internazionalizzazione dell’esperienza?
F.D.: La preoccupazione di accostarsi alla musica senza il solfeggio, o prima del solfeggio, ma piuttosto attraverso la ricerca sonora e sviluppando l’immaginazione creatrice è certamente il punto comune che avvicina questi paesi.
C’è ancora molto da fare sul piano della ricerca. Bisogna approfondire certamente il legame tra la scuola e i conservatori, cioè il passaggio da una pedagogia del suono e dell’invenzione a una formazione strumentale o vocale. Il solfeggio è un dettaglio. Un primo punto centrale è il controllo del gesto e del suono, e dunque la relazione senso-motoria del musicista con il suo strumento, o del cantante con la sua voce. Nel caso dell’esplorazione strumentale nel nido, l’abbiamo osservata già bene a Lecco col progetto Nido Sonoro. L’esplorazione vocale è relativamente meglio conosciuta, ma il legame tra l’uso simbolico del suono da parte del bambino e l’espressione in musica è un secondo punto da approfondire. Questo è il motivo per cui si può parlare, piuttosto che di una pedagogia della creazione, di una pedagogia delle condotte musicali in generale, tra cui l’ascolto, che è oggetto della quinta conferenza presentata qui.
Sul piano della diffusione internazionale, Internet è un buon mezzo, ed è una fortuna che queste conferenze siano on-line in tre lingue. Ma il sito CREAMUS, (création musicale, creative music, creación musical, creazione musicale nella scuola e altrove) che permette di fare conoscere dei lavori pedagogici suscettibili di servire da esempio è un eccellente supporto di informazione e di formazione degli insegnanti. Lavoriamo, con Dominique Saint-Martin, per arricchirlo. Per ora è solo in francese, comprese le presentazioni di esperienze che vengono dall’Italia e Spagna. La cosa più urgente è sviluppare il sito in italiano, in spagnolo e poi in inglese. Come si vede, anche se la via è già largamente aperta, c’è ancora molto da fare…