L’amico e collega ci ha lasciati mercoledi 28 giugno
Giuseppe Grazioso ha insegnato per tanti anni Pedagogia musicale al conservatorio di Cuneo. Socio della SIEM, ha curato per i “Quaderni della Siem” il volume L’educazione musicale tra passato presente e futuro. Lo ricordiamo riportanto in allegato la Premessa da lui scritta per il volume.
La collega Piera Bagnus ha scritto per noi un ricordo:
Se n’é andato improvvisamente, nella sua casa in centro a Torino, il giorno dopo aver compiuto 76 anni. Era nato a Catania il 26 giugno 1941 e, nonostante risiedesse in Piemonte da moltissimi anni, portava nel cuore la nostalgia per i colori ed i sapori della sua terra, insieme all’orgoglio per quelle radici.
Già docente di educazione musicale presso la scuola media statale Manzoni di Torino, il primo dicembre 1986 divenne docente di Pedagogia musicale presso il Conservatorio di Cuneo, allora sezione staccata del Conservatorio Verdi di Torino, dove tutti lo ricordano come “un Signore d’altri tempi”.
L’amore per la musica e la pedagogia hanno accompagnato la sua vita, insieme alla dedizione che ha contraddistinto il suo essere Maestro appassionato ed autorevole. Dopo tanti anni di appassionato servizio, pur aggrottando la fronte in quanto affatto convinto di doversi ritirare dall’insegnamento, nel 2009 raggiunse il traguardo della pensione. Continuò ad occuparsi di Pedagogia musicale partecipando a convegni, scrivendo e collaborando con la sezione torinese della SIEM, ma approfittò del tempo che la nuova vita gli concedeva, per approfondire studi scientifici in ambito fisico e matematico, oltre che per tornare per brevi soggiorni nella sua amata Sicilia, dove ancora risiede la sorella Cecilia.
Negli ultimi anni qualche problema di salute, seppur superato, ne aveva intaccato il buonumore, ma non l’ironia; un infarto ce lo ha strappato all’improvviso, tra le braccia impotenti della moglie Graziella, che parla con ammirazione infinita del suo amato Puccio.
Ho conosciuto Giuseppe una quindicina di anni fa. Sin dai tempi in cui ne sono stata allieva presso la scuola di Didattica della musica del conservatorio di Cuneo, il nostro rapporto è stato segnato da una profonda stima professionale e da una reciproca simpatia, un feeling che con una forte dose di ironia superava la notevole differenza di età ed ha permesso la nascita di una particolare amicizia. lo chiamavo Maestro e lui Professoressa: faceva il baciamano, ma con un’occhiata complice ed un abbraccio sincero, ogni incontro si trasformava in una piacevole conversazione sempre ricca di riflessioni, consigli e battute intelligenti.
Non era una persona facile: un po’ criptica, ma molto orgogliosa, con la scorza apparentemente dura, ma capace di sentimenti forti e di grande generosità. Quando lasciò l’insegnamento mi regalò libri, riviste, cd ed appunti “perché ne facessi
buon uso”; e quando assunsi l’incarico che per tanti anni era stato il suo mi disse che ne era orgoglioso, ma che mi avrebbe tenuta d’occhio…
In effetti abbiamo continuato a vederci per parecchio tempo dopo il suo pensionamento, all’incirca ogni due mesi, dandoci appuntamento via sms per una “colazione di lavoro” – come sorridendo la chiamava lui – in uno degli storici e meravigliosi locali del centro di Torino che affacciano su Piazza San Carlo. In quelle atmosfere senza tempo, seduti tra arredi barocchi e profumo di cioccolato e caffè, la nostra strana coppia chiacchierava di musica ed educazione, di conservatorio ed università, dei progetti di una giovane entusiasta e delle riflessioni paterne di un più anziano Maestro.
Voglio ricordarlo così, dopo uno di quei caffè che si concludeva con una passeggiata sotto ai portici, verso la fermata del tram che lo avrebbe riportato a casa mentre io, a piedi, proseguivo riflettendo sulle parole appena udite e salutandolo con la mano.
Già docente di educazione musicale presso la scuola media statale Manzoni di Torino, il primo dicembre 1986 divenne docente di Pedagogia musicale presso il Conservatorio di Cuneo, allora sezione staccata del Conservatorio Verdi di Torino, dove tutti lo ricordano come “un Signore d’altri tempi”.
L’amore per la musica e la pedagogia hanno accompagnato la sua vita, insieme alla dedizione che ha contraddistinto il suo essere Maestro appassionato ed autorevole. Dopo tanti anni di appassionato servizio, pur aggrottando la fronte in quanto affatto convinto di doversi ritirare dall’insegnamento, nel 2009 raggiunse il traguardo della pensione. Continuò ad occuparsi di Pedagogia musicale partecipando a convegni, scrivendo e collaborando con la sezione torinese della SIEM, ma approfittò del tempo che la nuova vita gli concedeva, per approfondire studi scientifici in ambito fisico e matematico, oltre che per tornare per brevi soggiorni nella sua amata Sicilia, dove ancora risiede la sorella Cecilia.
Negli ultimi anni qualche problema di salute, seppur superato, ne aveva intaccato il buonumore, ma non l’ironia; un infarto ce lo ha strappato all’improvviso, tra le braccia impotenti della moglie Graziella, che parla con ammirazione infinita del suo amato Puccio.
Ho conosciuto Giuseppe una quindicina di anni fa. Sin dai tempi in cui ne sono stata allieva presso la scuola di Didattica della musica del conservatorio di Cuneo, il nostro rapporto è stato segnato da una profonda stima professionale e da una reciproca simpatia, un feeling che con una forte dose di ironia superava la notevole differenza di età ed ha permesso la nascita di una particolare amicizia. lo chiamavo Maestro e lui Professoressa: faceva il baciamano, ma con un’occhiata complice ed un abbraccio sincero, ogni incontro si trasformava in una piacevole conversazione sempre ricca di riflessioni, consigli e battute intelligenti.
Non era una persona facile: un po’ criptica, ma molto orgogliosa, con la scorza apparentemente dura, ma capace di sentimenti forti e di grande generosità. Quando lasciò l’insegnamento mi regalò libri, riviste, cd ed appunti “perché ne facessi
buon uso”; e quando assunsi l’incarico che per tanti anni era stato il suo mi disse che ne era orgoglioso, ma che mi avrebbe tenuta d’occhio…
In effetti abbiamo continuato a vederci per parecchio tempo dopo il suo pensionamento, all’incirca ogni due mesi, dandoci appuntamento via sms per una “colazione di lavoro” – come sorridendo la chiamava lui – in uno degli storici e meravigliosi locali del centro di Torino che affacciano su Piazza San Carlo. In quelle atmosfere senza tempo, seduti tra arredi barocchi e profumo di cioccolato e caffè, la nostra strana coppia chiacchierava di musica ed educazione, di conservatorio ed università, dei progetti di una giovane entusiasta e delle riflessioni paterne di un più anziano Maestro.
Voglio ricordarlo così, dopo uno di quei caffè che si concludeva con una passeggiata sotto ai portici, verso la fermata del tram che lo avrebbe riportato a casa mentre io, a piedi, proseguivo riflettendo sulle parole appena udite e salutandolo con la mano.
Sul sito della Siem un ricordo di Carlo Delfrati