Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

La ninna nanna per un incontro culturale

Markus Hilpold

Progetto didattico per la scuola primaria

La ninnananna sembra rappresentare il genere musicale più cantato al mondo. Di ninnenanne se ne trovano infatti moltissime nella cultura popolare di tutti i popoli. Da un punto di vista etimologico, il termine ninnananna è definito, nell’enciclopedia Treccani, come una “Nenia, cantilena dal ritmo monotono e cadenzato, con la quale si cullano i bambini cercando di addormentarli (e nella quale le parole ninna nanna ricorrono frequenti come intercalare): cantare la ninnananna. In musica, breve componimento musicale, in movimento moderato, ritmo pari, misura generalmente di 6/8, ispirato alle nenie che si cantano ai bambini: una n. di Mozart, di Chopin”. Sia «ninna» che «nanna» sono termini che nel linguaggio infantile significano «sonno», ma “se andiamo al significato principale del termine, già i latini parlando di nenia volevano indicare la cantilena, il linguaggio magico e il canto funebre. Il canto di culla era chiamato Lallum o Lallus e ancor oggi quando diciamo lallare indichiamo il suono che emettiamo quando dondoliamo il bambino che teniamo in braccio o è dolcemente posto nella culla ondulante per facilitargli il sonno. Gli antichi romani cantavano «lalla lalla». Lo stesso termine per gli inglesi è lullaby, e l’assonanza con gli antichi non è casuale, mentre in francese è detto berceuse, nana per spagnoli e portoghesi, Wiegenlied per i tedeschi”. La parola «dormire» per l’arabo, nella variante tunisina, è detto nänni mentre per gli egiziani lo stesso significato è riposto nel termine ninne. Le similitudini o le radici etimologiche simili della parola ninna nanna fanno supporre che fin dall’antichità cantare con un bambino tra le braccia era, in ogni luogo, uno dei gesti più naturali dell’uomo: “Nanna” nel linguaggio dei bambini o parlando ai bambini, significa il dormire, il sonno. “Nanna” preceduto da “ninna” identifica, come tutti sanno, quel particolare testo (filastrocca, nenia, cantilena) da sempre usato dalle mamme per favorire la calma, la rassicurazione e la fiducia del bambino nel momento del passaggio dalla veglia al sonno. E’ interessante notare come la parola italiana Ninnananna fosse compresa già nel “dizionario dell’Accademia della Crusca del 1612 che la attribuiva alle balie”. La più famosa tra le ninna nanne d’”arte” è sicuramente Wiegenlied di Johannes Brahms, scritta dal compositore tedesco per una certa Berta Faber in occasione della nascita del suo secondo figlio. Compiendo una ricerca, ho notato che proprio perché le ninnenanne appartengono a tutte le culture del mondo e che sono presenti nell’esperienza di tutti i bambini, esse sono state utilizzate spesso per progetti scolastici interculturali, ma principalmente per quelli rivolti alla scuola dell’infanzia. Io ho pensato invece di utilizzarle con i più grandi della scuola primaria in modo da lavorare sulla scoperta e sulla storia della propria identità per poi confrontarla con quella di altri compagni, meno fortunati di noi, che vivono in paesi lontani. Scopriremo come la ninnananna, al di là di essere una semplice cantilena di scarso senso, ci apra un mondo interessante legato alle vicissitudini di una vita quotidiana spesso fatta di difficoltà e stenti.

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