Un approccio globale allo studio del pianoforte
La pubblicistica didattica relativa al primo approccio allo studio del pianoforte si è arricchita recentemente di una nuova proposta: Mai troppo piano. Suonare con le dita e con la mente, di Irene Schiavetta (Dantone edizioni e musica, Casalmaiocco, 2018, pp. 131). L’autrice, eclettica docente di pratica pianistica presso il Conservatorio statale di musica “Giorgio Federico Ghedini” di Cuneo, si rivolge agli studenti di pianoforte dei primi anni di studio e ai loro insegnanti proponendo itinerari di formazione che intendono far dialogare l’impegno “tecnico” con l’elemento ludico, il divertimento, il rilassamento muscolare e la fantasia. Dita, fantasia e ingegno sono pertanto i principali ingredienti presenti in un testo che non intende sostituirsi alla letteratura pianistica “storica” ma piuttosto affiancarsi ad essa, lasciando «libero spazio all’individualità e alla creatività del pianista». L’autrice fornisce originali spunti e indica efficaci strategie di apprendimento, sulla base della propria esperienza di esecutrice e di docente, avendo cura di mantenere sempre vivo l’interesse di chi apprende (e di chi insegna) nell’intento di vincere «noia e fatica», rendendo «il lavoro piacevole e ‘personalizzato’».
Il volume, come si evince dall’indice (nel pdf allegato), è strutturato in due parti, “Per cominciare” e “Studiare meglio”, sulla base di criteri di progressività e globalità di approccio, nel quale gli obiettivi didattici e le strategie di apprendimento sono sempre esplicitati e condivisi. Ciascuna lezione ha un tema nel quale è illustrato l’elemento tecnico-esecutivo considerato, quest’ultimo viene poi arricchito da una serie di esperienze connesse (motorie, auditive, ecc.) e da una «Selezione di passaggi da brani d’autore» o da composizioni scritte dall’autrice. Vengono costantemente stimolati – attraverso processi sinestesici, l’autodidattica e la promozione dell’autonomia del soggetto che apprende – i feedback propriocettivi di chi suona, facendo di quel «compagno di viaggio» che è il pianoforte, lo strumento elettivo nel quale realizzare quella globalità esperienziale e sensoriale propria della pratica strumentale. Significative le indicazioni finalizzate a far acquisire un efficace metodo di studio attraverso l‘esplicitazione e la condivisione tra docente e allievo delle «fasi diverse e complementari che riducono la fatica e il tempo di studio» onde «raggiungere l’obiettivo di una buona esecuzione con tempi e modalità più accettabili della ripetizione forsennata e indiscriminata». Un testo interessante, che si distingue nel panorama editoriale e che merita di essere considerato da quanti si occupano a vari livelli di didattica pianistica.
Per consentire ai lettori di apprezzare appieno la proposta si è pensato di rivolgere alcune domande all’autrice ringraziandola anche per averci concesso di pubblicare l’introduzione e alcuni parti del libro (vedi pdf allegato).
Dario De Cicco: Le andrebbe di presentarsi?
Irene Schiavetta: Sono insegnante di pianoforte da quasi quarant’anni. Attualmente sono in servizio presso il Conservatorio di Cuneo ma per molti anni sono stata docente nelle Scuole Medie a Indirizzo Musicale, e prima ancora ho insegnato anche Educazione Musicale. Dalle mie esperienze sono nate alcune raccolte didattiche che ho pubblicato con la casa editrice Carisch, come le “Antologie pianistiche a 6 mani” e “Il nuovo Centone, corso base di solfeggio”.
D.D.C.: Quali sono le ragioni che l’hanno motivata a scrivere questo testo?
I.S.: Il contatto quotidiano con gli studenti mi ha fatto comprendere come ci sia necessità di integrare la tradizionale didattica pianistica con elementi più moderni. Accanto al lavoro tecnico comunemente inteso, penso si possano inserire altre modalità meno “punitive” e, soprattutto, più efficaci. Ho voluto così mettere nero su bianco alcuni suggerimenti che possano essere utili non solo a chi si trova nei primi anni di studi pianistici, ma anche ai docenti, perché riescano a motivare maggiormente i ragazzi con un tipo di approccio più agile, creativo e, in qualche caso, divertente.
D.D.C.: Ci può raccontare la genesi di “Mai troppo piano”? E per quale età è più adatto?
I.S.: Consapevole delle difficoltà che la maggior parte degli studenti incontrava nei primi anni di studio, ho iniziato a riflettere e a chiedermi quali soluzioni fosse possibile adottare. Ho cercato allora di contattare il maggior numero possibile di ex alunni, chiedendo loro quali esperienze sul pianoforte fossero state più positive e incoraggianti e quali momenti, invece, ricordassero meno volentieri. Tutti hanno dato un commovente e spontaneo contributo (alcuni sono citati nel testo). Ho trovato alcune costanti, individuato possibili risposte. E’ stato un lavoro profondo, emozionante, nel quale ho potuto inserire gli elementi distillati in tanti anni di esperienza e rischiarati dalle vive testimonianze. Il libro è adatto per pianisti principianti di tutte le età, a partire dai sette-otto anni, ed è indicato anche per gli adulti che suonano per diletto.
D.D.C.: “Mai troppo piano” è curato anche dal punto di vista grafico. Avrà ulteriori prosecuzioni?
I.S.: Gli splendidi disegni sono opera del savonese Maurizio Grosso, un grande talento ma anche una persona paziente, che ha ascoltato con attenzione il racconto delle mie esigenze, e ha trasportato su carta l’essenza stessa delle idee. Desideravo moltissimo che questo testo fosse anche un bell’oggetto, da tenere vicino durante i momenti di studio, come un amico. Per il futuro non mancano le idee, valuteremo in seguito con l’editore l’opportunità o meno di continuare su questa via. Al momento, per la Dantone sto preparando testi di altro tipo, sempre dedicati al pianoforte e al solfeggio.