Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

In ricordo di Rosalba Deriu

Redazione

Pensieri di amiche, amici e colleghi

Mario Piatti

Lo scorso martedi 29 gennaio l’amica Rosalba Deriu ci ha lasciati, portata via da un male incurabile. Non è facile trovare le parole giuste per ricordare una persona con cui si sono scambiate idee, riflessioni, proposte e progetti per una didattica musicale innovativa. Il suo impegno come docente di Pedagogia musicale in Conservatorio, la sua attività di studio e di ricerca, la direzione della rivista Musica Domani dal 1998 al 2005, i suoi scritti e le sue proposte di didattica continueranno ad esserci d’esempio e di stimolo a continuare.

Musicheria, tramite il sottoscritto, qualche mese fa le aveva chiesto un’intervista per fare il punto della situazione dopo 16 anni dalla pubblicazione del suo saggio “Tendenze recenti nella didattica dell’educazione musicale” pubblicato nel secondo volume dell’Enciclopedia della musica (Einaudi). La sua riflessione si articolava in sei capoversi così titolati: 1. Comprendere la cultura musicale attuale; 2. La dimensione creativa; 3. I nuovi repertori; 4. Interpretare la musica; 5. La riflessione sull’identità musicale; 6. Musica e integrazione sociale. Le avevo chiesto se c’è stato qualche cambiamento significativo in relazione ai punti che allora aveva preso in considerazione. Mi aveva risposto: «Caro Mario accetto volentieri il tuo invito e te ne ringrazio. Ho bisogno però di affrontare la cosa quando avrò finito la scuola: al momento la terapia assorbe moltissimo del mio tempo e quel poco che rimane è occupato dalla preparazione delle lezioni e dagli esami. Terminerò alla fine di giugno e a quel punto avrò tempo ed energie (spero) per occuparmi d’altro». Le energie l’hanno abbandonata troppo presto. Mi piace ricordarla partecipe alle riunioni dei docenti di didattica della musica, con la sua passione e il suo impegno per approfondire le questioni e non dare niente per scontato. Quando un’amica ci lascia hai sempre il rammarico di non esser riuscito a scambiare più tempo, più parole, più emozioni con lei.

Maurizio Vitali

Ciao Rosalba. Il vuoto che lasci è importante, il ricordo che lasci luminoso. Non ci siamo incontrati molto nel tempo comune delle nostre vite. Ricordo il primo incontro: una tua relazione al primo convegno di Lecco, organizzato con Gino Stefani “Musica a scuola e cultura dei ragazzi”, era il 1988. La tua era una relazione a più mani, guidata con rigore e intelligenza. Ricordo vagamente anche alcuni passaggi dei tuoi interventi nel corso del dibattito, competenti e certamente meno movimentisti e ideologici dei nostri in quei tempi: Gino spingeva da un lato, Mario Baroni dall’altro, Mario Piatti tesseva la sua rete a forma di cubo. Che tempi! Forse quell’esperienza, insieme ad altre indirette che non saprei ricostruire, ha lasciato un po’ di distanza, forse un pizzico di diffidenza da parte tua rispetto alle attività che, ancora prima che costituissimo il Centro Studi, si andava realizzando. Diversi anni dopo, una collaborazione non felice quando eri direttrice di Musica Domani e io collaboravo alla rivista con una rubrica “Taccuino d’animazione musicale” che ad un certo punto decidesti di chiudere, le posizioni erano molto diverse, inconciliabili: tu chiedevi un’adesione più specifica alla didattica, mi chiedevi ripetutamente metodi e contenuti musicali, io spingevo per un approccio più apertamente sociale, una visione politica e culturale del fare animazione musicale, forse un’utopia.

Poi sono entrato nel mondo della scuola e dopo un iniziale navigare tra i libri dei miei amici e collaboratori ho incontrato il tuo lavoro. Così la seconda parte della nostra conoscenza è avvenuta indirettamente sui libri di testo per la scuola media (da L’albero della musica all’Officina dei suoni) che alla fine, nella mia idiosincrasia verso i libri di testo, ho trovato essere quelli più aderenti alla mia idea e pratica didattica e che mi hanno restituito appieno (assieme ad altri tuoi testi che ho letto e studiato) tutto lo spessore della tua ricerca precisa e attenta. Ecco ti ricordo così, involontaria compagna di quasi tutte le mie mattine scolastiche, intermediaria involontaria dei rapporti che ormai da quindici anni costruisco con generazioni di adolescenti anche attraverso le pagine dei tuoi libri. 
Ti ringrazio di avere attraversato la mia vita vivendo appassionatamente la tua.

Marina Callegari

Aveva una bellissima voce, Rosalba. Una voce calda e accogliente, che dava un colore particolarissimo al suo modo di esprimersi, sempre così sicuro, elegante. Con una proprietà di linguaggio che rivelava la sua straordinaria cultura e la sua capacità di comunicare anche le questioni più complesse riuscendo a renderle semplici, mai banali, comprensibili.

Aveva un bellissimo sorriso, Rosalba. Un sorriso sincero e coinvolgente, e una risata fresca e argentina, che ti riempiva il cuore. Si poteva ridere insieme e sdrammatizzare, con lei.

Aveva un bellissimo viso, Rosalba. Giovane. Con lo sguardo tipico delle persone intelligenti, ma mai superiore. Luminoso, come era lei. Aveva quella luce che le persone belle dentro sanno emanare.

Aveva un bellissimo modo di muoversi, Rosalba. Agile e scattante, ma anche fluido, armonioso. Una danza, come le danze che amava e proponeva. Gioiosamente.

Aveva un’energia particolare, Rosalba. Quell’energia che l’ha resa capace di spendersi in toto per il suo lavoro: esperta, insegnante, autrice di testi e di saggi, direttrice di riviste, grande professionista in qualsiasi ruolo. E quell’energia che l’ha resa un punto fermo, un riferimento fondamentale per la mia vita. Tanto che, ora, riesco solo pensare alla Rosalba che per telefono mi parla, con quella voce calda e melodiosa, e mi consola, come le persone ricche di sensibilità sanno fare. Come solo Rosalba, per me, ha saputo essere.

 

Roberto Neulichedl

Lo sgomento che credo abbia colto tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere Rosalba, rende difficile (e per certi versi quasi superflua) ogni parola. Parole che, per quanto cercate, pesano nelle dita chiamate a comporre un qualsiasi pensiero sulla tastiera, che rimane così muta, incapace (con noi) di dire, di scrivere, alcunché. Il timore, credo, sia di infrangere quel silenzio capace (nella sua sacralità) di colmare la separazione da chi ci lascia, per sempre, tacendosi. Roland Barthes ha scritto: “L’inflessione, attraverso cui ogni voce si definisce, è ciò che in questo momento sta tacendosi, è quel punto sonoro che si disgrega e svanisce“. Rileggere gli scritti di Rosalba non sarà come riascoltare la sua risata scoppiettante (che mi ha sempre colpito e rallegrato per la fragorosa pienezza di cui era portatrice). Ma certo sarà un modo – il migliore forse – per poterne “riascoltare” le parole, per sentirla ancora vicina e provare a renderla vicina a chi non ha potuto ascoltare il calore, e il colore, delle sue bellissime risate.

Maurizio Spaccazocchi

La prima volta che incontrai Rosalba, tanto tempo fa che nemmeno ricordo l’anno, il mese, il giorno, l’ora e il luogo, ebbi l’impressione di essere di fronte a una ragazza un pochino chiusa, come si usa dire, sulle sue. Misurata, a volte “fredda” ma certamente, ed era quello che contava in Lei, l’essere molto attenta, vigile, a volte al punto da sembrare quasi sospettosa, e forse aveva pure ragione. Quella sua postura caratteriale, oltre ad essere una buona difesa dalle invasioni altrui, era pure il tratto pertinente di chi, prima di giudicare, sentiva il bisogno di valutare, di vagliare con profondità e mirata giustezza tutto ciò che gli altri pensavano, dicevano e facevano accanto e attorno a Lei, al mondo dell’educazione, dell’animazione e della pedagogia musicale.

Sì, era certamente diversa da noi giovani uomini che, grazie alla musica d’ogni tempo e genere e ancor più grazie alle visioni pedagogico-musicali che c’eravamo creati all’insegna di Gianni Rodari e di Gino Stefani e dal raffinato tocco di Eco, ci stavamo avviando verso una visione a tratti molto ludici nei confronti del sapere, saper fare, saper far fare e saper essere in musica che, forse ci faceva apparire un poco più leggeri dell’essere di Rosalba “tutta d’un pezzo” attaccata, ben giustamente, più di noi al principio di realtà. E siccome sappiamo da tempo che la strada dell’esistere non è mai facile e per Rosalba sappiamo ora che non lo è stata, vogliamo ricordarla nella sua fermezza, nel suo essere reale che, forse, ogni tanto avrebbe fatto bene anche a noi. Grazie Rosalba.

Annamaria Freschi

Nei giorni scorsi ho concluso il corso di Didattica della musica per i 24 crediti citando per l’ennesima volta un articolo di Rosalba su cui abbiamo lavorato con gli studenti. È la mia unica consolazione, un modo per sentirla presente è “pronunciare il suo nome”, e ricordare non solo la sua voce, ma la sua rara capacità di unire serietà e calore umano, lucidità e gentilezza, impegno professionale e disponibilità verso gli altri. Con i suoi studi e le sue riflessioni sempre originali ha dato un contributo essenziale al nostro lavoro aiutandoci a farlo meglio, ma soprattutto è stata una compagna di viaggio insostituibile. Ne sentiremo sempre la mancanza.

Maurizio Disoteo

Con Rosalba ho collaborato a lungo, nella  SIEM, e in seguito quando lei era direttrice di Musica Domani. Ma i ricordi più belli sono quelli di una lunga amicizia che si smarrì un po’, e mi dispiace, quando me ne andai dall’Italia. Ricordi affettuosi e cari di cui non mi sento di scrivere ma che terrò nel mio cuore.

Roberto Agostini

Ho avuto l’onore di lavorare con Rosalba alcune volte, soprattutto in occasione della stesura dell’ultima edizione dell’”Albero”, così come affettuosamente Rosalba continuava a chiamare il libro di testo per le scuole secondarie che ha rielaborato, insieme a vari colleghi, per trent’anni e che ha cambiato titolo e autori più volte nel corso del tempo. Rosalba lascia in me il ricordo di una persona dalla grande preparazione e professionalità che riusciva a risolvere ogni questione con generosità e determinazione. Ma è soprattutto il suo atteggiamento sempre positivo, il suo altruismo e la sua grande energia, quell’energia che l’ha contraddistinta fino alla fine, che rimarranno per sempre nel mio cuore.

Luca Marconi

Di Rosalba ricorderemo tante cose: per me, e credo che anche per molti di coloro che come me hanno avuto la fortuna di parlare e di collaborare con lei, tra le prime, la sua risata e più in generale il suo modo inconfondibile di esprimere con la voce tante delle sue qualità (ad esempio, l’intelligente passione con la quale mescolava impegno e capacità di cogliere il lato umoristico di molti aspetti di ciò che considerava); ma soprattutto, in molti non dimenticheremo mai, e ricorderemo a lungo a chi non ha avuto la fortuna di conoscerle, le tante attività importanti che ha realizzato, nell’insegnare a tantissime e tantissimi come insegnare la musica, nel suo progettare, realizzare e considerare teoricamente le lezioni-concerto, nei suoi saggi sempre cruciali nell’ambito della pedagogia musicale, negli esemplari libri di testo da lei progettati e pubblicati, nel suo lavoro preziosissimo nella SIEM, tra l’altro come direttrice di una delle stagioni migliori di Musica Domani e come presidente della sezione territoriale di Bologna, anche in quel caso in uno dei suoi periodi di più efficace intervento, nel suo prendere posizioni sempre rilevanti sull’insegnamento della didattica musicale e delle altre discipline nei nostri conservatori.

Giordano Montecchi

Quando la stima, l’affetto e il rimpianto per un’amica e collega, si aggrovigliano, è come se le parole si rifiutassero di fare il loro dovere. Ho cercato una parola sola che potesse riassumere Rosalba, o almeno quello che lei è stata per me. Mi sembra di averla trovata: “vivacità”. E a ruota, ecco tutti i suoi sinonimi e analoghi: vitalità, energia, curiosità, determinazione, lucidità, empatia, amore per la vita. Luminosità, anche mi viene da dire. Tutto questo come persona, come studiosa e, soprattutto, docente. Dire che per lei insegnare non era un mestiere, ma una missione fa parte dei luoghi comuni. Ma non foss’altro per il fatto che fino all’ultimissimo ha voluto varcare la soglia dell’aula, per lei “insegnare a insegnare” – perché questo faceva soprattutto – era un’autentica passione. Consapevole, com’era, di quanto questo compito fosse terribilmente necessario in un paese come il nostro.

Spesso, purtroppo, le persone le scopriamo quando le perdiamo. Rosalba la “scoprii” una ventina d’anni fa, quando lasciò il Conservatorio dove eravamo colleghi per trasferirsi altrove. Il vuoto che lasciò fu traumatizzante. Quella fu la prima volta. Rosalba era instancabile nel senso più nobile del termine, per il suo essere curiosa, il ridiscutersi, l’allargare sempre lo sguardo, uscire da quegli stereotipi che, nell’universo della pedagogia musicale nostrana, sono spesso muraglie paurose. Antidogmatismo, onestà intellettuale e determinazione al servizio dell’arte maieutica, questo era Rosalba Deriu. Linfa vitale, per quella specie di grande albero che è la musica.

Marco Ventura

Cosa porterò con me di Rosalba. Sicuramente l’amicizia e l’affetto  che ci ha accompagnati in questi anni, fin da quando, più di trent’anni fa, iniziammo a progettare il nostro primo libro di testo, assieme a Augusto Pasquali e Patrizia Tugnoli. Porterò con me la stima per la sua competenza, per la sua capacità di trovare risposte semplici e originali alle problematiche che andavamo via via affrontando, per la fermezza nel sostenere le sue convinzioni ma anche per la curiosità e la disponibilità a mettersi in discussione. Porterò con me l’ammirazione per il coraggio e la determinazione con i quali ha continuato fino agli ultimi giorni a curare i suoi allievi, perché sentiva la responsabilità del suo ruolo, ma anche perché dal rapporto coi ragazzi traeva l’energia che l’aiutava ad andare avanti.

Johannella Tafuri

Non riesco ancora credere che Rosalba non sia più tra noi! Fin da quando l’ho conosciuta, giovane allieva al Corso di Didattica della musica di Bologna, mi aveva colpito la sua passione per lo studio in generale e della Didattica in particolare, il suo bisogno e la sua capacità di interrogarsi sui vari temi che proponevo di affrontare, o provenienti dalle sue ricerche, la sua serietà e soprattutto, la sua onestà intellettuale. Qualità che sono andate crescendo e maturando negli anni e di cui tutti abbiamo beneficiato innanzitutto attraverso i suoi scritti, le sue lezioni, le sue conferenze, ma anche nella sua assunzione di vari ruoli (già ricordati): quando è stata presidente della sezione SIEM di Bologna, quando è stata chiamata a far parte della redazione di Musica Domani, quando lo stesso Maurizio Della Casa (che ne era il Direttore) le ha chiesto di prendere lei le redini della rivista come Direttrice. A tutti noi che abbiamo ricevuto da Rosalba il dono della sua presenza, del suo pensiero, e della sua amicizia, mancherà molto! 

Lara Corbacchini

Non mi ricordo quanto ho conosciuto Rosalba Deriu. Forse perché l’ho sempre conosciuta da quando mi sono avvicinata alla declinazione didattica dei saperi musicali (lo dico così perché immagino che a lei questa definizione di ambito non dispiacerebbe…). Ho letto, studiato, amato i suoi scritti. Li amo ancora, e tanto, come sanno bene i miei studenti che si ritrovano nella bibliografia di quasi ogni corso quell’indicazione “Deriu, R.”. All’inizio, una volta su due, sbagliano l’accento del cognome. E ogni volta replico che non si può sbagliare “quel” cognome! E non sbagliano più. Poi l’ho incontrata, in modo mediato dalla corrispondenza, per diversi motivi professionali. Sempre mi ha dato con estrema generosità delle indicazioni risolutrici: dirette, lucide, efficaci, ragionate ma rapide. Rosalba è così: l’ho scoperta poi incontrandola di persona. Ma ho incontrato tante volte (ora sembrano pochissime) un’altra Rosalba, fatta di piccoli gesti che racchiudevano mille parole, di sorrisi che ti aprivano una dimensione diversa. Fatta di confidenze (essenziali ma profonde), preziose, apparentemente casuali senza mai esserlo: proprio Rosalba mi hanno fatto sentire per la prima volta parte di una dimensione che ancora non riuscivo a considerare sufficientemente “mia”. Ancora una volta la sua generosità operosa. Scrivo e sento nella mente per fortuna senza che s’interrompa il suo “Ciao”, con la sua cadenza tipica. Una parola che era una sola ma era un discorso intero. Ciao Rosalba.

Mario Baroni

L’ultima volta ho visto Rosalba in occasione di un seminario che Michel Imberty ha tenuto a Bologna nel Centro InCanto. All’uscita ci siamo scambiati quattro parole e l’atteggiamento che mi ha colpito in lei è stato di una sorta di “severità serena.” Mi ha colpito perché non me lo ricordavo, ma subito dopo mi son tornati in mente altri scambi che avevo avuto con lei. Anche nel seminario di Imberty aveva ascoltato tutto con estrema cura, aveva colto le cose importanti che l’avevano impressionata e le cose sulle quali la sua inesorabile attenzione aveva invece qualcosa da obiettare. Ecco, mi son detto: adesso riconosco Rosalba. Qualche volta aveva fatto la stessa cosa anche con me: mi aveva detto tutto ciò che pensava con una onestà intellettuale assoluta. Purtroppo questi incontri non sono avvenuti spesso, ma mi piaceva farli perché con lei si potevano evitare i giri di frase, si poteva parlare schietto. E i nostri discorsi costruivano sempre qualcosa, non erano mai futili. In quell’ultima occasione era anche di buon umore. Mai si sarebbe potuto pensare che fosse così malata. Quando ho saputo la notizia estrema non potevo crederci: ma come? Non era possibile! Le leggi del mondo si erano capovolte. Forse lei le conosceva, ma la sua serenità interiore e la sua severità intellettuale le impedivano di manifestarle.

 

 

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