Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Blowing In The Wind – Sei Variazioni

Suoni e immagini per rileggere la nota canzone di Bob Dylan

 

Liberamente ispirato agli Esercizi di stile di Raymond Queneau, alcuni dei quali letti e discussi in classe, Blowing in the wind – Sei variazioni propone altrettante riletture della famosa canzone di Bob Dylan. Due classi terze dell’allora scuola media dell’Istituto Comprensivo di Brivio si sono cimentate per un intero anno scolastico, il 2004/05, prima nel gioco creativo di arrangiare una nota canzone, quindi interrogandosi sulle domande che questa poneva loro, provando a farne esplodere i significati per sintetizzarli in sei brevi filmati.
Le classi hanno lavorato sia unite che suddivise al proprio interno in gruppi di lavoro aperti e in continuo interscambio tra loro. Si è fissato che a guidare il processo fosse il suono e quindi si è partiti dallo studio e dall’apprendimento base della canzone, sia in versione cantata che strumentale. È quindi cominciato un graduale lavoro di stilizzazione e arrangiamento seguendo stimoli del momento, memorie di esperienze personali, competenze più o meno strutturate dei ragazzi e suggerimenti provenienti dall’ascolto di alcune interpretazioni fornite da musicisti appartenenti a generi e stili musicali differenti. Questo processo ha favorito una graduale appropriazione-personalizzazione del testo musicale diverso in ogni gruppo. In questa fase, sono stato chiamato ad interpretare e tradurre tecnicamente alcune idee musicali che i ragazzi esponevano, ma che avevano qualche difficoltà ad affrontare. Come docente ho stimolato il lavoro, ho offerto alcune proposte, ma mi sono anche ritratto nei momenti di discussione e sperimentazione più intima di ragazze e ragazzi, lasciandoli liberi di interagire tra loro. Li ho aiutati nel mettere a punto alcune soluzioni e nell’affrontare e risolvere insieme alcuni problemi, momenti di crisi nel corso del lavoro di costruzione e invenzione, fatiche ordinarie e straordinarie.
L’idea di sviluppare questi arrangiamenti musicali in filmati si è generata spontaneamente più tardi ed è in quel momento che si è deciso che il testo, con le sue domande, poteva funzionare da stimolo per le sceneggiature di sei brevi filmati ispirati ai sei arrangiamenti in gestazione.
Il binomio creativo era quindi costituito dall’arrangiamento, ormai più che abbozzato quando non in fase di finitura, e il testo della canzone. In alcuni casi si è scelto di lavorare su intere frasi, in altri di soffermarsi su poche parole chiave. Sempre parole comunque, parole scritte e riscritte, singolarità lessicali e semantiche filtrate, selezionate, appropriate, parole da cui far lievitare altre parole ad inseguire pensieri di vissuti adolescenziali in forma di sguardi sulla canzone, ora più ottimistici ora meno, talvolta poetici talvolta più politici, quasi senza saperlo.
Le sceneggiature dei filmati sono perciò dettate dai suoni e da alcune parole, senza un parlato, senza una vera e propria narrazione. Luogo della trasposizione poetica non sono quindi nuovi testi, ma frammenti di esperienze, spazi, oggetti, idee, situazioni, possibilità. Tempo di riferimento è la quotidianità, la vita di tutti i giorni coi suoi cambi di ritmo, ma anche con l’abitudinarietà dei suoi luoghi e la ripetizione dei suoi tempi. Proprio questa espressione di ordinarietà, colta nell’essenzialità del gesti che la propongono, è stata in grado di offrire un forte stimolo all’interpretazione del testo Dylaniano, un’espressione in grado di ridisegnare il senso di parole ripetute automaticamente da anni che per l’occasione sono state fermate dal tempo dell’elaborazione estetica, suoni ed emozioni che la canzone, nella sua lunga storia, è stata in grado di far continuamente riemergere dal flusso che tutto porta via, valorizzando la modernità di un messaggio che si mantiene originale nel tempo.

Variazione  1 – How many roads…
Quante strade deve percorrere un uomo prima che possiate chiamarlo uomo?
L’esistenza è una traccia più o meno casuale tra strade possibili: scelte, rinunce, improvvisi cambiamenti di direzione si ricompongono continuamente a disegnare un mosaico parziale, incompleto, che lascia vuoti e spazi alla fantasia e al rimpianto. Il filmato descrive un possibile percorso autobiografico che si conclude con un incontro.  Qualcuno può ancora condividere con noi questa sorte e ridarci fiducia.

Variazione  2 – Haw many times…
Quante volte un uomo deve guardare in alto prima di vedere il cielo?
Trasgredire è guardare il cielo. Quante volte desideriamo provare l’ebbrezza del cambiamento, per imprimere nelle cose e negli oggetti che ci circondano la volontà di essere altro. Una scritta sul muro, un palleggio e il lancio di una palla da basket ci raccontano della nostra condizione di esseri leggeri, sospesi tra vita reale e realtà virtuale, da saper cogliere al volo.

Variazione  3 – Quanti anni può esister una montagna prima di essere dilavata fino al mare e quanti anni può esistere un popolo prima di essere lasciato libero?
Tra luce e buio si disegna il rito del nostro incontro. La danza dei corpi diventa un gioco di luminescenze. I volti riflessi appaiono e scompaiono per ricomporsi e ritrovarsi in un nuovo patto sociale: futuri uomini e future donne sanciscono la propria esigenza di tempi e spazi di pace.

Variazione 4 – The answer (la risposta)
I conflitti sono compagni di vita, vivono ogni giorno con noi e sottrarsi al dolore che generano non è possibile. Il desidero di avere giustizia trasuda allora dalle ferite subite e dal forte mal di testa. La sofferenza può essere almeno attenuata, però, se impariamo a riconoscerla, a darle un nome e ad affrontarla con l’aiuto di altri; altri che in fondo sono come noi, o quanto meno non troppo diversi da noi, per tornare ad essere della partita.

Variazione  5 – Blowing in the wind (Soffia nel vento)
Il ricordo si fa struggente quando la lontananza pesa sul presente. Un messaggio d’amore soffia nel vento, scivola tra i rami degli alberi, restando impigliato in una domanda che è desiderio d’incontro, di esserci, di essere insieme. La risposta può venire allora anche da una mano diversa capace di un gesto gentile, inaspettato, che può sorprendere.

Variazione 6 – My friend (amico mio)
Amico mio, amici miei, ascoltarsi può essere piacevole come fare musica. Insieme possiamo imprimere di nuovo suono gli spazi del nostro tempo. Una canzone può forse aiutare anche a sconfiggere l’indifferenza per una guerra, con la consapevolezza che basta premere un tasto ed il buio è totale.

I video vengono proiettati su tela, la colonna sonora è montata con le immagini e il pubblico può assistere alla sequenza del sei filmati nella sua completezza “cinematografica”. Le parole che descrivono i sei filmati sono state riassemblate dal docente raccogliendo e riorganizzando frammenti di senso, riflessi di discussioni e offrono uno sfondo interpretativo, che non vuole ridurre quanto osservato, ma piuttosto liberarne la potenzialità. Poi il telo cinematografico si alza (nel laboratorio musicale di Brivio gli spettatori ruotano di 180 gradi le proprie poltroncine) e compare un palcoscenico su cui gesti, corpi, movimenti tornano reali, concertando le immagini di pensiero fissante nella memoria e restituendole unicamente nel suono: sei variazioni su un tema ormai noto. Forse un poco lungo e appesantito in qualche passaggio, ma anche in ciò assolutamente autentico.

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