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Quando l’attenzione umana non è armonizzata

Maurizio Spaccazocchi

Considerazioni in merito alla perdita di attenzione

Oggi moltissimi genitori, educatori, insegnanti, animatori e docenti di ogni ordine scolastico non fanno altro che evidenziare una palese perdita d’attenzione da parte dei loro bambini, giovani e studenti, e su questo tema crediamo sia importante fare qualche considerazione.

La prima società della dispersione attentiva

Subito dopo la seconda guerra mondiale la società era in pieno sviluppo e in ottima ricostruzione, ma offriva un numero di esperienze socioculturali molto limitate e quindi ben gestibili e comprensibili almeno a livelli di attenzione e di memorizzazione.
Si studiava a scuola sulla base di metodologie disciplinari che facevano capire subito chi poteva e chi no andare avanti con gli studi, come chi veniva ritenuto intelligente e studioso e chi no, e questo giudizio, in prevalenza, era tutto a sfavore dei figli delle famiglie più povere che sapevano e che accettavano da subito, come un inevitabile marchio di insopportabile gerarchia, il fatto che la loro strada era diretta verso il lavoro agricolo o in fabbrica mirato ad esercitare come un spada di Damocle i “limitati” livelli di attenzione nei confronti del loro specifico saper fare più che sapere o addirittura saper essere. E comunque, anche chi poteva continuare gli studi, si trovava a sviluppare le proprie capacità attentive sulle sole lezioni di chiaro stile monodirezionale e sui libri di testo. Eppure a quei tempi sia giovani contadini, che i giovani operai e studenti delle scuole superiori vivevano positivamente i loro ruoli sociali anche con una positiva prospettiva per il futuro. […]

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