Per presentare l’esperienza realizzata dall’Associazione “Con le Mani Bianche”, abbiamo rivolto alcune domande a Dànila Giuranno, psicologa e antropologa esistenziale, e Daniela Canitano, docente di musica e musicoterapeuta.
Come nasce e quali sono gli elementi basilari, dal punto di vista organizzativo, su cui si struttura la vostra esperienza in Salento?
L’idea del progetto risale al novembre del 2011, una folgorazione che la nostra presidente (Associazione Junior Band, n.d.r.), Miriam Caputo, ha avuto a Fiesole frequentando un corso di formazione dove si proponeva un’esperienza di coro delle Manos Blancas. Diamo a lei la parola per esporre, in sintesi, la struttura del nostro percorso: “Nel 2014, dopo la formazione a Fiesole e dopo successivi studi e approfondimenti, capii che per tutti noi dell’Associazione Junior Band era giunto il momento di strutturare le modalità organizzative per poter accogliere questo innovativo e impegnativo progetto. Facevamo già musica in tanti modi e con tante fasce d’età: c’era già infatti, all’interno dell’associazione, un Orchestra e un Coro giovanile! Pensammo così di coinvolgere vari operatori volontari del territorio e illustrammo loro quali erano gli obiettivi e le finalità del progetto del Coro Mani Bianche e che il primo passo da fare era quello di coinvolgere le famiglie dei ragazzi e delle persone con disabilità. Fissammo il nostro incontro settimanale e iniziammo a ricercare i primi repertori da segnare in LIS e i primi brevi canti. Il lavoro di squadra è stato difficile ma vincente e ha visto coinvolte più figure professionali: una musicoterapeuta, una psicologa e antropologa esistenziale, una interprete LIS, un direttore del Coro Mani Bianche e del Coro giovanile, un direttore dell’Orchestra giovanile.
Organizzare un Concerto Integrato è una straordinaria ricerca di creatività, è un sovvertimento di regole per cercarne di nuove, è un superamento di schemi e strutture, è la rinuncia al perfezionismo per un benessere che ci radica e ci umanizza. Tenere in piedi, dentro di noi, la straordinaria ricchezza del significato della disabilità sintetizzandola al senso che diamo all’arte e alla musica, ci ha resi ad ogni incontro diversi, trasformati, pronti al nuovo e ai superamenti”.
Nel progetto sono coinvolte professionalità e competenze diverse. Quali sono i paradigmi comuni che rendono efficace l’intervento coi ragazzi e le ragazze?
Il progetto è unico, ma per la sua realizzazione sono necessarie discipline e visioni diverse che si completino e si armonizzino tra loro nel raggiungimento dell’obiettivo comune: il benessere e la crescita di tutti i partecipanti.
La metodologia si basa sull’ascolto autentico di se stessi e dell’altro per rendersi consapevoli delle proprie risorse e dei propri limiti nonché dei punti di incontro e dei punti di scontro con gli altri.
Questa è una metodologia che cerchiamo di applicare ad ogni livello, da parte delle figure professionali, dei volontari e dei ragazzi nelle loro attività e scambi. Anche i genitori, nei gruppi loro dedicati, sono guidati con la stessa metodologia.
Concretamente, per attuare tutto ciò ci avvaliamo di incontri periodici dove ci scambiamo opinioni, progetti, programmi, ma anche emozioni, difficoltà individuali e relazionali, e poi, facendo leva sui punti di forza rappresentati dalla fiducia e dalla consapevolezza che la diversità è ricchezza, cerchiamo di superare le criticità e arriviamo a possibili soluzioni.
La musica, come sappiamo, è facilitatrice di questo processo, poiché aiuta all’ascolto, al rispetto, alla disciplina. Aiuta a sentire le proprie vibrazioni, a godere della Bellezza che prima è ascoltata e poi è ricreata con la propria voce o con le proprie mani (quando cantiamo in Lis), armonizzandola nel contempo con quella di tutti gli altri.
I ragazzi sono guidati in questo processo, non solo dalle figure professionali, ma anche dai volontari che, mentre affrontano lo stesso percorso del ragazzo loro affidato, se ne prendono cura e lo sostengono da vicino con generosa dedizione e vigile attenzione.
L’integrazione del Coro Mani Bianche con il Coro Giovanile e con l’Orchestra Giovanile, che avviene nei concerti, dona ancora più ricchezza e spessore alla Bellezza corale: unico è lo spirito che anima tutti nel raggiungimento dello stesso fine. Tuttavia si deve dire che tale Bellezza non è scontata, a volte essa si raggiunge superando ostacoli di ogni natura… Basti solo pensare che negli ultimi concerti di Natale i partecipanti da gestire sul palcoscenico erano circa ottanta.
Come si articola metodologicamente l’attività del coro? Ci sono particolari difficoltà nell’apprendimento del repertorio?
Alla base della nostra attività, come dicevamo nella risposta precedente, c’è l’ascolto, a tutto tondo. I nostri incontri si aprono con una sigla iniziale che, quasi sempre, è legata al tema che il gruppo ha scelto per tutto l’anno; questa fase facilita lo scambio di sguardi e di movimenti del corpo che, spesso, sono proposti da alcuni componenti e ripetuti da tutto il gruppo. Poi si avvia l’attività corale, affidata al nostro Direttore Mirella Zuccaro Bellisario che ci racconta le fasi salienti: “Nel selezionare il repertorio, si tiene in debita considerazione la difficoltà realizzativa dei singoli brani e si procede, quindi, a scegliere quelli che presentano ridotta difficoltà strutturale. Negli incontri del martedì si studia il brano iniziando innanzi tutto dalla memorizzazione delle parole. In questa delicata fase i ragazzi vengono stimolati a seguire il tempo attraverso il battito delle mani prima e con lo strumentario Orff poi. Si procede, poi, a memorizzare la melodia in piccole frasi che man mano diventano sempre più lunghe. Terminato il processo di apprendimento del brano, si consolida il tutto dividendo il coro in piccoli gruppi per migliorare l’attenzione dei ragazzi. In questa fase, qualche volta, invito quelli più intraprendenti a rivestire il ruolo di direttore per gestire i gruppi. Devo ammettere che, quando si verifica questa situazione, mi emoziono in maniera particolare. A questo punto entra in gioco il coro giovanile che, prendendo “idealmente” per mano i ragazzi, si fonde con loro in un’unica voce. A completare questo speciale connubio musicale ci pensa l’orchestra giovanile che con il suo intervento strumentale consente il perfezionamento del percorso corale”.
Come valutate la partecipazione delle famiglie e del gruppo di volontari che partecipano al vostro progetto?
Il coinvolgimento e il sostegno dei genitori sono la forza del nostro progetto. Sono loro che si assumono carichi importanti, attivandosi in vari modi. Fino al triste evento del Covid, hanno assicurato la presenza dei figli ogni martedì, li hanno accompagnati ai concerti, alle prove, ai vari eventi e alle immancabili serate in pizzeria. I genitori hanno visto i loro figli felici e questo li ha resi aperti e ha donato loro momenti di serenità. Inoltre, negli incontri a loro dedicati, i genitori hanno avuto modo di confrontarsi con le proprie ansie, dolori e speranze. Hanno elaborato i loro vissuti, si sono sostenuti a vicenda, hanno trovato un luogo in cui sentirsi reciprocamente compresi. Molti hanno colto gli eventi del Coro come occasioni per esporsi in prima persona, per aprire il proprio cuore e rivelare la propria umanità, al fine di costruire un mondo più inclusivo, quello che desiderano per i loro figli. Ne hanno dato ampia testimonianza nel libro.
I volontari sono altrettanto preziosi, rappresentano il cuore del progetto. Il loro approccio al Coro nasce dal desiderio di donare qualcosa di sé: tempo, energia, affetto, pazienza, cura, esperienza. Ma tutti testimoniano di aver ricevuto di più di quel che hanno dato. Dai ragazzi hanno ricevuto amore, serenità, autenticità, vitalità, valori, gioia di vivere.
L’esperienza del Covid sta mettendo a dura prova tutto quel che abbiamo creato fin qui. I ragazzi scalpitano nel voler ricominciare le attività, i volontari accusano la tristezza del distacco, e dove possibile hanno adottato con i ragazzi delle forme di contatto individuale diretto o di contatto telefonico individuale e/o in piccoli gruppi. Sta di fatto che queste difficoltà all’incontro stanno aumentando il desiderio, più che spegnerlo. Ciò ci sostiene nella speranza di ricominciare, quando sarà possibile, più motivati di prima e rappresenta la prova che fin qui abbiamo lavorato con buoni risultati.
>>> In allegato l’indice della pubblicazione, l’introduzione e alcune foto.
>>> Allegati anche due documenti video: 1. Dolce sentire; 2. Le tasche piene di sassi.