Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Giocare con i suoni

Loredano Matteo Lorenzetti

Come inventare fiabe sonore

Di recente il Gruppo Editoriale Volontè & Co ha pubblicato, con marchio Casa Editrice Eco, trenta brevi racconti di Loredano Matteo Lorenzetti dal titolo: I suoni delle fiabe, con altrettante piacevoli illustrazioni di Dario Furlan. Lo scopo del testo è quello d’invitare i bambini a trovare i rumori e i suoni che sono disseminati lungo le varie storie e riprodurli. Ma anche quello di aggiungerne altri e d’inventare altre ‘favolette sonore’. L’Autore, dopo la fiaba “Rumorino e Mago Silenzio” e “Alambicco Sapientina e Mago Virus”, dove si dà importanza al musicale, propone una raccolta di buffi testi per far giocare ancora i piccoli e questa volta alla scoperta di sonorità da produrre vocalmente. Abbiamo chiesto a Lorenzetti perché ritiene importante proporre queste attività. 

L. M. LorenzettiI bambini prima di vivere il mondo reale hanno vissuto uno strano mondo d’emozioni, suoni, sogni. Da tempo, infatti, è accertato che i primi due organi di senso che sviluppa il bambino nella fase pre-natale sono il tatto e l’udito. I suoni sono dapprima percepiti sotto la specie di stimoli tattili-pressori, poi, tra l’ottava e la decima settimana, si sviluppa la coclea e il piccolo inizia, progressivamente, a vivere l’ambiente uterino come luogo di suoni e rumori, interni ed esterni. E lo sviluppo di questi due tipi di sensorialità determinano un notevole aumento delle sinapsi. Inoltre, dalla ventitreesima settimana di gravidanza, il bambino presenta stati di sonno REM. Cioè d’attività di sogno, quale probabile elaborazione delle esperienze uditive, gustative, tattili, motorie. Bisogna far presente che il parlare della madre risulta per il bambino essere sia un suono interno, sia esterno e ha l’effetto, per lui, d’una sorta di musicalità emotivo-affettiva. Si dirà, per rendere l’idea, una vocalità-musicale. Una specie di lungo ‘racconto sonoro’, che ‘intrattiene e incanta’ il bambino. Il quale avverte i suoni del linguaggio materno come un ritmico cullante abbraccio.

Musicheria: Ciò sarebbe da intendere come uno dei motivi per cui ai bambini piacciono molto i suoni, i ritmi, le filastrocche, l’ascolto di fiabe sin da piccini?

L.M.L.: Le fiabe sono il luogo delle emozioni, dei suoni, dei sogni. Sono l’alimento dell’inizio del funzionamento della mente e del pensiero. Sono il luogo delle possibilità di possibilità che educano l’immaginazione e la razionalità a interrogarsi oltre il possibile. Per poter arrivare all’invenzione. Gianni Rodari ha asserito che la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi. Dunque il luogo che supera la o … o, inaugura la soglia della e … e, approdando allo spazio della fantasia La quale supera l’apparente possibile del reale. E il suono è pure lo spazio della parola, del noi, dell’incontro.

M.: Come a dire che i bambini s’aspettano che si raccontino loro favole per sognare o per lasciarsi cullare dai loro suoni…

L.M.L.: In un certo senso sì. Soprattutto se si ritiene che siano le fiabe ad aspettare che i bambini le vogliano sognare a proprio modo. Da un qualsiasi pretesto e dal loro partecipare alla storia che narra. Sempre Rodari ha scritto: «Le favole dove stanno? / Ce n’è una in ogni cosa: / nel legno del tavolino, / nel bicchiere, nella rosa. / La favola sta lì dentro / da tanto tempo, e non parla: / è una bella addormentata / e bisogna svegliarla. / Ma se un principe, o un poeta, / a baciarla non verrà / un bimbo la sua favola / invano aspetterà».
Il bambino aspetta che qualcuno faccia risuonare il tavolo e lo faccia parlare e camminare. O che il bicchiere tintinni squillante e assillante nel suo pretendere di tramutarsi in un vestito di scintillante cristallo per vestire una fata…

M.: Ne I suoni delle fiabe, quindi, la bella addormentata è la rumorosità, nelle sue dissimili sonorità, che il bambino va a risvegliare con la propria immaginazione?

L.M.L.E’ anche questo. E un giocare con i suoni per immaginarne altri e altre storie zeppe di rumori, come piena di rumori è la natura, il nostro corpo, il mondo, l’esperienza che giornalmente viviamo. Rudolf Steiner ha detto che tutta la natura sussurra segreti a noi attraverso i suoi suoni. George Gershwin che dove avvertiva rumore lì sentiva musica. E Fernando Pessoa era convinto che la propria anima fosse una misteriosa orchestra e che in essa poteva conoscere se stesso. Da come si comportano i bambini c’è da essere certi che provino a conoscere gli oggetti, se stessi, la natura, la realtà tutta, anche attraverso i suoni e l’emozione e l’immaginazione che essi gli procurano. Come se i rumori fossero fiabeschi folletti che destano la curiosità dei piccoli, invitandoli a giocare con loro. Emile Michel Cioran ha asserito che tutto ciò che vive fa rumore. E – a mio avviso – il bambino, nel suo fare, ne è la dimostrazione.

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