Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo

Agnese Garufi

Progetto per l’inclusione

Nel cuore di Torino è nato un progetto dal nome suggestivo: Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo. Il progetto, che oggi è alla sua seconda edizione, ha ottenuto il sostegno ed il cofinanziamento della Fondazione CRT.

Obiettivo quello di creare inclusione e integrazione fra adolescenti e giovani adulti migranti e coloro che abitano il territorio attraverso il mezzo narrativo dello storytelling e la produzione musicale. I destinatari del progetto sono stati un totale di 70 adolescenti e giovani adulti tra i 14 e i 25 anni frequentanti realtà torinesi di differente natura. L’esigenza di realizzare il progetto – ci raccontano gli organizzatori – è nata dalla consapevolezza che esistano ancora barriere che precludono l’inclusione, come il divario linguistico, i pregiudizi, gli stereotipi e la scarsa possibilità di immaginare la relazione con l’altro diverso da noi per storia di vita e appartenenza geografica.

Diverse realtà associative torinesi collaborano all’organizzazione e alla realizzazione del percorso:
– l’Associazione Pentatonica, capofila del progetto, è una associazione musicale torinese nata nel 2013 che funge sia da scuola di musica che da sala prove;
– l’Associazione Asai, che si è inserita nel progetto a partire dalla seconda edizione, lavora da oltre 25 anni per promuovere azioni di contrasto alla dispersione scolastica e al disagio giovanile, proponendo iniziative educative e culturali rivolte a bambini, giovani e adulti in diversi luoghi della città. Asai dedica particolare attenzione agli adolescenti e alle seconde generazioni e propone loro attività aggregative e formative basate sulla metodologia cooperativa, favorendo lo sviluppo della capacità di ascolto, negoziazione e partecipazione dei ragazzi;
– la Radio Banda Larga (RBL), community web radio attiva a Torino, Barcellona, Berlino e Riga, nata dalla voglia di unire persone attraverso l’amore per la musica e i momenti di condivisione;
– Lacumbia Film, associazione che dal 2013 riunisce studenti, appassionati e professionisti del settore cinema e audiovisivo con l’obiettivo di realizzare documentari, cortometraggi e webserie, e di organizzare laboratori, momenti di formazione e serate di proiezioni cinematografiche.

La proposta di Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo è di coinvolgere i giovani nel creare una nuova pluralità di individui che mettano insieme le loro energie nel realizzare un progetto di narrazione del sé attraverso il digital storytelling e l’ausilio della musica.

  Le due diverse vie narrative utilizzate nella prima e nella seconda edizione del progetto sono, da una parte, il digital storytelling il cui obiettivo è quello di realizzare e promuovere un video in cui i protagonisti narrino se stessi e la propria storia, dall’altra, la musica, utile a creare contesti narrativi sonori che permettano di esprimere in suoni e note le emozioni che tale storia crea nei narratori. Inoltre, un canale di interviste radiofoniche raccolte successivamente in un podcast, è stato proposto ai partecipanti per approfondire ulteriormente la narrazione di sé: intervistati da un collaboratore di Radio Banda Larga, i giovani hanno risposto all’intervista vocale e la hanno corredata di una canzone da mandare in onda. Il percorso ha avuto, come fase conclusiva, la creazione di piccoli eventi sul territorio, in cui i partecipanti hanno raccontato le proprie storie e le proprie esperienze attraverso la proiezione dei video realizzati e l’esecuzione dei brani composti durante il progetto.

Gli organizzatori del progetto ci spiegano che la tecnica dello storytelling si configura come mezzo narrativo d’eccellenza per raggiungere gli scopi del progetto. Infatti, il protagonista della narrazione è invitato a raccontare se stesso e il proprio vissuto, utilizzando tecniche di introspezione artistiche, che spesso hanno un potere catartico: tramite la narrazione, ogni partecipante può rivelare in modo inedito ed efficace la propria storia. La possibilità di selezionare le informazioni e i dettagli da condividere, nonché di esporre il proprio punto di vista rielaborando creativamente, permette di attribuire significato e dignità al proprio trascorso, favorisce una maggiore comprensione della realtà sociale in cui si inserisce e rafforza il legame con il territorio di appartenenza. La musica, dall’altro lato, rappresenta il collante sociale per eccellenza poiché non conosce barriere né frontiere, può essere ascoltata e apprezzata da chiunque indipendentemente dalla sua lingua e dalle sue conoscenze linguistiche. È inoltre lo strumento principe per trasmettere efficacemente emozioni, base necessaria per l’esperienza umana e necessaria affinché si creino le premesse dell’integrazione. Fare musica, con la voce o con l’ausilio degli strumenti musicali, aiuta a esprimere in forma mediata e simbolica aspetti della propria personalità che difficilmente potrebbero emergere in altre forme: così, ricalcando le parole di Freschi e Neulicheld (2012), la musica aiuta a sviluppare l’identità di ogni partecipante, valorizzando la conoscenza profonda di sé attraverso l’espressione sonora. L’attività musicale, infatti, acquisisce un valore educativo quando permette di far emergere e valorizzare il proprio essere musicale, aiutando a realizzare una forma di narrazione di sé. Come afferma Bruner (1987), la storia che raccontiamo della nostra vita può portarci verso una possibile direzione del sé nel futuro. Le parole di Bruner ci permettono di comprendere come la narrazione del sé sia importante non solo per dare voce e ricostruire il passato con uno sguardo presente, ma anche e soprattutto per immaginarsi nel futuro.

Veniamo adesso alla descrizione pratica del lavoro.

Nella prima edizione, il lavoro è stato suddiviso in tre fasi. Nella prima fase i partecipanti sono stati invitati a pensare alla propria storia e guidati nella creazione e costruzione della ‘trama’ del loro racconto e, successivamente, alla stesura di una sorta di copione, materiale di base per la futura realizzazione del video. I temi individuati durante la prima edizione sono stati: la relazione con il paese di origine, la difficoltà nell’interazione tra pari, la conflittualità tra sogni da realizzare e le reali possibilità di concretizzarli. Accanto a questo, le naturali spinte emotive che caratterizzano l’età adolescenziale e le varie contraddizioni presenti in essa nonché la costruzione della fiducia negli educatori e insegnanti. Durante questa fase, sono stati inoltre vagliate le conoscenze musicali pregresse e forniti elementi di base per l’apprendimento musicale, lì dove non vi erano conoscenze precedenti.

La seconda fase del progetto è stata caratterizzata dalla registrazione e la realizzazione del video in tutte le sue parti, fino al montaggio realizzato dall’Associazione di Lacumbia Film. Una volta organizzato il materiale narrativo, gli eventuali oggetti (o elementi integrativi) e l’aspetto musicale, si è proceduto con la fase di realizzazione, montaggio e post-produzione video. Tale fase ha visto inoltre la registrazione delle interviste radiofoniche dei partecipanti. La terza fase del progetto è stata quella dell’organizzazione di eventi volti ad esporre parte del lavoro svolto nelle fasi precedenti, ma anche di proporre un evento di co-costruzione di storie. Tale idea si basa sul fatto che, essendo la cultura un elemento plastico, le storie possano arricchirsi di contenuti rimasti latenti attraverso il confronto e il dialogo con il pubblico.

La seconda edizione non ha avuto fasi chiaramente definite come è stato invece per la prima edizione, ma il lavoro ha avuto un andamento più fluido pur ricalcando le tappe principali del percorso quali narrazione del sé, creazione dei brani, creazione di contenuti video/audio e organizzazione di eventi sul territorio. L’attenzione è stata molto più incentrata sul suonare insieme e sulla realizzazione di brani inediti, dei quali uno è stato registrato nello studio dell’Associazione Pentatonica e gli altri stati ripresi in alcuni video ed eseguiti live nella serata finale del progetto. I temi che sono stati al centro dell’attenzione nell’edizione 2022 sono stati relativi alle emozioni. Essi hanno costituito la base per le interviste e gli appuntamenti radiofonici con Radio Banda Larga ed hanno ispirato la creazione di brani inediti che potessero permettere ai partecipanti la propria espressione emozionale. La peculiarità della seconda edizione è stata quella di utilizzare la relazione tra gli educatori e i partecipanti come strumento per permettere l’espressione delle proprie emozioni e la creazione di un prodotto creativo in un ambiente sereno, di confronto e incontro. Un ambiente protetto, ha permesso che i partecipanti potessero ridurre le loro barriere e difese personali per fidarsi gli uni degli altri reciprocamente, collaborando anche in vista della performance finale.

Il progetto è stato definito da due partecipanti con un termine di loro invenzione: ‘patsurdo’, ovvero talmente superlativo da superare lo stesso significato di superlativo. L’augurio è quello che Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo possa continuare nel futuro a creare nuove connessioni, abbattere le barriere, rendendo possibile l’espressione del sé attraverso la musica e la narrazione.

La documentazione video è QUI

Agnese Garufi redattrice dell’articolo
Giulia Chinaglia, Elisabetta Vaira, Lorenza La Fortezza organizzatrici/promotrici ed educatrici di Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo

Obiettivo quello di creare inclusione e integrazione fra adolescenti e giovani adulti migranti e coloro che abitano il territorio attraverso il mezzo narrativo dello storytelling e la produzione musicale. I destinatari del progetto sono stati un totale di 70 adolescenti e giovani adulti tra i 14 e i 25 anni frequentanti realtà torinesi di differente natura. L’esigenza di realizzare il progetto – ci raccontano gli organizzatori – è nata dalla consapevolezza che esistano ancora barriere che precludono l’inclusione, come il divario linguistico, i pregiudizi, gli stereotipi e la scarsa possibilità di immaginare la relazione con l’altro diverso da noi per storia di vita e appartenenza geografica.

Diverse realtà associative torinesi collaborano all’organizzazione e alla realizzazione del percorso:
– l’Associazione Pentatonica, capofila del progetto, è una associazione musicale torinese nata nel 2013 che funge sia da scuola di musica che da sala prove;
– l’Associazione Asai, che si è inserita nel progetto a partire dalla seconda edizione, lavora da oltre 25 anni per promuovere azioni di contrasto alla dispersione scolastica e al disagio giovanile, proponendo iniziative educative e culturali rivolte a bambini, giovani e adulti in diversi luoghi della città. Asai dedica particolare attenzione agli adolescenti e alle seconde generazioni e propone loro attività aggregative e formative basate sulla metodologia cooperativa, favorendo lo sviluppo della capacità di ascolto, negoziazione e partecipazione dei ragazzi;
– la Radio Banda Larga (RBL), community web radio attiva a Torino, Barcellona, Berlino e Riga, nata dalla voglia di unire persone attraverso l’amore per la musica e i momenti di condivisione;
– Lacumbia Film, associazione che dal 2013 riunisce studenti, appassionati e professionisti del settore cinema e audiovisivo con l’obiettivo di realizzare documentari, cortometraggi e webserie, e di organizzare laboratori, momenti di formazione e serate di proiezioni cinematografiche.

La proposta di Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo è di coinvolgere i giovani nel creare una nuova pluralità di individui che mettano insieme le loro energie nel realizzare un progetto di narrazione del sé attraverso il digital storytelling e l’ausilio della musica.

  Le due diverse vie narrative utilizzate nella prima e nella seconda edizione del progetto sono, da una parte, il digital storytelling il cui obiettivo è quello di realizzare e promuovere un video in cui i protagonisti narrino se stessi e la propria storia, dall’altra, la musica, utile a creare contesti narrativi sonori che permettano di esprimere in suoni e note le emozioni che tale storia crea nei narratori. Inoltre, un canale di interviste radiofoniche raccolte successivamente in un podcast, è stato proposto ai partecipanti per approfondire ulteriormente la narrazione di sé: intervistati da un collaboratore di Radio Banda Larga, i giovani hanno risposto all’intervista vocale e la hanno corredata di una canzone da mandare in onda. Il percorso ha avuto, come fase conclusiva, la creazione di piccoli eventi sul territorio, in cui i partecipanti hanno raccontato le proprie storie e le proprie esperienze attraverso la proiezione dei video realizzati e l’esecuzione dei brani composti durante il progetto.

Gli organizzatori del progetto ci spiegano che la tecnica dello storytelling si configura come mezzo narrativo d’eccellenza per raggiungere gli scopi del progetto. Infatti, il protagonista della narrazione è invitato a raccontare se stesso e il proprio vissuto, utilizzando tecniche di introspezione artistiche, che spesso hanno un potere catartico: tramite la narrazione, ogni partecipante può rivelare in modo inedito ed efficace la propria storia. La possibilità di selezionare le informazioni e i dettagli da condividere, nonché di esporre il proprio punto di vista rielaborando creativamente, permette di attribuire significato e dignità al proprio trascorso, favorisce una maggiore comprensione della realtà sociale in cui si inserisce e rafforza il legame con il territorio di appartenenza. La musica, dall’altro lato, rappresenta il collante sociale per eccellenza poiché non conosce barriere né frontiere, può essere ascoltata e apprezzata da chiunque indipendentemente dalla sua lingua e dalle sue conoscenze linguistiche. È inoltre lo strumento principe per trasmettere efficacemente emozioni, base necessaria per l’esperienza umana e necessaria affinché si creino le premesse dell’integrazione. Fare musica, con la voce o con l’ausilio degli strumenti musicali, aiuta a esprimere in forma mediata e simbolica aspetti della propria personalità che difficilmente potrebbero emergere in altre forme: così, ricalcando le parole di Freschi e Neulicheld (2012), la musica aiuta a sviluppare l’identità di ogni partecipante, valorizzando la conoscenza profonda di sé attraverso l’espressione sonora. L’attività musicale, infatti, acquisisce un valore educativo quando permette di far emergere e valorizzare il proprio essere musicale, aiutando a realizzare una forma di narrazione di sé. Come afferma Bruner (1987), la storia che raccontiamo della nostra vita può portarci verso una possibile direzione del sé nel futuro. Le parole di Bruner ci permettono di comprendere come la narrazione del sé sia importante non solo per dare voce e ricostruire il passato con uno sguardo presente, ma anche e soprattutto per immaginarsi nel futuro.

Veniamo adesso alla descrizione pratica del lavoro.

Nella prima edizione, il lavoro è stato suddiviso in tre fasi. Nella prima fase i partecipanti sono stati invitati a pensare alla propria storia e guidati nella creazione e costruzione della ‘trama’ del loro racconto e, successivamente, alla stesura di una sorta di copione, materiale di base per la futura realizzazione del video. I temi individuati durante la prima edizione sono stati: la relazione con il paese di origine, la difficoltà nell’interazione tra pari, la conflittualità tra sogni da realizzare e le reali possibilità di concretizzarli. Accanto a questo, le naturali spinte emotive che caratterizzano l’età adolescenziale e le varie contraddizioni presenti in essa nonché la costruzione della fiducia negli educatori e insegnanti. Durante questa fase, sono stati inoltre vagliate le conoscenze musicali pregresse e forniti elementi di base per l’apprendimento musicale, lì dove non vi erano conoscenze precedenti.

La seconda fase del progetto è stata caratterizzata dalla registrazione e la realizzazione del video in tutte le sue parti, fino al montaggio realizzato dall’Associazione di Lacumbia Film. Una volta organizzato il materiale narrativo, gli eventuali oggetti (o elementi integrativi) e l’aspetto musicale, si è proceduto con la fase di realizzazione, montaggio e post-produzione video. Tale fase ha visto inoltre la registrazione delle interviste radiofoniche dei partecipanti. La terza fase del progetto è stata quella dell’organizzazione di eventi volti ad esporre parte del lavoro svolto nelle fasi precedenti, ma anche di proporre un evento di co-costruzione di storie. Tale idea si basa sul fatto che, essendo la cultura un elemento plastico, le storie possano arricchirsi di contenuti rimasti latenti attraverso il confronto e il dialogo con il pubblico.

La seconda edizione non ha avuto fasi chiaramente definite come è stato invece per la prima edizione, ma il lavoro ha avuto un andamento più fluido pur ricalcando le tappe principali del percorso quali narrazione del sé, creazione dei brani, creazione di contenuti video/audio e organizzazione di eventi sul territorio. L’attenzione è stata molto più incentrata sul suonare insieme e sulla realizzazione di brani inediti, dei quali uno è stato registrato nello studio dell’Associazione Pentatonica e gli altri stati ripresi in alcuni video ed eseguiti live nella serata finale del progetto. I temi che sono stati al centro dell’attenzione nell’edizione 2022 sono stati relativi alle emozioni. Essi hanno costituito la base per le interviste e gli appuntamenti radiofonici con Radio Banda Larga ed hanno ispirato la creazione di brani inediti che potessero permettere ai partecipanti la propria espressione emozionale. La peculiarità della seconda edizione è stata quella di utilizzare la relazione tra gli educatori e i partecipanti come strumento per permettere l’espressione delle proprie emozioni e la creazione di un prodotto creativo in un ambiente sereno, di confronto e incontro. Un ambiente protetto, ha permesso che i partecipanti potessero ridurre le loro barriere e difese personali per fidarsi gli uni degli altri reciprocamente, collaborando anche in vista della performance finale.

Il progetto è stato definito da due partecipanti con un termine di loro invenzione: ‘patsurdo’, ovvero talmente superlativo da superare lo stesso significato di superlativo. L’augurio è quello che Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo possa continuare nel futuro a creare nuove connessioni, abbattere le barriere, rendendo possibile l’espressione del sé attraverso la musica e la narrazione.

La documentazione video è QUI

Agnese Garufi redattrice dell’articolo
Giulia Chinaglia, Elisabetta Vaira, Lorenza La Fortezza organizzatrici/promotrici ed educatrici di Raccontiamo e cantiamo il tuo sguardo

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