Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Pedagogia musicale: verso un nuovo paradigma

Franca Ferrari

Orientamenti critici nella pedagogia e didattica della musica

Nel 1993 l’Associazione Corale Goriziana C.A. Seghizzi ha organizzato il XXIV convegno europeo sull’educazione musicale dal titolo Istruzioni per l’uso. Orientamenti critici nella pedagogia, didattica e psicologia della musica (gli atti sono stati poi pubblicati in un quaderno della stessa Associazione). A quel convegno Franca Ferrari intervenne con una relazione dal titolo Pedagogia musicale: verso un nuovo paradigma. Musicheria, in accordo con Franca, ritiene utile offrire ai propri lettori il testo di quella relazione (vedi allegato), ritenendola particolarmente significativa e per certi aspetti attuale.
Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande a Franca, ringraziandola per la disponibilità.

Musicheria: Sono passati trent’anni dal convegno di Gorizia in cui sostenevi la necessità, per la pedagogia musicale, di adottare e approfondire un nuovo paradigma, le cui radici vedevi negli scritti di Paolo Freire e di Gino Stefani. Ritieni che quella prospettiva sia ancora attuale?

Franca Ferrari: Sì, constato ancora, a 30 anni di distanza, che l’insegnante – operatore musicale felice è quello continuamente capace di prendere in mano la propria identità musicale e di dilatarla in funzione (a) della costruzione di relazioni e (b) della attivazione del potenziale creativo proprio e delle persone con cui opera. Al centro non c’è la musica, ma le relazioni vissute con la musica e attraverso la musica. Oggi ho la possibilità di chiarirmi ulteriormente la scelta di quel paradigma facendo riferimento alla pedagogia della risonanza di Hartmut Rosa (2020): è la risonanza, non la competenza, che indica la qualità di una relazione educativa.

M.: Nel tuo scritto sostieni la necessità di fondare una nuova pedagogia musicale sulla “Identità sonora e musicale” articolata in storie-vissuti, gusti-desideri, condotte-bisogni, competenze risorse. Quanto di quella prospettiva ritieni abbia “contaminato”, in questi trent’anni, le pratiche didattiche quotidiane?

F.F.: Certamente la tecnologia è andata incontro alle pratiche autodidattiche quotidiane. Rispetto a 30 anni fa, è oggi facilissimo a ognuno di noi cercare in rete musiche e tutorial per soddisfare gusti e bisogni. Ancora raro, invece, è riuscire a trovare (e anche a formare – visto che non posso esimermi dalle mie responsabilità nella formazione di tanti docenti) competenze musicali e progettuali in grado non solo di intercettare, ma anche di mettere in relazione e sviluppare le une rispetto alle altre le varie componenti dell’identità. La domanda mi fa poi riflettere sul fatto che ci sono parole-guida che caratterizzano dei movimenti di pensiero in determinati momenti storici. Davvero gli studi sull’identità sono stati e sono importantissimi: da quelli è derivato molto di quello che è stato poi costruito sulla pedagogia dell’inclusione, che di fatto cerca e disegna ambienti e dispositivi utili ad ascoltare e valorizzare tutte le identità, e questo agli amici di Musicheria è ben noto. Proprio in questi giorni pensavo che, invece, una parola su cui forse dovremmo tornare e impegnarci è comunità, anzi, comunità creative, e per questo vive. Vedo in giro molti strumenti per la creazione individuale, ma poche realtà di comunità vive e creative: per lo meno, anche quelle di professionisti si creano e si disfano “a progetto”. Questo mi preoccupa un po’: le relazioni che valgono dovrebbero attraversare i progetti…. O no?

M.: La tua relazione riprende il titolo di un Quaderno di musica applicata (vedi l’indice) contenente gli atti del convegno di Assisi del 1990 Studi musicali: verso un nuovo paradigma (vedi documento), con riferimenti anche ai quaderni del Progetto Uomo-Musica sempre pubblicati dalla PCC di Assisi (vedi indici). Quanto sarebbe utile, per chi si occupa di didattica della musica, riprendere le riflessioni e le prospettive enunciate in quegli anni, sia nei Colloqui di Assisi, sia nell’ambito delle iniziative di varie associazioni tra cui la SIEM?

F.F.: Sarebbe utilissimo, non solo per i contenuti sviluppati in quei testi, ma anche per recuperare e alimentare in ciascuno di noi il desiderio di funzionare non come piccoli influencer isolati, ma come comunità, in cui la condivisione di un paradigma contribuisce a dar forma a pensieri e azioni.
Grazie a te e al CSMDB per il contributo che Musicheria costruisce da tanti anni in questa direzione.

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