Cantare in coro a più voci
Praticare la polifonia nel proprio contesto scolastico o nell’ambito di una formazione corale di qualsivoglia tipologia (coro liturgico-religioso, coro associativo-amatoriale) è uno dei traguardi più ambiti da parte di un insegnante o di un direttore di coro. È nel contempo uno dei piaceri più grandi di chi, in qualità di cantore, partecipa alla formazione corale.
Se spesso in un coro associativo-amatoriale, in forza della stessa natura del gruppo, i cantori hanno già un’esperienza di canto polifonico – formatasi in ciascuno di essi attraverso le strade più disparate -, nell’ambito di un gruppo-classe o di un coro scolastico le cose vanno diversamente. L’incontro con la musica, col canto e con la polifonia ha spesso per lo studente il carattere della novità. Egli apprende a scuola – nella scuola primaria, nella scuola media o al liceo -, insieme agli altri compagni, a cantare ed è a scuola che spesso conosce la differenza fra il cantare monodicamente e il cantare in polifonia.
Premesso che un congruo periodo di canto monodico è indispensabile per un gruppo classe o per un coro di nuova formazione – per una prima confidenza con l’emissione del suono, per qualificare l’intonazione, per amalgamare le voci, per fare esperienza di pubbliche esecuzioni -, il momento di passaggio dal cantare in monodia al cantare in polifonia può comportare, per il cantore alle prime armi (definibile “inesperto”), un disagio esecutivo, che lo distrae dalla corretta esecuzione della propria parte e lo costringe all’esperienza fallimentare di sentirsi “trasportato” dalle altre voci, ritrovandosi a cantare all’unisono con esse. Spesso, l’insuccesso in questo passaggio causa l’abbandono da parte dell’insegnante del progetto stesso di allestimento di un repertorio polifonico, o lo induce a selezionare per esso i cantori più abili, con conseguente frustrazione negli altri e fallimento della dimensione didattica dell’operazione. Per evitare tutto ciò, il passaggio dal repertorio monodico al repertorio polifonico dovrà essere particolarmente curato dal docente-direttore e dovrà essere vissuto dal gruppo come un momento di crescita individuale e collettiva, in una prospettiva di didattica inclusiva. Esso, tra l’altro, avrà due importanti valenze educative:
- iniziare i ragazzi alla pratica vocale della polifonia, agendo sulla loro specifica intelligenza musicale;
- far conoscere loro la polifonia, quale forma di costruzione musicale che nel corso dei secoli ha contraddistinto peculiarmente la vita musicale dell’Occidente.
Il presente scritto (vedi pdf allegato), pertanto, intende individuare le condizioni che favoriscono l’apprendimento della pratica del cantare in polifonia ai fini della costruzione di un percorso strutturato, in grado di condurre in maniera efficace un intero gruppo-coro inesperto a cantare in polifonia, secondo una pratica di insegnamento inclusivo. Tali condizioni sono state qui individuate nel raffronto sintetico fra la riflessione teorica da una parte, con la riconduzione del cantare in polifonia ai fenomeni percettivi del mascheramento acustico e della relazione figura-sfondo indagata dalla psicologia della Gestalt, e la sperimentazione sul campo dall’altra, condotta in ambienti diversi, con gruppi vocali differenti e fra loro eterogenei, con insegnanti-direttori diversi.
Conseguentemente a questo impianto, il presente scritto è costituito da due parti: nella prima vengono presentati i presupposti percettivi ed esecutivi del cantare in polifonia e vengono suggeriti, dal punto di vista didattico, obiettivi da perseguire, successioni di attività, percorsi da intraprendere, metodologie da attuare; nella seconda vengono presentate concrete esperienze di educazione polifonica in gruppi corali inesperti.
In allegato l’E-book.
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