Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Un fantastico Homo Musicus

In ricordo di Maurizio Spaccazocchi (1949-2025)

Ci ha dato tempo per accettare l’idea, anche se non è mai facile.
E dopo l’attesa oggi la notizia è arrivata a porre fine ad una lunga malattia durante la quale Maurizio non ha mai perso la sua verve ironica, se non negli ultimi tempi.
La fotografia risale a molti anni fa, è appesa nel mio studio, a sinistra entrando, ed esprime bene l’amicizia che ci ha legato, che ha accompagnato una relazione al tempo stesso giocosa e profonda, fatta di condivisione di storie personali, di scambio intellettuale, di idee e prospettive legate alla pedagogia musicale.  Siamo alla Cittadella di Assisi, durante il Corso di Musicoterapia, uno dei luoghi che abbiamo abitato insieme per moltissimi anni, fino all’estate scorsa.
Contemporaneamente Maurizio è stato parte importante nell’avventura del Centro Studi Maurizio Di Benedetto di Lecco, della Scuola di Animazione Musicale, di Musicheria, prima di assumere l’incarico di responsabile pedagogico-didattico per la BIMED (Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo).
Insieme abbiamo riso e scherzato tanto, abbiamo scritto, cantato e suonato, abbiamo discusso.
Maurizio era un uomo musicale, un vero e proprio homo musicus, riprendendo un costrutto che aveva ereditato da Gino Stefani e che ha indagato a fondo, descrivendo un’idea di musica umana che ha costituito il centro del suo pensiero pedagogico e didattico. La sua musicalità era esplosiva e poliedrica, le sue lezioni erano veri e propri monologhi di teatro musicale, i suoi laboratori sono sempre stati occasione di scambio e di creatività per i gruppi che li hanno abitati, i suoi libri sono stati nutrimento per migliaia di insegnanti e hanno costituito il motore principale della casa editrice con cui ha collaborato fin dall’inizio, la Progetti Sonori di Lanfranco Perini.
Sono sicuro che lui vorrebbe sentirci cantare ora, gli piacerebbe che qualcuno facesse qualche battuta, che si ridesse. Bisognerebbe scrivere un testo come solo lui sapeva fare, alla fine dei corsi, in cui canzonava colleghi e colleghe, allievi e allieve, giocando con le parole, quando si alzava in piedi e scavalcava con la sua voce il rumore di piatti e bicchieri. Ci vorrebbe qualcuno che si mettesse al piano e cantasse una canzone, come faceva lui, con quel pianismo un poco sgangherato ma così potente e sincero. E allora mi immagino di sentirlo ancora cantare quel brano che lui sapeva fare bene, You Are so beautiful, e che a me faceva venire la pelle d’oca ogni volta. MI metto al piano e provo a far venir fuori almeno un filo di voce: You are so beautiful…

Chi intendesse scrivere qualche parola in ricordo di Maurizio può inviarle a direzione@musicheria.net. Pubblichiamo di seguito i primi interventi.

Sandra Raffini
per me era “il Prof”, quasi inavvicinabile… e invece da una distanza che forse avevo percepito più io è nata una vicinanza… che in tutto questo tempo non è mai venuta meno. Ci hai insegnato davvero tanto!
Non ci mancherai perché sarai sempre con Bimed – Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo – ma sarà durissima non averti a fianco.

Piera Bagnus
La mia tesi in musicoterapia, a conclusione del corso di Assisi, l’ho scritta sul finire degli anni Novanta, sotto la sua supervisione. Ero molto giovane, la mascotte del corso, e lui mi propose di fare un lavoro con le canzoni, coinvolgendo gli anziani ospiti di una casa di riposo. Insieme decidemmo il titolo “Cantami di te”. La discussi con successo e Maurizio mi invitò a pubblicarla. Per il libro scrisse una presentazione che ho riletto, negli anni, infinite volte e che qui voglio restituirgli come inno alla vita, alla sua, insieme al mio affettuoso grazie.

Cantami di te…
Sì, cantami di te…
Ti ascolto…
E in questo ascoltarti sento che tu “rispolveri” le tue ore, i tuoi giorni, il tuo tempo…
Cantami di te…
Ascolterò la tua vita!
E infatti, essere disposti ad ascoltare gli altri, è una pratica così essenziale che a volte l’uomo dimentica quanto sia importante.
Ascoltare gli altri…
Anzi, far capire agli altri che siamo disposti ad “osservarli” auditivamente, è cosa ricca di fascino, di stupore, di magia…
Una magia sana, positiva, al servizio del valore umano!
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
incantatemi con le metafore vocali della vostra vita…
Una vita unica, diversa, che messa al confronto con le altre e con la mia, dice solo che c’è da apprendere…
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
E tu canti…
E voi cantate…
E mentre lo fate percepite la mia predisposizione al vostro canto, il mio abbandono sicuro ai vostri suoni, alle vostre vibrazioni.
Cantate, e nello stesso istante sentite che il vostro canto è compreso, è preso dal mio ascolto che a sua volta prende il mio cuore, la mia memoria, la mia storia.
La mia e la vostra storia…
E se io mi faccio prendere dal vostro canto…
Voi vi impressionate, sentite tutto il mio modo di entrare il gioco con voi…
E tu, e voi, per simpatia ed empatia nei confronti del mio stile relazionale, sentite che potete fidarvi…
Potete lasciarvi andare, come io mi sono lasciato andare al vostro ascolto, per dar vita ad un nuovo e sano modo di entrare in relazione, condivisione, comunione.
Tutto questo non emerge da una teoria più o meno profonda sulla vita…
È  la vita stessa che si esalta…

[…]

Quanto sia possibile fare per gli altri con la musica, il canto, la predisposizione all’ascolto, è un risultato che nasce da un segreto che non è più tale.
Infatti, come Saint-Exupéry fece dire alla Volpe mentre si rivolgeva al Piccolo Principe:

Il mio segreto. È  molto semplice: non si vede che col cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi“.

[…]

Sembra poco, perché è invisibile, perché è essenziale il canto della vita, per la vita, che tiene in vita.
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
incantatemi con il cuore…
Io ascolterò…
Con il cuore…
Ascolterò…
L’essenziale…
Ascolterò…
Il rinnovarsi della vostra vita.

Maurizio Spaccazocchi, 2000


Andrea Iovino

Caro Maurizio,
da qualche minuto hai assunto una dimensione differente. E abituarsi a questa dimensione differente (te lo scrivo per farti sentire in colpa!!!) sarà difficile, di più. Mi hai regalato quindici anni della tua vita e donandoli al sottoscritto hai fatto tanto per Bimed. Forse più di ogni altro. È stato un dono il tuo cercarci, il tuo instancabile esserci, il tuo accompagnarci, il tuo dedicarti ai nostri operatori, che tu non volevi mai li chiamassi così perché, per te, prima ancora che per me erano molto di più.
Dicevi “sono loro che ci aiuteranno a cambiare la scuola, sono loro che concependo appieno la missione di Bimed sapranno ricreare il clima di cui ha bisogno la scuola”. E loro te ne sono grati, Maurizio, anche se non saprebbero dirtelo per come vorrebbero. Ora sono in silenzio, un silenzio incombente che mi massacra Maurizio perché è come se avvertissi fuori di me quello che sento dentro di me. Perché se è vero che a loro hai dato tanto, quello che si è giovato più di ogni altro di te, sono senz’altro io che mi sentivo, mi sento e mi sentirò in debito ancora di più domani e in ogni altro domani che verrà.
In questi quindici anni abbiamo condiviso un impegno che ti ha esposto più del dovuto. Hai sposato la mission di Bimed a 360° e nessuno meglio di te ha saputo spiegare al mondo, non soltanto al nostro mondo, quanto fosse necessario cambiare il fare scuola, il non omologarsi, il non mortificare, il non trincerarsi dietro i pregiudizi, il non seguire pedissequamente le teorie e i filoni del momento, il non stare in superficie e cercare, invece, di andare a fondo delle cose perché, le nuove generazioni e noi stessi, per essere umani avremmo dovuto sentire continuamente dentro il valore del donarsi a chi è di fronte a te.
Mentre scrivo, di getto, attraverso con il guardo dell’anima il tempo che mi hai donato. Cos’è che non abbiamo fatto insieme? Abbiamo studiato e nonostante le mie povere capacità sei riuscito a rendermi migliore, abbiamo mangiato, dormito, viaggiato, abbiamo condiviso palchi, scrivanie, musica, teatro, formazione, scrittura, arte, filosofia, tecnologia… E sono tanto orgoglioso di essere stato sempre un passo indietro rispetto a te perché tu sei un gigante Maurizio.
Certo, lo sai, non lo dai a vedere, non vuoi darlo a vedere e riesci a mettere a proprio agio chiunque: non a caso mi chiedono continuamente di te i dirigenti, i docenti, ma anche le persone comuni che abbiamo incontrato nel nostro lunghissimo girovagare e che poco avevano a che fare con il nostro mondo… I camerieri, i portieri di albergo, i fonici e gli addetti ai services, le maschere, quelli che chiamano personale ATA, gli autisti… “E Maurizio?” Questo è ciò che hanno continuato a chiedermi sino a ieri. Lo facevano sorridendo e non chiedevano del “Chiar.mo Prof. Spaccazocchi” perché sapevano, sanno e sappiamo che rifuggivi ogni forma di ampollosità.
Abbiamo attraversato il tempo, l’Europa, l’Italia da cima a fondo sfidando i piani alti grazie al tuo coraggio e alle tue competenze. Il caso ha voluto che proprio ieri ritirassi l’ultimo libro che Bimed si onora di averti pubblicato.
Come se lo sapessimo io e te… E non sai quanto mi costa evitare le imprecazioni… Perché io e te, è da qualche anno che ci diciamo della necessità di lasciare tracce che possano essere utili alla scuola, lontane dalla supponenza e dalle consuete presunzioni dei tanti, troppi, prezzolati pseudo intellettuali che continuano a puntare il dito contro la scuola preoccupandosi soltanto di avere facondi rapporti con i piani alti ma senza mai importarsi concretamente del mondo della scuola.
Maurizio mio, fossi qui ti direi che in questo momento mi sento patologicamente solo.
So, però, che mi risponderesti male e mi diresti della grandiosità della nostra comunità di pratica educante. Sei nel vero, tu, ancora una volta tu, Maurizio mio lo so… So anche, però, che niuno del mondo che abbiamo condiviso, non stia provando ciò che sento io in questo momento.
Perché tu sei un gigante Maurizio mio e il tuo proteggere era così grandioso che proteggevi anche dal sole cocente senza fare ombra a niuno.
Ciao Maurì… e ora mi sento in colpa anche perché per timore reverenziale non sono mai riuscito a dirti che ti ho voluto un mondo di bene.
Lo faccio ora, con l’auspico che ti faccia ridere così come tante volte il pagliaccio che sono, è riuscito a farti ridere.
Maurì ti voglio un mondo di bene.

 Simona Bucchi
Durante le mie 4 estati (2000/2004) trascorse ad Assisi, ho abitato nelle atmosfere più belle, più entusiasmanti e più trascinanti delle tue lezioni. Alla domanda: “Com’è musicale l’uomo?” mi sono persa, nelle tue suggestioni, nella tua teatralità, la tua voce come un  un mantra risuonava in Cittadella e ancora nelle mille aule e nella mia mente.
La tua ironia sottile ma anche diretta, quando ricordo in quel Marzo, sessione d’esame, sbagliai a scrivere il tuo cognome e tu mi facesti notare che Spaccazocchi andava scritto con una zeta sola, altrimenti sarebbe apparsa la parola ….azzo! Ti raccomandasti di non sbagliarlo più! Una bella sdentata ma che illuminó come un faro il tuo cognome, che non ho mai più sbagliato a scrivere.
Ogni respiro, ogni parola, ogni gesto, ogni momento, nulla era casuale ma sempre insegnato, educato, trasmesso, vissuto e scolpito come un’orma nella pietra.
Su quelle pietre, quelle di Assisi, sugli scalini, sulle strade, nelle chiese, nelle piazze, sui muri, tu hai costruito la tua grandezza come uomo e come maestro. Noi abbiamo percorso, attraversato, visitato tutti i tuoi luoghi ed esplorato i tuoi spazi.
Grazie maestro, grazie per la tua grande generosità, per averci dato la possibilità di ascoltarti, grazie per i tuoi insegnamenti, le tue riflessioni,  il tuo entusiasmo e il tuo carisma.
Magari ci incontreremo ancora un giorno e con la tua chitarra canteremo ancora insieme.
Grazie Maurizio,

Claudia Giunta
Caro professore, mi ricordo bene di quando camminava per i corridoi del Conservatorio di Pesaro con indosso una giacca verde militare e ai piedi gli anfibi: attorno a lei c’era “un bel codazzo” di studenti e io, che ero al quarto o quinto anno di violino, la guardavo stupita, pensando: “Sta passando Spaccazocchi… mitico!”. I compagni e le compagne di studi più grandi, che facevano didattica con lei, mi raccontavano di un tipo non comune, che a metà degli anni ’80 parlava di cambiamenti importanti, dell’educare “con la musica” per comprendere se stessi e il mondo. Ma io, all’epoca, non ci badavo, proiettata sul mio strumento e poco avvezza ad allargare lo sguardo. Poi ci siamo incontrati di nuovo, e questa volta è stato amore a prima vista: prima il laboratorio in Università, poi la tesi con lei sulla coralità, poi il convegno nazionale sulla Musica a Scuola a Pesaro e quello a Roma con gli stessi amici di Musicheria. Ma un ricordo particolare va alle sue formidabili lezioni in Conservatorio: mi viene in mente che una volta, davanti a noi studenti, si divertì a inventare un jingle, accompagnandosi al pianoforte, per prendere bonariamente in giro un collega appena diventato “Direttor!!!!!”; possiedo ancora la registrazione di quella sua incalzante improvvisazione e quando mi capita di ascoltarla, sorrido, a distanza di tempo, per l’efficacia del suo sguardo musicale, ritmico, ironico e graffiante.  Uno sguardo pulito, lucido, autentico, ricco di esperienze e carico di bellezza. Uno sguardo, il suo, capace di soffermarsi, di entrare in contatto, di osservare e rilanciare perché, come dice lei “Un uomo è un uomo in mezzo agli altri uomini”.  Grazie per avermi concesso di fare un pezzetto di strada con lei. Grazie per avermi insegnato a cantare e a far cantare. Grazie di aver dato tanto a noi insegnanti e di averci lasciato tanto ancora da imparare. E ora che una nuova vita l’aspetta, le faccio una domanda che conosce bene: “Perché gli angeli volano?”. So che lei risponderebbe: “Perché sanno prendersi alla leggera”. Buon volo, Spacca.

Anita Pianesi
Maurizio Spaccazocchi ci ha lasciato fisicamente ma è sempre tra di noi, quando prepariamo le nostre lezioni, quando cerchiamo un progetto dove i nostri allievi sperimentano la musica lavorando in gruppo, improvvisano mettendo in campo tutte le loro conoscenze e competenze, divertendosi e vivendo la musica come un’esperienza umana e insostituibile. Come tanti colleghi che hanno scritto in questi giorni su di lui, ho conosciuto il Maestro in un periodo in cui desideravo vedere la musica da altre angolazioni, perlustrando ogni angolo, ogni possibile evoluzione, ogni possibile espressione naturale. I laboratori del Prof. Spaccazocchi alla Scuola di Musicoterapia di Assisi sono stati per me una grande guida verso un approccio alla musica diverso da quello vissuto e sperimentato in Conservatorio: la musica che viene dal sé, dal proprio essere, la musica come espressione dei bisogni dell’uomo nel proprio contesto, che si rivela in costante divenire, in un percorso “emancipativo”, basato sulle due dimensioni: teorica e prassica, come egli stesso ha scritto nel suo intervento “Per una Pedagogia dei bisogni delluomo in Musica”. Le sue opere rimarranno per me sempre un punto di riferimento, dal quale partire per riflettere e approfondire il sapere e il saper fare pedagogico, facendo sempre attenzione alla distinzione tra “insegnare” e “educare”, nel rapporto relazionale tra discente e docente, o meglio, tra attore e mediatore. Il Maestro mi ha fatto apprezzare maggiormente la musica popolare nella sua funzione espressiva dell’uomo, mettendo in evidenza l’importanza della dimensione umana correlata al contesto sociale o, meglio, all’evento che fa scaturire il bisogno musicale, dove ciò che interessa allo studioso “non sono tanto i diversi repertori musicali a larga diffusione sociale qui coinvolti, ma quanto i modi e le tattiche che permettono alluomo di avvicinarsi, appropriarsi e vivere tutto questo grande bagaglio di esperienze sonore e musicali”. Il Maestro è diventato “uno di famiglia” sempre presente nella nostra quotidianità attraverso le sue proposte didattiche, i suoi progetti, le sue riflessioni pedagogiche, a volte “sfidanti”. E, come “uno di famiglia” Maurizio, rimarrà tra di noi, nei nostri pensieri pedagogici, come “uno di famiglia” ci ricorderemo di lui tutte le volte che i nostri allievi riusciranno a mettere in campo consapevolmente le competenze acquisite attraverso l’attivazione dei suoi progetti, quando tireremo fuori, educando, tutto il potenziale che ci circonda, quando la Musica farà da protagonista rappresentandoci. Ringrazio Maurizio per questi doni e per avere ampliato la mia visione, dandomi l’occasione di continuare questo cammino verso altri orizzonti dove la Musica rimane, insieme ai suoi silenzi.
Con infinita gratitudine e stima. Ciao Maurizio…

Gianni Grisolia
Maurizio l’ho conosciuto nel 2013 durante un suo seminario a Empoli sulla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari che s’intitolava “Rodari remake”. Ho un bellissimo ricordo  di quella esperienza, e la sensazione che ho ancora dentro di me è l’energia, l’allegria e l’ironia contagiosa di Maurizio. Dopo Empoli non l’ho più incontrato, ma ho letto alcuni suoi libri e usato alcuni suoi manuali nel mio percorso didattico. La cosa più bella che conservo dell’esperienza  con  Maurizio è la favola al telefono di Rodari “La vecchia zia Ada” che propose per spiegare cosa intendeva per autonomia dell’allievo, per lui la didattica doveva aiutare l’autonomia e non la dipendenza. E lo voglio ricordare con la frase che la vecchia zia Ada dice agli uccellini dopo che hanno beccato il biscotto che gli aveva dato: “Su, andate, andate. Cosa aspettate ancora? Le ali sono fatte per volare”. Grazie Maurizio sarai sempre nel mio cuore.

Francesca Del Bianchi
Ho conosciuto il professore Spaccazzocchi al corso di musicoterapia di Assisi e l’estate scorsa, durante il suo laboratorio, ho portato mia figlia di un anno e mezzo a lezione con noi perché era malata. In quell’occasione ha scoperto la polifonia e una compagna di corso ha immortalato questo momento incredibile di sgomento e meraviglia. Un ricordo indelebile. Quella foto l’ho inviata al professore ed è ora e sarà sempre nella stanza di mia figlia.

Antonio D’Abramo
Entrare in classe con l’esigenza di coinvolgere tutti e la voglia di utilizzare ogni stratagemma empatico per arrivare a catturare l’attenzione dei ragazzi. Premiare i miglioramenti, valutare per competenze e non per le abilità, riuscire a far sentire tutti importanti durante le lezioni. Questo è ciò che ho imparato nelle lezioni con Maurizio Spaccazocchi. Grazie

Laura Giavatto
Ciao Maurizio, il risveglio di stamane non ha dato il buongiorno a questa mia giornata. Tu, forte come un leone, dirompente come un uragano, energico come un vulcano te ne sei andato! Inutile esprimere il dolore, il dispiacere grande di sapere che tutta la tua vitalità si è fermata. Ti ricorderò sempre non solo per le tue competenze, la tua cultura, il tuo sapere , le tue mitiche ed illuminanti lezioni ad Assisi , che aprivano numerosi spunti di riflessione e innescavano nuove idee e tanta creatività, ma anche per l’ironia, la goliardía , l’instancabile tua visione sempre ottimista della vita. La battuta sempre pronta, lo scherzo , le innumerevoli risate ma anche i discorsi lunghi e articolati su temi importanti riguardanti la vita. Mi ricordo che ti dicevo che eri un clown e ti arrabbiavi forse perché pensavi che ti prendessi in giro, ma in realtà per me era un complimento per il modo in cui affrontavi la vita, sempre in maniera gioiosa , allegra e scherzosa rendendo divertente il clima che creavi intorno a te. Ricorderò le belle giornate al mare qui in Sicilia in occasione di un tuo corso, ed in particolare sulla scogliera vicino casa mia al mare dove dicesti “ecco, in questo posto potrei allontanare tutti i pensieri e riuscire ad estraniarmi dal mondo”. Ti ho sempre ammirato per quel “Maurizio bambino” di cui ti sei sempre preso cura che ha permesso a quello adulto un bellissimo “incantesimo” : insegnare giocando!! Il tuo profondo sentire si è trasformato in arte e l’arte in allegria. Grazie Maurizio, rimarrai sempre vivo , perché vivi nel ricordo di chi ti ha conosciuto, apprezzato, stimato e voluto bene. Sono felice di averti incontrato sul mio cammino.

Gessica Santi
Addio Prof. …. Professore!! Avrebbe detto lei infierendo e  ridendo sotto i baffi del mio ritardo a lezione (l’unico  dopo quella volta, perché anche se giustificato… non si arriva tardi a lezione, non me l’ avrebbe concesso un altro ritardo !)  e delle mie abbreviazioni inopportune. Come quando mi firmai Gessica da Ra e lei mi disse di conoscere Ra,  dio egizio, il dio  del sole, chiesi scusa, corressi (da Ravenna) e capii l’importanza  della comunicazione… tra le righe della sua battuta.  Sempre pungente e ironico quanto divertente e bizzarro, le bastava alzarsi  in piedi dal pianoforte per far tacere un aula colma di studentesse chiacchieranti, e accendere la miccia della didattica musicale. Miccia  che lanciava scintille a tutt* perché chiunque può “Essere Musicale”… e lei questo ce lo ha insegnato bene!! Conoscerla professore….. è  stato un piacere e divertimento come studentessa e futura insegnante, un piacere e arricchimento come insegnante di scuola dell  infanzia un piacere e nutrimento come professionista e curiosa ricercatrice di autentica didattica… Un piacere averla conosciuta, studiato con lei, scritto la mia tesi insieme a lei (ricordo quando, mentre le spiegavo le mie idee confuse, le aveva già chiarite in un indice che diceva esattamente quello che pensavo), aver continuato a lasciarmi contaminare nel mio lavoro dalle sue “perturbazioni musicali”… ogni volta che  nella memoria sono stata in cerca di idee,  lei era  lì a fare capolino!! Un saluto professor Spaccazocchi, certa che continuerò a scoperchiare quell’incredibile vaso di pandora attraverso i suoi libri e  suoi laboratori,  le sue lezioni … addio Prof ! Gessica da Ra … venna

Rita Cracolici
Ho conosciuto Maurizio Spaccazzocchi negli anni di frequenza del corso di Musicoterapia ad Assisi tra il 1998 e il 2000. Dopo anni di Conservatorio lui era una ventata di freschezza e competenza, era homo musicus in tutto… ricordo le chiacchierata la sera dopo le lezioni, le occasioni dei laboratori… lo studio dei suoi libri che stanno ancora sistemati nella mia libreria dopo avere sostenuto Pedagogia Musicale come ultima materia del corso di Musicoterapia… un esame che è stato un’ ennesima occasione di confronto e crescita. Ricordo quanto piacevoli fossero le sue lezioni e il suo sorriso assolutamente coinvolgente. Poi la notizia della malattia con cui stava lottando e il non trovarlo a marzo quando sono andata ad Assisi… Che vuoto che lascia… e allo stesso tempo quanta eredità, quanti docenti formati dalle sue parole…è e resterà indelebile. Grazie, prof., per tutto ciò che ci hai donato.

Marzia Poidomani
Di Maurizio, a parte la sua grande professionalità che è risaputa, ricordo soprattutto due caratteristiche che lo rendevano pienamente umano nel senso più alto di questo aggettivo. La prima era la sua capacità creativa che rendeva bella ogni cosa passasse “sotto le sue mani” o meglio “dentro le sue mani”. Ogni composizione, di qualsiasi natura o forma d’arte fosse, poteva essere trasformata, ogni melodia diventare altro, ogni testo ironico poteva risultare profondamente serio e ogni cosa seria profondamente ironica. Ogni tristezza poteva diventare leggera e ogni leggerezza acquisire un legame indissolubile con l’essenza stessa delle cose. La seconda caratteristica che ho potuto sperimentare personalmente era la sua profondità di ascolto. Ho sempre avuto la sensazione che i racconti fossero per lui “sacri” e per questo, al di là di tutto, lui era sempre in totale ascolto, con assoluta sospensione da qualsiasi giudizio, ma non si tirava indietro dal dire la sua, perché offrire un punto di vista – il suo – era per lui una questione di giustizia, di verità condivisa. Ciao Maurizio, anima bella, se puoi riempi tutto ciò che ti circonda adesso, di musica e gioia e di tutta la tua leggera e profonda umanità. Grazie a voi che avete pensato a questo bel modo per ricordarlo e in questo modo date anche a me, che sono lontana, la sensazione di aver contribuito anch’io a fare qualcosa in questo momento triste soprattutto per i suoi cari.

Maurizio Vitali
Caro Maurizio, quali parole lasciarti oggi dopo aver letto tutti i ricordi delle amiche e degli amici che fin qui hanno scritto di te. Certo anch’io ho ammirato le tue capacità di intuizione ed elaborazione fuori dal comune via via che emergevano dai tuoi scritti e nei tuoi interventi. Così come ho vivo il ricordo del piacere che mi veniva dalla possibilità di incontrarti, ogni volta che questo accadeva, che fosse di persona o anche solo al telefono. Tu sempre con un’instancabile carica positiva, sempre col desiderio di esserci e di andare avanti, come se tempo e spazio non fossero mai sufficienti a contenerti intero nella tua propulsivita, ma poi anche sereno e pacato nel raccontarti e farti capire, con leggerezza, con simpatia anche nei momenti delle scelte più difficili, per esempio quando hai deciso di interrompere la collaborazione col centro studi. Tutto da allora è rimasto chiaro, anche nella separazione, con un interesse curioso, e un’attenzioe che siamo riusciti a mantenere e ad esprimere per percorsi diventati ormai diversi, dopo tantissimi anni passati insieme. Ora che te ne vai custodiamo con cura quanto ci hai lasciato che da oggi diventa ancora più prezioso per noi. Grazie allora per questo importante pezzo di percorso che si è fatto insieme. Onorato di aver goduto della tua stima e della tua amicizia.

Kristian Sensini
Annus horribilis. Un altro dei miei mentori musicali se ne va. Ricevo con grande dolore la notizia della scomparsa di Maurizio Spaccazocchi. Musicista, pedagogista, autore, intellettuale fuori dal comune, Maurizio è stato per me molto più di un insegnante: è stato un punto di riferimento. Ho avuto il privilegio di averlo come docente e coordinatore del Biennio di Formazione Docenti al Conservatorio di Pesaro. Basti dire che, se oggi insegno nella scuola pubblica, lo devo a lui. Da lui ho imparato a vedere la Didattica della Musica come un’esperienza globale e verticale: non il semplice imparare a suonare una canzoncina, ma lo sviluppo di competenze a 360 gradi, che partono sempre dall’esperienza umana prima ancora che musicale. La musica, per Maurizio, era un modo per formare persone, non musicisti. I suoi libri, ne ho letti davvero tanti, sono una risorsa preziosa per ogni insegnante, non solo di musica. In ogni pagina c’è la sua visione: un’educazione musicale che mette al centro l’essere umano, le sue emozioni, il pensiero critico, la creatività. Maurizio era un uomo coltissimo, con una vitalità travolgente e uno sguardo acuto, rapidissimo, sempre lucido e ironico. Un fanciullino che non ha mai smesso di giocare con le idee, capace al tempo stesso di analisi profonde e illuminanti, come solo i grandi sanno fare. Con immensa gratitudine, ricordo che ha scritto l’introduzione del mio libro dedicato alla didattica della musica. È stato un gesto di generosità e stima che mi ha profondamente toccato, e che oggi assume un valore ancora più intenso. Dedico a lui, oggi più che mai, il mio lavoro di insegnante. Grazie di tutto, Maurizio.
“E, nello scoprire se stessi, si scopre inevitabilmente che ogni persona attiva una propria condotta musicale che non è mai identica alla mia, alla tua. Questa, allora, è la ragione per la quale una educazione con e alla musica, non sarà mai solo una educazione musicale, certamente no, perché, come ben dimostra Kristian Sensini: una costruzione etica ed estetica della persona deve poter prendere coscienza di non essere mai un as-solo poiché, grazie al ricco mondo dei suoni, tutti possiamo rispecchiarsi negli altri, che siano più o meno accanto a noi oppure dall’altra parte di questa nostra amata Terra”. Maurizio Spaccazocchi

Mario Piatti
Erano i primi anni ’80 e stavo iniziando ad approfondire le problematiche della “didattica della musica”. Tra i primi testi che mi hanno aiutato nella mia autoformazione non posso non ricordare alcuni scritti di Maurizio, come Suono, segno, gioco (Suvini Zerboni, 1980) o il Dizionario dell’educatore musicale (ricordi, 1990). La sintonia delle idee si è poi rafforzata con gli incontri personali frequenti in occasione dei Colloqui di Pedagogia Musicale e di Musicoterapia di Assisi e con l’avvio del Centro Studi Maurizio Di Benedetto e della Scuola di Animazione Musicale. Giorni e serate passate a discutere di cose serie ma anche a “bischereggiare”, nella convinzione che i nostri progetti e la qualità delle nostre attività potevano essere rafforzate da un clima amichevole e fraterno che non è mai venuto meno. Da quando alla metà degli anni ’90 ho lasciato la Scuola di Musicoterapia di Assisi i contatti personali con Maurizio si sono diradati, pur non mancando ogni tanto il confronto sui temi a noi cari, in particolare quelli che lui, molto più prolifico di me, andava esprimendo nelle sue pubblicazioni, come La musica e la pelle (FrancoAngeli, 2004), Musica Educativa. Prospettive antropologiche per una pedagogia musicale (Progetti Sonori, 2011), o La programmazione musicale verticale. Progetto per educare alla vita con la musica (Progetti Sonori, 2021). Sono sempre stato ammirato dalla profondità delle sue riflessioni, unite alla vivacità del suo eloquio e alla capacità di coinvolgimento nel suo fare formazione, alla sua capacità di “animatore”, come scrivevo nella presentazione di Piacere musica (Progetti Sonori, 2006), libro che Maurizio ha scritto a quattro mani con il suo grande amico Enrico Strobino: «Questo è un libro di quell’arte particolare che è l’arte della “parola-che-stimola-la-fantasia-musicale-creatrice”. E non può non essere così: gli autori infatti hanno prodotto e producono non solo scritti che aiutano a progettare e a realizzare eventi creativo-musicali, ma sono stati e sono anche “animatori” in grado di realizzare eventi e movimentare situazioni in cui, se si ha la fortuna di esserci, si è sempre coinvolti e sollecitati ad entrare nella “musica” dalla porta principale, quella del cantare, suonare, ascoltare mettendo in gioco tutte le proprie potenzialità corporee e mentali ai massimi livelli».
Caro Maurizio, son sicuro che le tue idee, le tue proposte creative, il tuo esempio continueranno ad animare chi vorrà “educare alla vita con la musica” le giovani generazioni. Grazie Spacca.

Casa Editrice Progetti Sonori Didattica Musicale
Oggi abbiamo il cuore spezzato per la morte di una persona che ha lasciato un’impronta indelebile nelle nostre vite e nel mondo della didattica musicale. Maurizio Spaccazocchi non era solo un esperto, un pedagogo illuminato, un autore che ha contribuito con saggezza e intuizione a tante pubblicazioni. Era prima di tutto un amico, un uomo straordinario, capace di insegnare con il sorriso, di sdrammatizzare con una battuta e di trasformare anche le riflessioni più profonde in momenti di autentica leggerezza.
Chiunque abbia lavorato con lui sa quanto fosse intelligente, colto e ironico e sempre pronto a regalare un momento di buonumore. L’ironia era il suo marchio distintivo, quel tratto raro che, accanto alla serietà della sua professione, rendeva ogni confronto con lui stimolante e mai scontato.
Ci mancherà la sua presenza, le sue parole argute, il suo modo unico di vedere la musica e l’insegnamento.
Oggi non diciamo addio, ma celebriamo ciò che ci ha lasciato: il sapere che ha condiviso, le risate che ci ha regalato e il ricordo di un uomo che ha reso il nostro lavoro – e soprattutto la nostra vita – più ricchi.
Grazie, caro Mauri, per tutto ciò che ci hai donato. Continuerai a vivere nelle nostre parole, nella nostra musica, e nelle risate che, grazie a te, non smetteranno mai di risuonare.

Rosalia (Lia) Sacco
Il Prof Maurizio Spaccazocchi… cosa dire??? Un maestro di vita, di sorrisi,  musica… con una grande voce! Durante il corso di Musicoterapia durante il quale ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo, sapeva attirare ed attrarre a sé l’attenzione anche dei più distratti:  impossibile non “innamorarsi” di un insegnante come lui. Ricordo quando durante una  cena di fine anno rubava le verdure dai piatti di tutti,  che matto!!!  Con lui abbiamo imparato  a “nascere” : sulle note di Odissea nello spazio ci ha chiesto  di  simulare l’uscita dall’ utero materno, all’inizio sembrava una fandonia… poi  si è rivelata un’attività  divertentissima. Ognuno “nasceva” a modo suo  perché siamo unici e diversi. Quando tutti “avevamo visto la luce”  abbiamo urlato insieme la parola “Mamma”… le risate partivano da casa Franchi e arrivavano  in piazza!  Spesso mi ritrovo a riproporre le sue  attività  soprattutto quelle che mi sono rimaste nel cuore  come questa. Grazie prof. Spaccazocchi per quello che sei stato, per quello che sei e per quello che sarai.

Alessandra Anceschi
Ho conosciuto Maurizio Spaccazocchi nel corso di un’estate genovese, frequentando uno dei tanti seminari per la formazione degli insegnanti che ha saputo intrattenere. Ero alla soglia dell’insegnamento, appena uscita dagli studi conservatoriali di Strumento e di Didattica della Musica. Il ricordo più vivido che conservo di quei momenti è relativo al clima di lavoro: spensierato e intenso al contempo. Non mi era mai capitato, sino ad allora, di avere una prossimità così fluida e giocosa con la Musica

Giovanna Gemmato
Questa è davvero una notizia bruttissima. Ho studiato con Maurizio alla Cittadella di Assisi durante il mio corso di Musicoterapia. Studiare con lui è stata l’ avventura più bella e divertente che abbia mai vissuto. Conservo ancora l’audio delle sue lezioni e il video dei suoi laboratori. Ogni tanto li guardo e imparo ancora. Buon viaggio, Maurizio, che la terra ti sia lieve!

Luisa Tarantini
Aver avuto la fortuna di conoscere il Professor Spaccazzocchi, di aver appreso attraverso le sue lezioni esplosive, dinamiche ma allo stesso tempo ricche di riflessioni, aver assistito alle sue performance canore -alcune inaspettate – ed essere stata immersa nel suo laboratorio durante il corso quadriennale di musicoterapia di Assisi,  è stata una fortuna, un arricchimento, un’esperienza che mi porterò sempre nel cuore, facendomi scappare, ogni tanto, anche qualche risata, ripensando a tutte quelle che ci ha fatto fare lui. Grazie.

Chi intendesse scrivere qualche parola in ricordo di Maurizio può inviarle a direzione@musicheria.net. Pubblichiamo di seguito i primi interventi.

Sandra Raffini
per me era “il Prof”, quasi inavvicinabile… e invece da una distanza che forse avevo percepito più io è nata una vicinanza… che in tutto questo tempo non è mai venuta meno. Ci hai insegnato davvero tanto!
Non ci mancherai perché sarai sempre con Bimed – Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo – ma sarà durissima non averti a fianco.

Piera Bagnus
La mia tesi in musicoterapia, a conclusione del corso di Assisi, l’ho scritta sul finire degli anni Novanta, sotto la sua supervisione. Ero molto giovane, la mascotte del corso, e lui mi propose di fare un lavoro con le canzoni, coinvolgendo gli anziani ospiti di una casa di riposo. Insieme decidemmo il titolo “Cantami di te”. La discussi con successo e Maurizio mi invitò a pubblicarla. Per il libro scrisse una presentazione che ho riletto, negli anni, infinite volte e che qui voglio restituirgli come inno alla vita, alla sua, insieme al mio affettuoso grazie.

Cantami di te…
Sì, cantami di te…
Ti ascolto…
E in questo ascoltarti sento che tu “rispolveri” le tue ore, i tuoi giorni, il tuo tempo…
Cantami di te…
Ascolterò la tua vita!
E infatti, essere disposti ad ascoltare gli altri, è una pratica così essenziale che a volte l’uomo dimentica quanto sia importante.
Ascoltare gli altri…
Anzi, far capire agli altri che siamo disposti ad “osservarli” auditivamente, è cosa ricca di fascino, di stupore, di magia…
Una magia sana, positiva, al servizio del valore umano!
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
incantatemi con le metafore vocali della vostra vita…
Una vita unica, diversa, che messa al confronto con le altre e con la mia, dice solo che c’è da apprendere…
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
E tu canti…
E voi cantate…
E mentre lo fate percepite la mia predisposizione al vostro canto, il mio abbandono sicuro ai vostri suoni, alle vostre vibrazioni.
Cantate, e nello stesso istante sentite che il vostro canto è compreso, è preso dal mio ascolto che a sua volta prende il mio cuore, la mia memoria, la mia storia.
La mia e la vostra storia…
E se io mi faccio prendere dal vostro canto…
Voi vi impressionate, sentite tutto il mio modo di entrare il gioco con voi…
E tu, e voi, per simpatia ed empatia nei confronti del mio stile relazionale, sentite che potete fidarvi…
Potete lasciarvi andare, come io mi sono lasciato andare al vostro ascolto, per dar vita ad un nuovo e sano modo di entrare in relazione, condivisione, comunione.
Tutto questo non emerge da una teoria più o meno profonda sulla vita…
È  la vita stessa che si esalta…

[…]

Quanto sia possibile fare per gli altri con la musica, il canto, la predisposizione all’ascolto, è un risultato che nasce da un segreto che non è più tale.
Infatti, come Saint-Exupéry fece dire alla Volpe mentre si rivolgeva al Piccolo Principe:

Il mio segreto. È  molto semplice: non si vede che col cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi“.

[…]

Sembra poco, perché è invisibile, perché è essenziale il canto della vita, per la vita, che tiene in vita.
Cantami di te…
Cantatemi di voi…
incantatemi con il cuore…
Io ascolterò…
Con il cuore…
Ascolterò…
L’essenziale…
Ascolterò…
Il rinnovarsi della vostra vita.

Maurizio Spaccazocchi, 2000


Andrea Iovino

Caro Maurizio,
da qualche minuto hai assunto una dimensione differente. E abituarsi a questa dimensione differente (te lo scrivo per farti sentire in colpa!!!) sarà difficile, di più. Mi hai regalato quindici anni della tua vita e donandoli al sottoscritto hai fatto tanto per Bimed. Forse più di ogni altro. È stato un dono il tuo cercarci, il tuo instancabile esserci, il tuo accompagnarci, il tuo dedicarti ai nostri operatori, che tu non volevi mai li chiamassi così perché, per te, prima ancora che per me erano molto di più.
Dicevi “sono loro che ci aiuteranno a cambiare la scuola, sono loro che concependo appieno la missione di Bimed sapranno ricreare il clima di cui ha bisogno la scuola”. E loro te ne sono grati, Maurizio, anche se non saprebbero dirtelo per come vorrebbero. Ora sono in silenzio, un silenzio incombente che mi massacra Maurizio perché è come se avvertissi fuori di me quello che sento dentro di me. Perché se è vero che a loro hai dato tanto, quello che si è giovato più di ogni altro di te, sono senz’altro io che mi sentivo, mi sento e mi sentirò in debito ancora di più domani e in ogni altro domani che verrà.
In questi quindici anni abbiamo condiviso un impegno che ti ha esposto più del dovuto. Hai sposato la mission di Bimed a 360° e nessuno meglio di te ha saputo spiegare al mondo, non soltanto al nostro mondo, quanto fosse necessario cambiare il fare scuola, il non omologarsi, il non mortificare, il non trincerarsi dietro i pregiudizi, il non seguire pedissequamente le teorie e i filoni del momento, il non stare in superficie e cercare, invece, di andare a fondo delle cose perché, le nuove generazioni e noi stessi, per essere umani avremmo dovuto sentire continuamente dentro il valore del donarsi a chi è di fronte a te.
Mentre scrivo, di getto, attraverso con il guardo dell’anima il tempo che mi hai donato. Cos’è che non abbiamo fatto insieme? Abbiamo studiato e nonostante le mie povere capacità sei riuscito a rendermi migliore, abbiamo mangiato, dormito, viaggiato, abbiamo condiviso palchi, scrivanie, musica, teatro, formazione, scrittura, arte, filosofia, tecnologia… E sono tanto orgoglioso di essere stato sempre un passo indietro rispetto a te perché tu sei un gigante Maurizio.
Certo, lo sai, non lo dai a vedere, non vuoi darlo a vedere e riesci a mettere a proprio agio chiunque: non a caso mi chiedono continuamente di te i dirigenti, i docenti, ma anche le persone comuni che abbiamo incontrato nel nostro lunghissimo girovagare e che poco avevano a che fare con il nostro mondo… I camerieri, i portieri di albergo, i fonici e gli addetti ai services, le maschere, quelli che chiamano personale ATA, gli autisti… “E Maurizio?” Questo è ciò che hanno continuato a chiedermi sino a ieri. Lo facevano sorridendo e non chiedevano del “Chiar.mo Prof. Spaccazocchi” perché sapevano, sanno e sappiamo che rifuggivi ogni forma di ampollosità.
Abbiamo attraversato il tempo, l’Europa, l’Italia da cima a fondo sfidando i piani alti grazie al tuo coraggio e alle tue competenze. Il caso ha voluto che proprio ieri ritirassi l’ultimo libro che Bimed si onora di averti pubblicato.
Come se lo sapessimo io e te… E non sai quanto mi costa evitare le imprecazioni… Perché io e te, è da qualche anno che ci diciamo della necessità di lasciare tracce che possano essere utili alla scuola, lontane dalla supponenza e dalle consuete presunzioni dei tanti, troppi, prezzolati pseudo intellettuali che continuano a puntare il dito contro la scuola preoccupandosi soltanto di avere facondi rapporti con i piani alti ma senza mai importarsi concretamente del mondo della scuola.
Maurizio mio, fossi qui ti direi che in questo momento mi sento patologicamente solo.
So, però, che mi risponderesti male e mi diresti della grandiosità della nostra comunità di pratica educante. Sei nel vero, tu, ancora una volta tu, Maurizio mio lo so… So anche, però, che niuno del mondo che abbiamo condiviso, non stia provando ciò che sento io in questo momento.
Perché tu sei un gigante Maurizio mio e il tuo proteggere era così grandioso che proteggevi anche dal sole cocente senza fare ombra a niuno.
Ciao Maurì… e ora mi sento in colpa anche perché per timore reverenziale non sono mai riuscito a dirti che ti ho voluto un mondo di bene.
Lo faccio ora, con l’auspico che ti faccia ridere così come tante volte il pagliaccio che sono, è riuscito a farti ridere.
Maurì ti voglio un mondo di bene.

 Simona Bucchi
Durante le mie 4 estati (2000/2004) trascorse ad Assisi, ho abitato nelle atmosfere più belle, più entusiasmanti e più trascinanti delle tue lezioni. Alla domanda: “Com’è musicale l’uomo?” mi sono persa, nelle tue suggestioni, nella tua teatralità, la tua voce come un  un mantra risuonava in Cittadella e ancora nelle mille aule e nella mia mente.
La tua ironia sottile ma anche diretta, quando ricordo in quel Marzo, sessione d’esame, sbagliai a scrivere il tuo cognome e tu mi facesti notare che Spaccazocchi andava scritto con una zeta sola, altrimenti sarebbe apparsa la parola ….azzo! Ti raccomandasti di non sbagliarlo più! Una bella sdentata ma che illuminó come un faro il tuo cognome, che non ho mai più sbagliato a scrivere.
Ogni respiro, ogni parola, ogni gesto, ogni momento, nulla era casuale ma sempre insegnato, educato, trasmesso, vissuto e scolpito come un’orma nella pietra.
Su quelle pietre, quelle di Assisi, sugli scalini, sulle strade, nelle chiese, nelle piazze, sui muri, tu hai costruito la tua grandezza come uomo e come maestro. Noi abbiamo percorso, attraversato, visitato tutti i tuoi luoghi ed esplorato i tuoi spazi.
Grazie maestro, grazie per la tua grande generosità, per averci dato la possibilità di ascoltarti, grazie per i tuoi insegnamenti, le tue riflessioni,  il tuo entusiasmo e il tuo carisma.
Magari ci incontreremo ancora un giorno e con la tua chitarra canteremo ancora insieme.
Grazie Maurizio,

Claudia Giunta
Caro professore, mi ricordo bene di quando camminava per i corridoi del Conservatorio di Pesaro con indosso una giacca verde militare e ai piedi gli anfibi: attorno a lei c’era “un bel codazzo” di studenti e io, che ero al quarto o quinto anno di violino, la guardavo stupita, pensando: “Sta passando Spaccazocchi… mitico!”. I compagni e le compagne di studi più grandi, che facevano didattica con lei, mi raccontavano di un tipo non comune, che a metà degli anni ’80 parlava di cambiamenti importanti, dell’educare “con la musica” per comprendere se stessi e il mondo. Ma io, all’epoca, non ci badavo, proiettata sul mio strumento e poco avvezza ad allargare lo sguardo. Poi ci siamo incontrati di nuovo, e questa volta è stato amore a prima vista: prima il laboratorio in Università, poi la tesi con lei sulla coralità, poi il convegno nazionale sulla Musica a Scuola a Pesaro e quello a Roma con gli stessi amici di Musicheria. Ma un ricordo particolare va alle sue formidabili lezioni in Conservatorio: mi viene in mente che una volta, davanti a noi studenti, si divertì a inventare un jingle, accompagnandosi al pianoforte, per prendere bonariamente in giro un collega appena diventato “Direttor!!!!!”; possiedo ancora la registrazione di quella sua incalzante improvvisazione e quando mi capita di ascoltarla, sorrido, a distanza di tempo, per l’efficacia del suo sguardo musicale, ritmico, ironico e graffiante.  Uno sguardo pulito, lucido, autentico, ricco di esperienze e carico di bellezza. Uno sguardo, il suo, capace di soffermarsi, di entrare in contatto, di osservare e rilanciare perché, come dice lei “Un uomo è un uomo in mezzo agli altri uomini”.  Grazie per avermi concesso di fare un pezzetto di strada con lei. Grazie per avermi insegnato a cantare e a far cantare. Grazie di aver dato tanto a noi insegnanti e di averci lasciato tanto ancora da imparare. E ora che una nuova vita l’aspetta, le faccio una domanda che conosce bene: “Perché gli angeli volano?”. So che lei risponderebbe: “Perché sanno prendersi alla leggera”. Buon volo, Spacca.

Anita Pianesi
Maurizio Spaccazocchi ci ha lasciato fisicamente ma è sempre tra di noi, quando prepariamo le nostre lezioni, quando cerchiamo un progetto dove i nostri allievi sperimentano la musica lavorando in gruppo, improvvisano mettendo in campo tutte le loro conoscenze e competenze, divertendosi e vivendo la musica come un’esperienza umana e insostituibile. Come tanti colleghi che hanno scritto in questi giorni su di lui, ho conosciuto il Maestro in un periodo in cui desideravo vedere la musica da altre angolazioni, perlustrando ogni angolo, ogni possibile evoluzione, ogni possibile espressione naturale. I laboratori del Prof. Spaccazocchi alla Scuola di Musicoterapia di Assisi sono stati per me una grande guida verso un approccio alla musica diverso da quello vissuto e sperimentato in Conservatorio: la musica che viene dal sé, dal proprio essere, la musica come espressione dei bisogni dell’uomo nel proprio contesto, che si rivela in costante divenire, in un percorso “emancipativo”, basato sulle due dimensioni: teorica e prassica, come egli stesso ha scritto nel suo intervento “Per una Pedagogia dei bisogni delluomo in Musica”. Le sue opere rimarranno per me sempre un punto di riferimento, dal quale partire per riflettere e approfondire il sapere e il saper fare pedagogico, facendo sempre attenzione alla distinzione tra “insegnare” e “educare”, nel rapporto relazionale tra discente e docente, o meglio, tra attore e mediatore. Il Maestro mi ha fatto apprezzare maggiormente la musica popolare nella sua funzione espressiva dell’uomo, mettendo in evidenza l’importanza della dimensione umana correlata al contesto sociale o, meglio, all’evento che fa scaturire il bisogno musicale, dove ciò che interessa allo studioso “non sono tanto i diversi repertori musicali a larga diffusione sociale qui coinvolti, ma quanto i modi e le tattiche che permettono alluomo di avvicinarsi, appropriarsi e vivere tutto questo grande bagaglio di esperienze sonore e musicali”. Il Maestro è diventato “uno di famiglia” sempre presente nella nostra quotidianità attraverso le sue proposte didattiche, i suoi progetti, le sue riflessioni pedagogiche, a volte “sfidanti”. E, come “uno di famiglia” Maurizio, rimarrà tra di noi, nei nostri pensieri pedagogici, come “uno di famiglia” ci ricorderemo di lui tutte le volte che i nostri allievi riusciranno a mettere in campo consapevolmente le competenze acquisite attraverso l’attivazione dei suoi progetti, quando tireremo fuori, educando, tutto il potenziale che ci circonda, quando la Musica farà da protagonista rappresentandoci. Ringrazio Maurizio per questi doni e per avere ampliato la mia visione, dandomi l’occasione di continuare questo cammino verso altri orizzonti dove la Musica rimane, insieme ai suoi silenzi.
Con infinita gratitudine e stima. Ciao Maurizio…

Gianni Grisolia
Maurizio l’ho conosciuto nel 2013 durante un suo seminario a Empoli sulla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari che s’intitolava “Rodari remake”. Ho un bellissimo ricordo  di quella esperienza, e la sensazione che ho ancora dentro di me è l’energia, l’allegria e l’ironia contagiosa di Maurizio. Dopo Empoli non l’ho più incontrato, ma ho letto alcuni suoi libri e usato alcuni suoi manuali nel mio percorso didattico. La cosa più bella che conservo dell’esperienza  con  Maurizio è la favola al telefono di Rodari “La vecchia zia Ada” che propose per spiegare cosa intendeva per autonomia dell’allievo, per lui la didattica doveva aiutare l’autonomia e non la dipendenza. E lo voglio ricordare con la frase che la vecchia zia Ada dice agli uccellini dopo che hanno beccato il biscotto che gli aveva dato: “Su, andate, andate. Cosa aspettate ancora? Le ali sono fatte per volare”. Grazie Maurizio sarai sempre nel mio cuore.

Francesca Del Bianchi
Ho conosciuto il professore Spaccazzocchi al corso di musicoterapia di Assisi e l’estate scorsa, durante il suo laboratorio, ho portato mia figlia di un anno e mezzo a lezione con noi perché era malata. In quell’occasione ha scoperto la polifonia e una compagna di corso ha immortalato questo momento incredibile di sgomento e meraviglia. Un ricordo indelebile. Quella foto l’ho inviata al professore ed è ora e sarà sempre nella stanza di mia figlia.

Antonio D’Abramo
Entrare in classe con l’esigenza di coinvolgere tutti e la voglia di utilizzare ogni stratagemma empatico per arrivare a catturare l’attenzione dei ragazzi. Premiare i miglioramenti, valutare per competenze e non per le abilità, riuscire a far sentire tutti importanti durante le lezioni. Questo è ciò che ho imparato nelle lezioni con Maurizio Spaccazocchi. Grazie

Laura Giavatto
Ciao Maurizio, il risveglio di stamane non ha dato il buongiorno a questa mia giornata. Tu, forte come un leone, dirompente come un uragano, energico come un vulcano te ne sei andato! Inutile esprimere il dolore, il dispiacere grande di sapere che tutta la tua vitalità si è fermata. Ti ricorderò sempre non solo per le tue competenze, la tua cultura, il tuo sapere , le tue mitiche ed illuminanti lezioni ad Assisi , che aprivano numerosi spunti di riflessione e innescavano nuove idee e tanta creatività, ma anche per l’ironia, la goliardía , l’instancabile tua visione sempre ottimista della vita. La battuta sempre pronta, lo scherzo , le innumerevoli risate ma anche i discorsi lunghi e articolati su temi importanti riguardanti la vita. Mi ricordo che ti dicevo che eri un clown e ti arrabbiavi forse perché pensavi che ti prendessi in giro, ma in realtà per me era un complimento per il modo in cui affrontavi la vita, sempre in maniera gioiosa , allegra e scherzosa rendendo divertente il clima che creavi intorno a te. Ricorderò le belle giornate al mare qui in Sicilia in occasione di un tuo corso, ed in particolare sulla scogliera vicino casa mia al mare dove dicesti “ecco, in questo posto potrei allontanare tutti i pensieri e riuscire ad estraniarmi dal mondo”. Ti ho sempre ammirato per quel “Maurizio bambino” di cui ti sei sempre preso cura che ha permesso a quello adulto un bellissimo “incantesimo” : insegnare giocando!! Il tuo profondo sentire si è trasformato in arte e l’arte in allegria. Grazie Maurizio, rimarrai sempre vivo , perché vivi nel ricordo di chi ti ha conosciuto, apprezzato, stimato e voluto bene. Sono felice di averti incontrato sul mio cammino.

Gessica Santi
Addio Prof. …. Professore!! Avrebbe detto lei infierendo e  ridendo sotto i baffi del mio ritardo a lezione (l’unico  dopo quella volta, perché anche se giustificato… non si arriva tardi a lezione, non me l’ avrebbe concesso un altro ritardo !)  e delle mie abbreviazioni inopportune. Come quando mi firmai Gessica da Ra e lei mi disse di conoscere Ra,  dio egizio, il dio  del sole, chiesi scusa, corressi (da Ravenna) e capii l’importanza  della comunicazione… tra le righe della sua battuta.  Sempre pungente e ironico quanto divertente e bizzarro, le bastava alzarsi  in piedi dal pianoforte per far tacere un aula colma di studentesse chiacchieranti, e accendere la miccia della didattica musicale. Miccia  che lanciava scintille a tutt* perché chiunque può “Essere Musicale”… e lei questo ce lo ha insegnato bene!! Conoscerla professore….. è  stato un piacere e divertimento come studentessa e futura insegnante, un piacere e arricchimento come insegnante di scuola dell  infanzia un piacere e nutrimento come professionista e curiosa ricercatrice di autentica didattica… Un piacere averla conosciuta, studiato con lei, scritto la mia tesi insieme a lei (ricordo quando, mentre le spiegavo le mie idee confuse, le aveva già chiarite in un indice che diceva esattamente quello che pensavo), aver continuato a lasciarmi contaminare nel mio lavoro dalle sue “perturbazioni musicali”… ogni volta che  nella memoria sono stata in cerca di idee,  lei era  lì a fare capolino!! Un saluto professor Spaccazocchi, certa che continuerò a scoperchiare quell’incredibile vaso di pandora attraverso i suoi libri e  suoi laboratori,  le sue lezioni … addio Prof ! Gessica da Ra … venna

Rita Cracolici
Ho conosciuto Maurizio Spaccazzocchi negli anni di frequenza del corso di Musicoterapia ad Assisi tra il 1998 e il 2000. Dopo anni di Conservatorio lui era una ventata di freschezza e competenza, era homo musicus in tutto… ricordo le chiacchierata la sera dopo le lezioni, le occasioni dei laboratori… lo studio dei suoi libri che stanno ancora sistemati nella mia libreria dopo avere sostenuto Pedagogia Musicale come ultima materia del corso di Musicoterapia… un esame che è stato un’ ennesima occasione di confronto e crescita. Ricordo quanto piacevoli fossero le sue lezioni e il suo sorriso assolutamente coinvolgente. Poi la notizia della malattia con cui stava lottando e il non trovarlo a marzo quando sono andata ad Assisi… Che vuoto che lascia… e allo stesso tempo quanta eredità, quanti docenti formati dalle sue parole…è e resterà indelebile. Grazie, prof., per tutto ciò che ci hai donato.

Marzia Poidomani
Di Maurizio, a parte la sua grande professionalità che è risaputa, ricordo soprattutto due caratteristiche che lo rendevano pienamente umano nel senso più alto di questo aggettivo. La prima era la sua capacità creativa che rendeva bella ogni cosa passasse “sotto le sue mani” o meglio “dentro le sue mani”. Ogni composizione, di qualsiasi natura o forma d’arte fosse, poteva essere trasformata, ogni melodia diventare altro, ogni testo ironico poteva risultare profondamente serio e ogni cosa seria profondamente ironica. Ogni tristezza poteva diventare leggera e ogni leggerezza acquisire un legame indissolubile con l’essenza stessa delle cose. La seconda caratteristica che ho potuto sperimentare personalmente era la sua profondità di ascolto. Ho sempre avuto la sensazione che i racconti fossero per lui “sacri” e per questo, al di là di tutto, lui era sempre in totale ascolto, con assoluta sospensione da qualsiasi giudizio, ma non si tirava indietro dal dire la sua, perché offrire un punto di vista – il suo – era per lui una questione di giustizia, di verità condivisa. Ciao Maurizio, anima bella, se puoi riempi tutto ciò che ti circonda adesso, di musica e gioia e di tutta la tua leggera e profonda umanità. Grazie a voi che avete pensato a questo bel modo per ricordarlo e in questo modo date anche a me, che sono lontana, la sensazione di aver contribuito anch’io a fare qualcosa in questo momento triste soprattutto per i suoi cari.

Maurizio Vitali
Caro Maurizio, quali parole lasciarti oggi dopo aver letto tutti i ricordi delle amiche e degli amici che fin qui hanno scritto di te. Certo anch’io ho ammirato le tue capacità di intuizione ed elaborazione fuori dal comune via via che emergevano dai tuoi scritti e nei tuoi interventi. Così come ho vivo il ricordo del piacere che mi veniva dalla possibilità di incontrarti, ogni volta che questo accadeva, che fosse di persona o anche solo al telefono. Tu sempre con un’instancabile carica positiva, sempre col desiderio di esserci e di andare avanti, come se tempo e spazio non fossero mai sufficienti a contenerti intero nella tua propulsivita, ma poi anche sereno e pacato nel raccontarti e farti capire, con leggerezza, con simpatia anche nei momenti delle scelte più difficili, per esempio quando hai deciso di interrompere la collaborazione col centro studi. Tutto da allora è rimasto chiaro, anche nella separazione, con un interesse curioso, e un’attenzioe che siamo riusciti a mantenere e ad esprimere per percorsi diventati ormai diversi, dopo tantissimi anni passati insieme. Ora che te ne vai custodiamo con cura quanto ci hai lasciato che da oggi diventa ancora più prezioso per noi. Grazie allora per questo importante pezzo di percorso che si è fatto insieme. Onorato di aver goduto della tua stima e della tua amicizia.

Kristian Sensini
Annus horribilis. Un altro dei miei mentori musicali se ne va. Ricevo con grande dolore la notizia della scomparsa di Maurizio Spaccazocchi. Musicista, pedagogista, autore, intellettuale fuori dal comune, Maurizio è stato per me molto più di un insegnante: è stato un punto di riferimento. Ho avuto il privilegio di averlo come docente e coordinatore del Biennio di Formazione Docenti al Conservatorio di Pesaro. Basti dire che, se oggi insegno nella scuola pubblica, lo devo a lui. Da lui ho imparato a vedere la Didattica della Musica come un’esperienza globale e verticale: non il semplice imparare a suonare una canzoncina, ma lo sviluppo di competenze a 360 gradi, che partono sempre dall’esperienza umana prima ancora che musicale. La musica, per Maurizio, era un modo per formare persone, non musicisti. I suoi libri, ne ho letti davvero tanti, sono una risorsa preziosa per ogni insegnante, non solo di musica. In ogni pagina c’è la sua visione: un’educazione musicale che mette al centro l’essere umano, le sue emozioni, il pensiero critico, la creatività. Maurizio era un uomo coltissimo, con una vitalità travolgente e uno sguardo acuto, rapidissimo, sempre lucido e ironico. Un fanciullino che non ha mai smesso di giocare con le idee, capace al tempo stesso di analisi profonde e illuminanti, come solo i grandi sanno fare. Con immensa gratitudine, ricordo che ha scritto l’introduzione del mio libro dedicato alla didattica della musica. È stato un gesto di generosità e stima che mi ha profondamente toccato, e che oggi assume un valore ancora più intenso. Dedico a lui, oggi più che mai, il mio lavoro di insegnante. Grazie di tutto, Maurizio.
“E, nello scoprire se stessi, si scopre inevitabilmente che ogni persona attiva una propria condotta musicale che non è mai identica alla mia, alla tua. Questa, allora, è la ragione per la quale una educazione con e alla musica, non sarà mai solo una educazione musicale, certamente no, perché, come ben dimostra Kristian Sensini: una costruzione etica ed estetica della persona deve poter prendere coscienza di non essere mai un as-solo poiché, grazie al ricco mondo dei suoni, tutti possiamo rispecchiarsi negli altri, che siano più o meno accanto a noi oppure dall’altra parte di questa nostra amata Terra”. Maurizio Spaccazocchi

Mario Piatti
Erano i primi anni ’80 e stavo iniziando ad approfondire le problematiche della “didattica della musica”. Tra i primi testi che mi hanno aiutato nella mia autoformazione non posso non ricordare alcuni scritti di Maurizio, come Suono, segno, gioco (Suvini Zerboni, 1980) o il Dizionario dell’educatore musicale (ricordi, 1990). La sintonia delle idee si è poi rafforzata con gli incontri personali frequenti in occasione dei Colloqui di Pedagogia Musicale e di Musicoterapia di Assisi e con l’avvio del Centro Studi Maurizio Di Benedetto e della Scuola di Animazione Musicale. Giorni e serate passate a discutere di cose serie ma anche a “bischereggiare”, nella convinzione che i nostri progetti e la qualità delle nostre attività potevano essere rafforzate da un clima amichevole e fraterno che non è mai venuto meno. Da quando alla metà degli anni ’90 ho lasciato la Scuola di Musicoterapia di Assisi i contatti personali con Maurizio si sono diradati, pur non mancando ogni tanto il confronto sui temi a noi cari, in particolare quelli che lui, molto più prolifico di me, andava esprimendo nelle sue pubblicazioni, come La musica e la pelle (FrancoAngeli, 2004), Musica Educativa. Prospettive antropologiche per una pedagogia musicale (Progetti Sonori, 2011), o La programmazione musicale verticale. Progetto per educare alla vita con la musica (Progetti Sonori, 2021). Sono sempre stato ammirato dalla profondità delle sue riflessioni, unite alla vivacità del suo eloquio e alla capacità di coinvolgimento nel suo fare formazione, alla sua capacità di “animatore”, come scrivevo nella presentazione di Piacere musica (Progetti Sonori, 2006), libro che Maurizio ha scritto a quattro mani con il suo grande amico Enrico Strobino: «Questo è un libro di quell’arte particolare che è l’arte della “parola-che-stimola-la-fantasia-musicale-creatrice”. E non può non essere così: gli autori infatti hanno prodotto e producono non solo scritti che aiutano a progettare e a realizzare eventi creativo-musicali, ma sono stati e sono anche “animatori” in grado di realizzare eventi e movimentare situazioni in cui, se si ha la fortuna di esserci, si è sempre coinvolti e sollecitati ad entrare nella “musica” dalla porta principale, quella del cantare, suonare, ascoltare mettendo in gioco tutte le proprie potenzialità corporee e mentali ai massimi livelli».
Caro Maurizio, son sicuro che le tue idee, le tue proposte creative, il tuo esempio continueranno ad animare chi vorrà “educare alla vita con la musica” le giovani generazioni. Grazie Spacca.

Casa Editrice Progetti Sonori Didattica Musicale
Oggi abbiamo il cuore spezzato per la morte di una persona che ha lasciato un’impronta indelebile nelle nostre vite e nel mondo della didattica musicale. Maurizio Spaccazocchi non era solo un esperto, un pedagogo illuminato, un autore che ha contribuito con saggezza e intuizione a tante pubblicazioni. Era prima di tutto un amico, un uomo straordinario, capace di insegnare con il sorriso, di sdrammatizzare con una battuta e di trasformare anche le riflessioni più profonde in momenti di autentica leggerezza.
Chiunque abbia lavorato con lui sa quanto fosse intelligente, colto e ironico e sempre pronto a regalare un momento di buonumore. L’ironia era il suo marchio distintivo, quel tratto raro che, accanto alla serietà della sua professione, rendeva ogni confronto con lui stimolante e mai scontato.
Ci mancherà la sua presenza, le sue parole argute, il suo modo unico di vedere la musica e l’insegnamento.
Oggi non diciamo addio, ma celebriamo ciò che ci ha lasciato: il sapere che ha condiviso, le risate che ci ha regalato e il ricordo di un uomo che ha reso il nostro lavoro – e soprattutto la nostra vita – più ricchi.
Grazie, caro Mauri, per tutto ciò che ci hai donato. Continuerai a vivere nelle nostre parole, nella nostra musica, e nelle risate che, grazie a te, non smetteranno mai di risuonare.

Rosalia (Lia) Sacco
Il Prof Maurizio Spaccazocchi… cosa dire??? Un maestro di vita, di sorrisi,  musica… con una grande voce! Durante il corso di Musicoterapia durante il quale ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo, sapeva attirare ed attrarre a sé l’attenzione anche dei più distratti:  impossibile non “innamorarsi” di un insegnante come lui. Ricordo quando durante una  cena di fine anno rubava le verdure dai piatti di tutti,  che matto!!!  Con lui abbiamo imparato  a “nascere” : sulle note di Odissea nello spazio ci ha chiesto  di  simulare l’uscita dall’ utero materno, all’inizio sembrava una fandonia… poi  si è rivelata un’attività  divertentissima. Ognuno “nasceva” a modo suo  perché siamo unici e diversi. Quando tutti “avevamo visto la luce”  abbiamo urlato insieme la parola “Mamma”… le risate partivano da casa Franchi e arrivavano  in piazza!  Spesso mi ritrovo a riproporre le sue  attività  soprattutto quelle che mi sono rimaste nel cuore  come questa. Grazie prof. Spaccazocchi per quello che sei stato, per quello che sei e per quello che sarai.

Alessandra Anceschi
Ho conosciuto Maurizio Spaccazocchi nel corso di un’estate genovese, frequentando uno dei tanti seminari per la formazione degli insegnanti che ha saputo intrattenere. Ero alla soglia dell’insegnamento, appena uscita dagli studi conservatoriali di Strumento e di Didattica della Musica. Il ricordo più vivido che conservo di quei momenti è relativo al clima di lavoro: spensierato e intenso al contempo. Non mi era mai capitato, sino ad allora, di avere una prossimità così fluida e giocosa con la Musica

Giovanna Gemmato
Questa è davvero una notizia bruttissima. Ho studiato con Maurizio alla Cittadella di Assisi durante il mio corso di Musicoterapia. Studiare con lui è stata l’ avventura più bella e divertente che abbia mai vissuto. Conservo ancora l’audio delle sue lezioni e il video dei suoi laboratori. Ogni tanto li guardo e imparo ancora. Buon viaggio, Maurizio, che la terra ti sia lieve!

Luisa Tarantini
Aver avuto la fortuna di conoscere il Professor Spaccazzocchi, di aver appreso attraverso le sue lezioni esplosive, dinamiche ma allo stesso tempo ricche di riflessioni, aver assistito alle sue performance canore -alcune inaspettate – ed essere stata immersa nel suo laboratorio durante il corso quadriennale di musicoterapia di Assisi,  è stata una fortuna, un arricchimento, un’esperienza che mi porterò sempre nel cuore, facendomi scappare, ogni tanto, anche qualche risata, ripensando a tutte quelle che ci ha fatto fare lui. Grazie.

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