Storie di isole musicali: una genesi
Questa storia si compone di tre storie distinte e intrecciate fra loro, anche se la terza storia di questo trittico, ne contiene al suo interno almeno altre cinque o forse di più. Le storie sono diverse per genere e funzione, ma vale la pena provare a raccontarle tutte.
La prima storia, la materia prima, la più breve dentro questo contesto, è legata al tema della composizione “Isle joyeuse” di Claude Debussy. Ed è forse una storia d’amore e di un tradimento. Pare che l’idea per la composizione di L’isle joyeuse venisse suggerita a Debussy da un quadro del pittore settecentesco Watteau, raffigurante l’imbarco per l’isola di Citera. L’isola felice potrebbe però anche essere quella di Jersey nella Manica, dove Debussy si rifugiò nell’estate del 1904 assieme a Emma Bardac, dopo aver abbandonato la prima moglie. La composizione si apre con una cadenza cromatica che prepara il motivo principale, sereno e piroettante, seguito da una sorta di moto perpetuo cromatico. Un nuovo tema cantabile esposto in accordi dalla mano destra precede un lungo episodio fatto di vorticosi arpeggi che conduce alla ripresa del motivo principale e del tema cantabile, ora perorato con passione in fortissimo, climax dell’intera composizione.
La seconda storia è già una storia cornice, la più lunga in questo contesto, di decameroniana fattezza, che vede protagonisti un gruppo di cinque bambini di quattro anni e il loro maestro, che sarei io, alle prese con la riconquista del proprio spazio, di una stanza tutta per noi dove poter svolgere, in un pomeriggio di inizio aprile, l’ora di Fantasie musicali, dentro l’Accademia Musicale Pontedera. Ma la stanza risulta occupata da un altro maestro, Mirko, insieme al suo allievo Riccardo, in procinto di provare al piano una sonata che avrebbe cambiato il corso degli eventi di lì a poco.
Mi viene in mente che sarebbe quantomeno sorprendente questo incontro tra l’allievo ragazzo di 14 annualità e i cinque pargoli di dieci anni in meno, che rappresenterebbe un pubblico giovane altrettanto inaspettato per questa prova concerto. Dunque dentro quell’aula siamo in troppi, ma l’incontro non è di troppo. E quindi ci spostiamo tutti in Auditorium. Thiago, Giovanni, Marco, Enea, Flavio si siedono nelle grandi sedie rosse davanti al pianoforte e Riccardo già seduto, sorridente e comunque emozionato, Mirko presenta la sonata “Isola gioiosa” di Debussy, Riccardo suona. I bambini ascoltano. Il moto perpetuo al piano corrisponde ai loro corpi fermi e gli occhi concentrati sono come li vedo al racconto di alcune storie. La passione di Debussy, quella sapiente e commovente nel controllo di molti livelli del giovane pianista Riccardo e quello dei bimbi “rapiti” dai temi e dalle movenze musicali, per alcuni minuti, si sovrappongono e l’isola gioiosa diviene lo spazio dell’Auditorium e il tempo di questo concerto tra questo insolito, piccolo pubblico e l’artista. Alla fine della sonata scrosciano gli applausi, anche se siamo solo in sette nel pubblico, compresi i maestri. C’è tempo di ringraziare e, per questa volta, il dibattito con l’artista non lo prevediamo. I bimbi tornano nella stanza laboratorio e intanto scopriamo, grazie a Thiago che l’isola gioiosa è diventata l’isola giocosa. Rodari sarebbe fiero di questo primo passo avanti che ci avvicina e ci allontana dalla fonte originaria. Chiedo loro come immaginano le loro isole giocose… Vengono fuori piante, animali, barche, onde, dinosauri, e molto altro. Mi chiedono loro di disegnare. E lo fanno in poco tempo. Sembrano soddisfatti. E allora il gioco successivo è… “Ve la sentite di suonare voi al pianoforte della vostra stanza le vostre isole giocose leggendo i vostri disegni?”.
E qui, grazie alle due storie precedenti, inizia la terza storia… quella che ne genererà ben cinque. E forse infinite, in base a tutti gli ascolti di chi si metterà in ascolto. Sarebbe un peccato, in questa sede anticipare i contenuti, le sorprese, gli eventi della puntata successiva, dove, tutto quello che si può qui dire è che, nonostante ci siano le loro isole giocose a dettare musica, l’isola gioiosa troverà il modo di infiltrarsi comunque, tra le onde e le righe dei loro improvvisi contributi musicali.
Noto solo che anche questa volta è nata una storia d’amore e c’è stato un tradimento, come per Debussy alle prese con le sue impressioni, prima di impressionarci.
Impressionante quindi.