Un articolo di Giovanna Marini
Pubblichiamo, con l’autorizzazione dell’Autrice, un articolo di Giovanna Marini tratto dalla rivista “I giorni Cantati”, anno I, n. 2-3, luglio-dicembre 1981.
Nel darci il consenso alla pubblicazione, Giovanna Marini ha scritto una postilla che qui riportiamo:
“Ho riletto con interesse quell’articolo che avevo scritto oramai esattamente trent’anni fa. Fermo restando che dopo trent’anni il discorso è rimasto lì. Il periodo dell’improvvisazione è stato digerito e riposto, ma ritornerà perché è una necessità quella di improvvisare, anche, e non solo leggere o scrivere la musica. Ma oramai, come tutte le fasi di “ritorno” ci si sofferma meno, se ne discute poco, anzi affatto, si fa e basta. Oggi non insegno più quel sistema delle tre fasi dell’improvvisazione; penso piuttosto a far capire il valore del timbro nella musica contadina e come noi possiamo sfruttare i vari colori musicali in un pezzo improvvisato e quindi spiego il valore di una frase musicale, dei suoi incisi, della memoria di questi e come ripresentarli in un pezzo improvvisato. La forma di studio più adeguata adesso è diversa: invece di fare tanta teoria con argomenti ben divisi e trattati uno per uno, cerco semplicemente di far ascoltare molta musica, per cominciare classica, e sollecitare la memoria. Vedo che un gruppo di allievi preparato con molto ascolto ed esercitato a riprodurre quello che ha ascoltato in tutti i modi possibili, con spessore armonico per i pezzi accordali e con varia scelta di colori per i pezzi modali – dove la polifonia non è nei suoni ma nei colori – ecco un gruppo preparato a questo, passa poi senza nemmeno accorgersene all’improvvisazione riconoscendo l’un l’altro il modo scelto e riuscendo così a cantare improvvisando insieme. Per poi tornare alla partitura quando si è esaurito il momento improvvisato. Ecco, però il discorso come lo faccio nel 1981 mi sta bene, è valido e mi ricordo quanto in quegli anni si teorizzasse sull’improvvisazione, e come oggi il momento improvvisato vada senza traumi nell’indifferenza sia di chi suona che di chi ascolta. Vi ringrazio se pubblicate quel pezzo perché comunque è stato per noi, nella scuola di Testaccio, un momento di crescita notevole“.
Ringraziamo Giovanna Marini per la disponibilità e l’attenzione che ci concede.
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