Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

La didattica: un ponte tra arte e società.

Relazione tenuta al Convegno FLCCGIL – Roma, 4 aprile 2007, “Le arti: risorsa, identità e orgoglio di un paese che cresce”.

La sintesi delle varie relazioni è visibile sul sito www.flcgil.it.

Vorrei innanzitutto premettere che non mi occuperò se non marginalmente degli ordinamenti didattici delle istituzioni AFAM, in quanto altri colleghi sono intervenuti o interverranno sul tema. Focalizzerò invece le mie annotazioni su alcuni aspetti generali e sullo specifico della formazione di chi la didattica la pratica quotidianamente, cioè gli insegnanti di musica dei vari ordini di scuola.

In questi ultimi mesi alcuni mass media italiani hanno puntato i riflettori sull’iniziativa venezuelana delle orchestre giovanili promosse dal maestro Abreu, e ancora una volta si sono levate grida di deprecazione sulla misera e tragica situazione italiana in merito all’educazione-istruzione-formazione musicale. Quanto tale tragicità sia supposta o sia reale, penso che ciascuno dei presenti avrebbe motivi pro e contro per dimostrarla, per giustificarla o per negarla.

Personalmente, anche in base ai contatti che ho con diverse realtà su tutto il territorio nazionale, ritengo che la situazione italiana non sia né migliore né peggiore di tante altre realtà europee e mondiali: abbiamo anche noi esempi ottimi di luoghi e strutture educative e formative, sia pubbliche che private, come pure persistono in alcuni casi situazioni carenti sotto vari punti di vista. Ritengo comunque che in Italia il bicchiere sia mezzo pieno, anche se non mi meraviglia che altri (anche illustri personaggi dell’arte musicale) si ostinino a vederlo solo mezzo vuoto.

Cercherò allora di esplicitare telegraficamente alcuni elementi che mi fanno pensare positivo, evidenziando parallelamente cosa si potrebbe fare per riempire il bicchiere.

Ho intitolato il mio intervento “La didattica: un ponte tra arte e società” perché credo che il ruolo delle arti nella nostra società contemporanea dovrebbe essere quello di aprire orizzonti e suscitare pensieri e azioni finalizzate al benessere psichico e fisico di tutti, e che tale ruolo abbia il suo fondamento nell’educazione e nella formazione, per cui la didattica è tecnica operativa fondamentale.

Le arti, quindi, come emblema di un futuro vivibile nella serenità, nella possibilità di provare e suscitare emozioni e sentimenti positivi.

Le arti, ancora, come alternativa al degrado della vita psichica, allo scempio degli spazi urbani e del paesaggio, all’imbarbarimento dei rapporti sociali e delle dinamiche interpersonali, all’assurdità di dichiarare la supremazia di una cultura sull’altra, alla pazzia di voler esportare democrazia e libertà con l’uso delle armi.

Le arti, infine, come componente essenziale e fondamentale della formazione dei cittadini, e quindi come diritto di tutti, un diritto che va assicurato attraverso una paziente e continua attività educativa e formativa, che parta dai nidi d’infanzia e arrivi al termine della vita.

In campo musicale (è questo il settore di cui professionalmente mi occupo), tale paziente e continua attività educativa e formativa è assicurata da diverse decine di migliaia di persone che, individualmente o aggregate in centinaia di associazioni musicali, cori, bande, ecc., si dedicano con passione e costanza all’insegnamento e alla pratica della musica sotto varie forme e in vari contesti: operatori musicali nei nidi, insegnanti e operatori musicali nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, esperti e docenti in alcune scuole secondarie superiori, insegnanti e artisti che operano nelle strutture AFAM, animatori e musicisti che lavorano nelle scuole civiche, nei centri sociali, nelle strutture di assistenza, negli ospedali, nelle carceri.

Purtroppo non c’è il tempo sufficiente per riferire nel dettaglio delle molteplici e interessanti iniziative che quotidianamente vengono attivate in tutte le regioni italiane, nelle grandi città come nei piccoli centri di provincia (come Centro Studi musicali e sociali Maurizio Di Benedetto di Lecco stiamo cercando di documentare questa realtà pubblicando ricerche ed esperienze sulla rivista on-line www.musicheria.net; segnalo inoltre la proposta – che ritengo verrà realizzata entro breve – del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica, presieduto dal prof. Berlinguer, di attivare un portale, nel sito internet del Ministero della Pubblica Istruzione, dedicato alla documentazione delle esperienze musicali delle scuole di ogni ordine e grado).

Quello che manca spesso è la visibilità di queste iniziative, una informazione che evidenzi la ricchezza e la varietà degli interventi, la loro importanza per la vita sociale e culturale: i grandi quotidiani non si occupano di queste cose, e men che meno la televisione (né quella pubblica né quelle private). I buoni esempi e le buone pratiche delle scuole non hanno accesso ai mass media, a differenza dei gesti di bullismo…

Ma oltre alla visibilità, alle iniziative musicali e artistiche di carattere formativo, spesso manca un convinto appoggio morale e finanziario da parte delle varie istituzioni statali e locali.

E non si dica che mancano i soldi.

I politici e gli amministratori della cosa pubblica abbiano il coraggio di dire e di riconoscere che per loro, nei momenti di decisione su criteri e finalità della destinazione delle risorse finanziarie, la costruzione di un futuro più vivibile non si fonda sulla scuola e sulla cultura. Il governo Prodi, ad esempio, in questi mesi preferisce spendere un miliardo di dollari come contributo italiano al programma del caccia statunitense F-35 Lightning e altri svariati milioni di euro per dotarci di sistemi antimissile, piuttosto che dotare le scuole di edifici decenti e di laboratori musicali e artistici ben attrezzati, piuttosto che aumentare gli organici dei docenti, magari assumendo qualche decina di migliaia di docenti di musica, di arte visiva, di danza, potenziando i corsi a indirizzo musicale, coreutico e artistico che sarebbero in grado, ben più degli scudi antimissile, di aiutare ragazzi e ragazze a sviluppare le molteplici forme della loro intelligenza in una prospettiva che renderebbe inutile qualsiasi armamento.

Snodo centrale per riempire la parte mezzo vuota del bicchiere è a mio avviso la formazione degli insegnanti, oltre che l’aggiornamento e il sostegno a chi già lavora nelle strutture formative.

A questo proposito ritengo utile riproporre qui alcune considerazioni che come Docenti di Didattica della Musica – Gruppo Operativo (DDM-GO) abbiamo presentato in occasione dei recenti Stati Generali dell’AFAM di Verona.

“Dobbiamo spezzare il circolo vizioso per il quale la scarsa attenzione verso la formazione artistica genera una presenza sussidiaria e insufficiente nella scuola e a sua volta i vuoti della formazione di base indeboliscono la cultura artistica nel nostro Paese.

Noi riteniamo che uno dei grimaldelli più efficaci per spezzare questo circolo vizioso sia la formazione di insegnanti e operatori culturali che qualifichino la formazione musicale di base e di conseguenza promuovano nella società la diffusione di una sensibilità artistica sia sul piano della fruizione che della produzione; che siano capaci, cioè, di attivare una comunicazione fra il mondo degli artisti professionisti e la società, attraverso la mediazione sia del mondo della scuola, sia di tutte quelle agenzie formative che vanno moltiplicandosi nel settore della formazione permanente (basti pensare nel nostro settore alle scuole amatoriali di musica, ai cori, ecc.). (…)

Solo coltivando nella società – attraverso l’azione di operatori competenti e motivati – un terreno di ascolto, di sensibilità e di curiosità nei confronti delle arti possiamo garantirci sia il pubblico di domani, sia una piattaforma di competenze da cui far emergere i futuri professionisti.

Quindi, poiché riteniamo che non basta saper suonare, dipingere o recitare per saperlo insegnare, siamo convinti che proprio la formazione degli insegnanti sia un settore strategico all’interno del sistema AFAM, settore che attualmente si incarna per i Conservatori nelle Scuole di Didattica della Musica, ma che in un futuro speriamo prossimo si identificherà con i Dipartimenti di Didattica dei Conservatori e delle Accademie, dipartimenti che non coincideranno, almeno per i Conservatori, con le attuali SdM, ma si allargheranno a tutte quelle competenze (strumentali, teorico-analitiche, storiche, creative) che sono presenti nelle nostre istituzioni.

Anzi, non solo siamo favorevoli ad allargare i Dipartimenti di Didattica ad altre competenze, ma auspichiamo fortemente collaborazioni e iniziative comuni fra i vari settori della formazione artistica”.

In merito al necessario e urgente rinnovamento strutturale del settore della didattica, vorrei ricordare che, per quanto riguarda la formazione dei docenti di musica, come Scuole di Didattica da tempo abbiamo inviato al Ministro Mussi specifiche osservazioni e proposte (sintetizzate nel nostro ultimo esposto del 12 febbraio 2007); al sottosegretario on. Dalla Chiesa alcune note e una lettera aperta pubblicata anche dal Giornale della Musica di febbraio 2007; al direttore generale dell’AFAM dott. Civello alcune proposte per l’aggiornamento normativo dei corsi abilitanti per le classi di concorso A31, A32 e A77, aggiornamento reso ancor più necessario per superare le disparità, le ambiguità e i disguidi organizzativi dell’attuale normativa, che tra l’altro ha attivato contenziosi con l’Amministrazione, vedendo quest’ultima perdente di fronte sia al Tar che al Consiglio di Stato.

In particolare per la classe di concorso dei docenti di strumento nelle Scuole Medie a Indirizzo Musicale, da tempo, come altri, sosteniamo l’urgenza dell’attivazione di un percorso abilitante specifico. L’incontro dello scorso lunedi 2 aprile tra Ministero della Pubblica Istruzione e Sindacati sembra far ben sperare per una sollecita attivazione di tale percorso.

Confidiamo perciò che anche dall’incontro di oggi possano emergere rassicurazioni per un evolversi positivo di tutti gli aspetti correlati agli ordinamenti didattici delle nostre istituzioni, e che anche per l’AFAM si possa al più presto poter avere quelle “Linee guida per la definizione dei nuovi ordinamenti didattici per la progettazione dei percorsi formativi di primo e di secondo livello” predisposte dal Ministro Mussi in questi giorni per l’Università.

Unitamente alla formazione dei docenti (che vede implicati necessariamente il MUR e il MPI), occorrerebbe che gli Uffici Scolastici Regionali, su specifica indicazione del Ministero della Pubblica Istruzione, favoriscano e potenzino sia nuovi corsi a indirizzo musicale nelle scuole medie (stabilendo obbligatoriamente una percentuale dell’organico provinciale da destinare ai corsi a indirizzo), sia nuovi corsi a indirizzo musicale e coreutico nelle scuole secondarie superiori, oltre all’attivazione di specifici licei a indirizzo artistico, musicale e coreutico (con ovviamente e unitariamente la predisposizione di specifiche classi di concorso e di assunzioni di personale qualificato).

Ritengo inoltre che, unitamente alla istituzione di tali corsi a indirizzo, da un lato dovrebbero essere potenziate le collaborazioni tra le istituzioni della fascia primaria e secondaria e le istituzioni dell’AFAM, dall’altro occorrerebbe una maggiore intesa tra MUR e MPI al fine di sviluppare e potenziare sia le strutture, sia le iniziative musicali, anche sulla base di quanto evidenziato dal Ministro Fioroni nella sua recente nota sulla diffusione della pratica musicale nelle scuole (cfr. prot. 4624/FR del 13 marzo 2007).

A questo proposito credo sia da porre particolare attenzione al ruolo indispensabile di tutte le realtà educative e formative per sostenere e valorizzare la ricerca educativa da svolgere sul campo, cioè nei diversi ordini di scuola, anche mediante la costituzione di quei “Centri musicali di eccellenza” previsti nella citata nota del Ministro Fioroni tra le “attività di medio-lungo periodo”. L’auspicio, in tal caso, è che vengano premiati quei progetti che riescono a far interagire davvero i diversi contesti formativi in luoghi seriamente dedicati alla ricerca e all’innovazione metodologica in campo educativo e artistico.

Un ruolo determinante per questo potrà essere svolto dalle Regioni, con opportuni interventi legislativi atti a favorire la costituzione di un sistema regionale per l’educazione e la formazione musicale e artistica, così come si sta prospettando ad es. in Toscana. Tale sistema regionale potrà ottimizzare le risorse umane e finanziarie, favorire circoli virtuosi tra le strutture pubbliche e private, rispondere con maggior adeguatezza e velocità ai bisogni dei cittadini, organizzare al meglio anche l’interazione tra formazione alle arti e mondo del lavoro e della produzione culturale.

Ancora una volta viene quindi messa in gioco la “didattica”, intesa come tempo, luogo, modalità specifica di operare per la crescita e lo sviluppo delle diverse identità artistiche, ma non come monadi privilegiate che vivono tristemente, anche se autogratificate, in un empireo fuori dalla realtà, bensì come cittadini-artisti che sappiano coniugare, far interagire, incontrare e dialogare l’umano e il musicale, il sociale e l’artistico, le arti e tutti gli altri modi di rappresentazione dell’esperienza umana, l’amatoriale e il professionale, la formazione di base e l’alta formazione, la pratica e la teoria, il corpo (tutto! non solo la mano) e la mente, l’individuale e il collettivo, il razionale e l’irrazionale, la produzione e l’ascolto, lo strumento e la vocalità, la scuola e la famiglia, il docente e la comunità educativo/formativa.

Mi auguro che queste “E” diventino il punto di forza di un rinnovamento e di una trasformazione ormai imprescindibile, a cui tutti siamo chiamati e per la quale i giovani ci chiedono di impegnarci seriamente. Ne va del nostro e del loro futuro.

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