Sull’improvvisazione
“Il sentire non è il possesso intellettuale di ciò che è sentito, ma spossessamento di noi stessi a suo vantaggio, apertura a ciò che non abbiamo bisogno di pensare per riconoscere”. (Maurice Merleau-Ponty)
“L’improvvisazione è un gesto – qualcosa che ha a che fare con il corpo e con le sue (e)mozioni – che sintetizza in un unico istante/istinto creativo le fasi che caratterizzano i processi del comporre: conoscenza, pensiero, decisione”. (Paolo Damiani) Il Laboratorio Musicale nelle scuole italiane è stato inventato quasi 10 anni fa per consentire un’approccio alla musica basato sull’azione : l’interpretazione vocale e strumentale, la composizione, l’improvvisazione (che – ricordiamo – è produzione dell’evento sonoro in tempo reale), l’interazione tra suono e movimento. Il laboratorio dovrebbe essere il luogo in cui rendere possibile il pensiero creativo a partire dalle straordinarie possibilità che il linguaggio musicale offre: soprattutto il valore simbolico del suono e il suo rinviare ad altro, a qualcosa che il linguaggio non può controllare. La diffusione della musica nel sistema scolastico italiano è inevitabile se crediamo che una scuola moderna debba rendere cosciente lo studente di ciò che egli consuma e usa spontaneamente e di cui ha soltanto una competenza orale. Parliamo della lingua musicale di comunicazione, basata su materiali semplici e su forme di apprendimento legate all’imitazione e all’oralità – quindi sociali per definizione – che a scuola dovrebbero essere considerate un punto di partenza per promuovere la pratica e l’uso cosciente e critico del linguaggio musicale, nella prospettiva di allargare gli orizzonti degli allievi verso le forme più raffinate delle civiltà musicali scritte e orali di ogni tempo e luogo.
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