Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Laboratori di musica strumentale nella scuola primaria.

Luisella Rosatti

Il progetto e l’esperienza realizzata nell’Istituto Comprensivo di Aldeno Mattarello (TN).

 
Ho riflettuto molto su un fatto capitato l’anno scorso.
Sabato pomeriggio su Facebook. Un’alunna di 10 anni, scrive al mondo: “Mi annoio”.
Qualche mese fa ho appreso che nel marzo del 2010 è nata a Londra la prima clinica specializzata nella disintossicazione della mente infantile dalla dipendenza da Internet e videogiochi …

Penso che offrire ai bambini l’opportunità di appassionarsi alla musica, anche solo per un periodo della vita, sia doveroso, poiché in tal modo offriamo loro la possibilità di acquisire un linguaggio espressivo, prezioso anche nel loro futuro di adolescenti per entrare in relazione con gli altri e comunicare. Per i nostri bambini (e per i futuri adulti) è l’occasione per stare insieme, non più solo virtualmente, ma con un progetto di attività concreta: il fare musica.
Questo tipo di offerta formativa è fondamentale nei casi di dislessia. Lo studio della musica, infatti, coinvolge le due metà del cervello e come esperienza multisensoriale potenzia i meccanismi neurali, importanti anche per il linguaggio.

Il maestro Baremboim, uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi che gira il mondo con un’orchestra di 70 ragazzi palestinesi e israeliani dai 14 ai 25 anni, dice che la musica non porta pace, ma può portare certamente maggiore comprensione tra giovani di diverse culture.

La scuola ha il ruolo importante di aggiungere, elevare, scuotere le persone.
E la conoscenza è davvero il punto d’inizio.
 
“Non si tratta soltanto di competenze da acquisire, ma di sensibilità da far maturare ulteriormente, di logiche da elaborare, di consolidare sempre di più un atteggiamento ed un pensiero creativo che soprattutto mediante la musica può trovare espansione e respiro. E non si dimentichi, infine, che tutto ciò è anche alla base di quella educazione estetica, oggi spesso trascurata o addirittura ignorata, ma che resta pur sempre elemento necessario per acquisire gusto e finezza, sia nel comportamento che nell’intelligenza e nel pensiero.”
(Gian Luigi Zucchini, in “Cara maestra mi piace tanto la musica”)


L’occasione

La Provincia Autonoma di Trento, nel settembre 2010, ha approvato le modalità per individuare e finanziare dei progetti educativi in ambito musicale.
L’Istituto Comprensivo Aldeno Mattarello (TN), che aveva avviato da tempo un processo mirato alla diffusione dell’educazione musicale nelle proprie scuole, in particolare nella Scuola Primaria di Mattarello, ha colto questa preziosa occasione ed ha messo a punto un progetto musicale per i propri alunni del plesso, in continuità con le esperienze passate e nell’ottica di continuità educativa, prevista anche dai Piani di Studio Provinciali.
Il Progetto è nato, innanzi tutto, dalla convinzione che ogni apprendimento passa attraverso la relazione, che diventa la variabile determinante nel rapporto genitore – figlio – insegnante, quale coefficiente di benessere, di crescita, di fiducia, di equilibrio, di accettazione, di reciprocità e di riuscita.
In secondo luogo, è scaturito dalla volontà di dare senso a ciò che si fa con e per i bambini, mediante una progettazione che permette di collocare, dentro un contesto significativo, l’alunno e i suoi interessi, i suoi bisogni, le sue necessità e di costruire con lui un percorso in divenire. L’apprendimento è così favorito da una forte motivazione dell’allievo ad essere non semplice fruitore di conoscenze, ma costruttore di esse, attraverso situazioni agite e partecipate.
Se è vero che l’identità, è un riconoscersi e un essere riconosciuti (Giovanni Jervis), si ritiene importante fare scuola con le cose che hanno senso per gli alunni, partendo da circostanze stimolanti, nelle quali essi possano vedere, manipolare, toccare, sperimentare cose rispetto alle quali costruire coscienza e abilità ed instaurare rapporti di relazione con esse e con le persone coinvolte.
Tale concetto trova conferma nelle pensiero di Winnicott, secondo il quale un bambino esiste in quanto capace di creare relazioni: ne consegue, perciò, il gran valore di una relazione contenente e sostenente, a livello emotivo, il bambino.

Nei Piani di Studio della Provincia di Trento (articolo 55 della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5) si può leggere:
Nel primo ciclo di istruzione, che ricopre un arco di tempo fondamentale per lo sviluppo dell’identità degli studenti, si pongono le basi per la conoscenza di sé, dei propri talenti e delle proprie potenzialità, e si incrementano le competenze indispensabili per continuare ad apprendere. Sviluppare l’identità vuol dire imparare a conoscersi e a sentirsi riconosciuti come persona unica e irripetibile, pur sperimentando diversi ruoli e forme di identità: figlio, studente, compagno, maschio o femmina, abitante in un territorio, appartenente ad una comunità. Lo studente scopre la molteplicità degli aspetti che lo contraddistinguono e li vive come elementi che compongono la sua peculiare originalità. L’identità si costruisce nella ricca trama di relazioni significative che vede lo studente aprirsi alle dimensioni dell’alterità e della relazionalità: l’educazione all’incontro, al dialogo, alla collaborazione, alla solidarietà, alla riflessività critica nei confronti di se stessi e della comunità di appartenenza rappresenta un itinerario da frequentare con sempre maggiore consapevolezza e intensità.
Gli insegnanti hanno ritenuto perciò di dover proseguire nel promuovere, tra scuola e territorio, un interscambio significativo di esperienze e cultura, di fare e di sapere, per mezzo del quale gli alunni sanciscono o tentano di sancire un legame con ciò cui è riferita la caratteristica di relazione stabile, che contribuisce senz’altro alla strutturazione della loro identità e al recupero della tradizione, intesa come apertura verso realtà esterne.

Invece di considerare come punti di partenza le conoscenze e le tecniche musicali, gli educatori ritengono fondamentale stimolare i bambini a fare ciò che già fanno, cioè ad interessarsi agli oggetti che li circondano, ad agire su di essi per provocarne i suoni e a prolungare questa esplorazione sonora organizzando le scoperte in sequenze musicali che abbiano come caratteristica il piacere dell’esecuzione (il bel gesto-suono) e dell’ascolto. In poche parole, si tratta di scoprire e incoraggiare comportamenti spontanei e di guidarli tanto avanti da consentire lo sviluppo di una autentica invenzione musicale. In quest’ottica è necessario che gli alunni imparino a prestare molta attenzione a suoni e sonorità, ed ai gesti che di fatto li producono .
I Piani di Studio Provinciali sottolineano in più punti l’importanza dell’acquisizione di competenze nella “dimensione del fare”: uno studente competente in tale ambito è in grado di svolgere attività operative sia per produrre oggetti secondo una logica intenzionale, sia per risolvere problemi in situazioni reali.
Il laboratorio, concepito come modalità didattica, è diventato il punto di forza di questo Progetto. Nel laboratorio, infatti, l’alunno può sperimentare il piacere sensoriale dell’apprendere attraverso il fare, che è molto più potente dell’apprendere attraverso la giustapposizione di saperi. Ma, affinché il “fare” possa diventare generativo di conoscenza, e la sua memoria determinare una predisposizione all’apprendere, occorre innanzitutto mettere al centro dell’azione il soggetto che apprende, intrecciando, fin dall’inizio, gli obiettivi programmati con alcuni suoi bisogni specifici.
L’articolazione dei metodi didattici, delle tecniche strumentali e intellettuali, può sostanziare o svilire la motivazione. La loro calibrazione, insieme a quella degli obiettivi, in relazione alle effettive capacità pratiche e cognitive degli studenti, riveste un’importanza fondamentale nell’azione didattica.
Dato poi che apprendere è un investimento che implica uno sforzo intenzionale, il fare non deve essere proposto come esecuzione fine a se stessa, ma deve essere supportato da un’idea di ricerca di senso, condotta con un metodo coinvolgente e attivo.
Il richiamo all’approccio costruttivista, come fattore motivazionale, è essenziale per il suo procedere attraverso l’analisi di problemi, la proposta di sperimentazioni, le ipotesi di soluzioni che attribuiscono significato alla scoperta e alla creatività del singolo.
Anche la motivazione dell’insegnante è importante al pari di quella dell’alunno ed è tanto più forte quanto più si identifica nella volontà di promuovere atteggiamenti positivi nei confronti del sapere e processi cognitivi strutturati. Nel laboratorio dunque la motivazione intreccia, in un legame di stretta interdipendenza, il contenuto col processo dell’apprendere. E il processo include anche le relazioni affettive che si sviluppano fra tutti i componenti del gruppo: il dialogo organizza la pratica concreta, esplicita i problemi, rende patrimonio comune le riflessioni individuali, veicola la scoperta, guida alla comprensione dei vari aspetti del sé, in relazione con gli altri, promuove infine la riflessione sul processo (metacognizione).


Il nostro Progetto Sarabanda

La Provincia Autonoma di Trento, nell’esplicitare le modalità per individuare e finanziare tali progetti, richiedeva una programmazione didattica ed educativa integrativa rispetto a quella curriculare in ambito musicale, da collocarsi dunque nelle ore opzionali della scuola. Il progetto doveva essere rivolto unicamente a studenti del primo ciclo di istruzione e prevedere uno sviluppo articolato al massimo su cinque anni di corso rispetto al complessivo di otto anni del primo ciclo di istruzione.
L’attività educativa doveva necessariamente contemplare sia approfondimenti teorici sia di pratica strumentale. Si auspicava inoltre che la formazione prevedesse momenti di apprendimento e pratica d’insieme, al fine di sviluppare attitudini alla collegialità. Tali attività dovevano prevedere un impegno settimanale di almeno due ore.
Il nostro Progetto è stato predisposto inizialmente per i primi tre anni della scuola primaria, articolandosi, a compimento, su tutti i cinque anni. Utilizza due ore settimanali per ogni classe coinvolta. La programmazione didattica ed educativa è organizzata su due periodi di attuazione: il primo periodo, che coinvolge le classi 1, 2, 3 del plesso, e il secondo periodo, che coinvolge anche le classi 4, 5.
Dal punto di vista didattico abbiamo previsto tre laboratori.

LABORATORIO DEL “FARE” (a cura dell’insegnante di classe):
i suoni, ma anche il corpo, le parole e le immagini sono importanti mezzi attraverso cui gli studenti possono esprimere se stessi, comprendere i codici dei relativi linguaggi, partecipare a diverse esperienze sociali. La trasversalità tra aree di apprendimento e le esplicitazioni dei possibili collegamenti sono intese a rinforzare le competenze indicate dal profilo dell’alunno. (Linee Guida per l’elaborazione dei Piani di Studio di Istituto, pag. 110: La musica si presta ad essere oggetto trasversale di indagine e riflessione non solo dal punto di vista disciplinare ma anche sociologico e letterario).
All’interno di questo Progetto ogni area interdisciplinare orienta anche le scelte di repertorio e le attività degli altri due laboratori di musica d’insieme:
l’area linguistico/musicale costituisce il “contenitore” ideale per ascoltare con curiosità, esplorare, imitare, trasformare, inventare, sonorizzare tutto ciò che è espressione della lingua e del gioco di parole (racconti, filastrocche, non sense, ecc); nello stesso tempo suoni e musica costituiscono il pretesto per realizzare nuove narrazioni;
• l’area artistico/musicale costituisce il “contenitore” per sperimentare le emozioni. Il colore e il suono, i cinque sensi, l’espressività artistica concorrono alla consapevolezza del saper guardare/ascoltare con stupore, dell’emozionarsi, del gioco (curiosare, esplorare, imitare, opporsi, inventare, costruire, realizzare);
• l’area motoria/musicale costituisce il “contenitore” in cui sperimentare il corpo (energia, movimento, fiato, manualità) come produttore di suoni (da sé o in relazione con gli oggetti) o come fruitore di musica (motricità, ritmicità, danza);
• l’area interculturale/geografica/musicale costituisce il “contenitore” per accedere a dimensioni rivolte alla conoscenza della realtà sociale; il percorso musicale diventa quindi veicolo di educazione alla pace e alla solidarietà, attraverso la trasmissione di conoscenze musicali legate a culture ed a etnie diverse;
• l’area interculturale/storica/musicale costituisce il “contenitore” per approfondire percorsi musicali rivolti a leggere la musica come espressione di recupero di valori quali la libertà, i diritti degli uomini e quindi legati a fenomeni storici particolarmente significativi (Rivoluzioni/Guerre Mondiali).

LABORATORIO DI CORO (a cura dell’insegnante di classe e/o degli esperti):
• con il suo bagaglio di saperi musicali, l’attività corale concorre al consolidamento degli altri saperi;
• attraverso l’espressione di emozioni e stati d’animo, contribuisce alla maturazione del saper dire di sé;
• con lo sviluppo della musicalità e di una fine sensibilità estetica, favorisce la realizzazione di quel saper scegliere che rende ognuno libero e protagonista del proprio futuro.

LABORATORIO STRUMENTALE E DI MUSICA D’INSIEME (a cura di docenti esperti, individuati nella rete delle agenzie musicali territoriali):
• la pratica strumentale e ritmica sviluppa la coordinazione motoria ed il movimento fine, le capacità percettive ed espressive, le abilità relative a varie tecniche strumentali, il senso del ritmo, la capacità di ascoltarsi e di ascoltare rispettando le regole della musica d’insieme.
• l’esperienza del fare musica collettivamente promuove inoltre negli studenti atteggiamenti positivi verso sé (autostima, sicurezza, intraprendenza) e verso gli altri (confronto costruttivo, rispetto, valorizzazione), atteggiamenti questi che diventano sempre più consapevoli e oggetto di riflessione.

Nell’itinerario formativo lo studente ha dunque occasione di imparare a conoscere e a interagire con altre culture e acquisire strumenti adatti a comprenderle e metterle in relazione con la propria, sviluppando un’identità consapevole e aperta. La presenza di studenti con origini culturali diverse è considerata un’opportunità per tutti di conoscenza attraverso musiche e tradizioni specifiche.

(vedi allegato Prospetto Attività)


Il percorso didattico nell’anno scolastico 2010/2011

 

“Ve ne siete accorti?
Siete mai passati davanti alla Scuola Primaria di Mattarello il martedì o il venerdì pomeriggio?
Avete sentito la bellezza dei suoni che si perdevano nell’aria?
Dicono che, come per magia, si sia avverato un fatto straordinario: i bambini di quella scuola hanno potuto partecipare ad un insolito progetto, in cui potevano finalmente sperimentare suoni di tutti i tipi, su vari strumenti musicali …
Lo chiamano Sarabanda … ma cosa vorrà mai dire?
Vorrà richiamare alla nostra mente quella famosa danza di origine spagnola, che risale addirittura al 1500?
… la Sarabanda…
O forse è solo un nome che vuole spronarci a formare un gruppo musicale!
… un gruppo che un domani, chissà, sarà banda …


Iniziava così, nel giugno scorso, lo spettacolo di fine anno in conclusione dell’attività didattica del progetto Sarabanda.

Il percorso è stato suddiviso in quattro parti:
• introduzione al ritmo (5 lezioni: 1, 8, 15, 22 febbraio, 1 marzo)

Obiettivo

Attività

Socializzazione e conoscenza del gruppo

Gioco del dado, drammatizzazione di situazioni quotidiane.

Movimento e coordinazione del corpo attraverso formule di saluto.

Sviluppo della consapevolezza ritmica

Filastrocca: recitata e accompagnata da strumentini, a due o a tre voci

(in canone)

Conoscenza degli strumentini

Introduzione e esplorazione dei diversi suoni degli strumenti

Sviluppo della creatività, riconoscimento e riproduzione di un ritmo

Giochi di improvvisazione ritmica

.    telefono sena fili ritmico

.    gioco del capitano

.    danza

• pratica di lettura musicale e esecuzione strumentale (4 lezioni: 15, 22, 29 marzo, 5 aprile)

Obiettivo

Attività

Conoscenza della tecnica dello strumentario Orff

Esercizi ed eventuale correzione della tecnica; ricerca empirica della tecnica ottimale per un buon suono e una corretta esecuzione

Conoscenza della notazione musicale convenzionale

Lettura dei simboli musicali (coppia di crome, semiminima, pausa di semiminima)

Pratica di lettura e esecuzione strumentale

Giochi per la lettura musicale con l’uso degli strumentini; utilizzo di schede con simboli musicali

.    gioco del compositore

.    gioco del direttore d’orchestra

Pratica dell’esecuzione polifonica

Giochi per la lettura musicale con l’uso degli strumentini a 2 o 3 voci



• preparazione dei pezzi per lo spettacolo (4 lezioni: 12 aprile, 3, 10, 17 maggio)

Obiettivo

Attività

Conoscenza dei pezzi dello spettacolo

Ascolto e analisi di ogni pezzo musicale

Conoscenza dell’espressione musicale

Drammatizzazione e movimento seguendo le dinamiche e il fraseggio musicali

Conoscenza del linguaggio del direttore d’orchestra

Esecuzione sotto la direzione dei maestri, gioco dello scambio dei ruoli

Consapevolezza della responsabilità e della concentrazione necessarie per “suonare insieme”

Esercizi di concentrazione e esecuzione dei pezzi seguendo un direttore e la base musicale; responsabilizzazione di alcuni bambini nel ruolo di “spalla” della fila


• prove generali (2 lezioni: 24, 31 maggio)

Obiettivo

Attività

Capacità di lavoro in grandi gruppi

Osservazione del lavoro degli altri e responsabilizzazione del proprio comportamento come spettatore; consapevolezza del proprio turno sul palco

Corretto comportamento sul palco

Prova degli spostamenti dei gruppi per i vari pezzi, distribuzione degli strumenti e memorizzazione della propria posizione sul palco

Finalizzazione delle attività musicali

Esecuzione dei brani con la piccola banda

L’importanza della rete di relazioni.

Le relazioni contano. Ponendosi in relazione gli uni con gli altri, e mantenendo queste relazioni nel corso del tempo, è possibile cooperare per conseguire obiettivi che, da soli, non sarebbe possibile raggiungere se non, magari, al prezzo di uno sforzo assai maggiore. È possibile mettersi in relazione con gli altri attraverso molteplici reti diverse, in ciascuna delle quali si condivideranno determinati valori con le altre persone che ne fanno parte. Tali reti si possono considerare una forma di capitale sociale. (John Field, 2003)

 

Con la progettazione e la concretizzazione di Sarabanda, anche noi abbiamo creato capitale sociale all’interno della nostra scuola. Lo scambio reciproco di relazioni, di esperienze, di conoscenze e di informazioni, di fatto, hanno reso possibile (anche se con notevole fatica) il completamento di questa prima fase del lavoro.
Il senso iniziale di appartenenza al progetto e la concreta esperienza di questa rete sociale (e le relazioni di fiducia e tolleranza che sono stati presenti soprattutto in fase di progettazione iniziale) hanno portato grandi benefici in primo luogo ai bambini (ne abbiamo verificato la competenza in occasione dello spettacolo finale) e al loro apprendimento (non solo musicale).

Il rapporto instaurato con la Banda di Mattarello, con gli esperti, ma anche con i rappresentanti della Circoscrizione, è stato da subito di completa collaborazione e condivisione. Si è potuto apprezzare fino in fondo l’impegno, la competenza e la disponibilità di tutti.

Certo, le difficoltà non sono mancate, ma il lavoro del primo anno è stato portato a termine nei tempi previsti e nel migliore dei modi, con grande soddisfazione finale dell’utenza e delle istituzioni coinvolte.

 

Vuoi leggere l'articolo completo? Effettua il login

Materiali PDF
Materiali audio
Materiali video