Progetto per la scuola primaria
Sono un’insegnante di scuola primaria dell’istituto Comprensivo “Oltrarno“ di Firenze e faccio parte da due anni del gruppo degli insegnanti che partecipano al progetto MusicaPrima di ReMuTo (Rete Musica Toscana – info sul progetto QUI ).
Sono partita dal dato certo che la musica è per prima cosa un linguaggio e, come ogni altro linguaggio, serve quindi per comunicare. Musica come multiforme e potente strumento di comunicazione, un “linguaggio” che mediante le specificità che gli sono proprie, accompagna, circonda, sollecita tutti, si fa usare con modalità diverse e di fatto è parte essenziale della nostra esistenza.
La condivisione di uno stesso tipo di linguaggio penso sia stato per il gruppo classe un’esperienza molto appassionante. A scuola, purtroppo, non ci sono occasioni frequenti (o per meglio dire, la musica è considerata ancora “la cenerentola” della situazione) per “fare” musica insieme, intendendo musica come una libera espressione dei propri sentimenti e delle proprie intime necessità.
C’è sempre poco tempo e c’è sempre da fare altro, ed i ritagli di momenti “ad hoc” non bastano mai per far emergere in tutta la sua grandezza la vera “potenza” della musica. La musica che fa da aggregante in tanti momenti della giornata, la musica che dà una valvola di sfogo per i momenti tristi o difficili, la musica che dà la forza di superare o accompagnare episodi scomodi, la musica che accompagna dolcemente ricordi lontani della nostra vita.
Negli stage organizzati per MusicaPrima era stato scelto il tema della “variazione” non esclusivamente nel senso canonico del “tema con variazioni”, ma nel senso più ampio, aperto e flessibile come lavoro sul suono, sulla forma e sulle altre strutture sonore, variazione come cambiamento “a partire da…”, un cambiamento che sia facile da operare in un percorso di crescita.
Il lavoro fatto con gli alunni di una classe quinta ha richiesto da parte mia molta energia, ma mi sono messa alla prova prima di tutto io stessa e, dopo il primo momento di sbigottimento da parte dei bambini (perché avevo proposto un percorso di musica diciamo “alternativa” o quanto meno non proprio consueta, o diversa da quello che gli alunni erano più o meno abituati a fare), tutti si sono lasciati andare, senza preconcetti e si sono completamente affidati, curiosi della novità, ai miei suggerimenti.
Abbiamo deciso di fare questa rappresentazione con uno stile diverso dai consueti, almeno per la mia scuola, per cercare di allargare le esperienze musicali che i bambini avevano già fatto nel corso degli anni, e rendere il lavoro più vivo e ricco, più stimolante e motivante perché coinvolgente in prima persona come regia.
Abbiamo costruito insieme una piccola rappresentazione in cui i bambini si muovono con un sottofondo musicale della danza indiana “Evening rise” che avevo “variato” ed arricchito con effetti sonori per mezzo del programma “Audacity” del computer.
Insieme ai bambini abbiamo preparato una partitura su un foglio di carta bianco con scritto e disegnato tutto quello che volevano rappresentare e che serviva loro solo da “canovaccio”, lasciando libera l’interpretazione (la partitura è stata scritta seguendo gli esempi proposti da Enrico Strobino nel corso di aggiornamento) e poi abbiamo cercato di interpretarla.
Nel lavoro abbiamo deciso di includere l’esperienza del coro (cosa alla quale i bambini erano già abituati nel corso degli anni) perché il coro è un’esperienza aggregante e coinvolgente e abbiamo cantato la canzone Kumbaya, sperimentando il canto a canone in due gruppi e accompagnandoci con piccoli strumenti musicali.
Nello stesso spettacolo ho poi inserito un momento con un percorso legato alla voce, la voce come musica, la voce per mettersi in gioco emotivamente, quindi comunicare le parole attraverso la musica e quindi “fare in pratica” musica, esprimendo i sentimenti e usando le parole come strumento musicale (come ci aveva suggerito Strobino nello stage di Montecatini del 19-20 Marzo scorso).
Il mio obiettivo era quello di dimostrare come la creatività, tramite l’improvvisazione e la composizione, potesse essere un ottimo strumento per l’apprendimento musicale, stimolando gli allievi alla ricerca di cose nuove o a cercare nuovi modi di usare le cose già esistenti, perché creatività non vuol dire solo inventare.
Una verifica è stata l’attività di composizione vera e propria; tale verifica si è basata sull’osservazione di come i ragazzi, a fine percorso, sono riusciti a risolvere creativamente gli stimoli che avevo offerto loro e come hanno sviluppato il loro spirito critico e la loro partecipazione attiva.
Sicuramente questo incontro con la musica è stato per i bambini un incontro creativo, perché ha favorito l’apertura del pensiero, la pluralità dei punti di vista, di interpretazione, di esperienze, ha attivato legami ed associazioni ed ha provocato stupore, meraviglia e curiosità.
Sono partita dal dato certo che la musica è per prima cosa un linguaggio e, come ogni altro linguaggio, serve quindi per comunicare. Musica come multiforme e potente strumento di comunicazione, un “linguaggio” che mediante le specificità che gli sono proprie, accompagna, circonda, sollecita tutti, si fa usare con modalità diverse e di fatto è parte essenziale della nostra esistenza.
La condivisione di uno stesso tipo di linguaggio penso sia stato per il gruppo classe un’esperienza molto appassionante. A scuola, purtroppo, non ci sono occasioni frequenti (o per meglio dire, la musica è considerata ancora “la cenerentola” della situazione) per “fare” musica insieme, intendendo musica come una libera espressione dei propri sentimenti e delle proprie intime necessità.
C’è sempre poco tempo e c’è sempre da fare altro, ed i ritagli di momenti “ad hoc” non bastano mai per far emergere in tutta la sua grandezza la vera “potenza” della musica. La musica che fa da aggregante in tanti momenti della giornata, la musica che dà una valvola di sfogo per i momenti tristi o difficili, la musica che dà la forza di superare o accompagnare episodi scomodi, la musica che accompagna dolcemente ricordi lontani della nostra vita.
Negli stage organizzati per MusicaPrima era stato scelto il tema della “variazione” non esclusivamente nel senso canonico del “tema con variazioni”, ma nel senso più ampio, aperto e flessibile come lavoro sul suono, sulla forma e sulle altre strutture sonore, variazione come cambiamento “a partire da…”, un cambiamento che sia facile da operare in un percorso di crescita.
Il lavoro fatto con gli alunni di una classe quinta ha richiesto da parte mia molta energia, ma mi sono messa alla prova prima di tutto io stessa e, dopo il primo momento di sbigottimento da parte dei bambini (perché avevo proposto un percorso di musica diciamo “alternativa” o quanto meno non proprio consueta, o diversa da quello che gli alunni erano più o meno abituati a fare), tutti si sono lasciati andare, senza preconcetti e si sono completamente affidati, curiosi della novità, ai miei suggerimenti.
Abbiamo deciso di fare questa rappresentazione con uno stile diverso dai consueti, almeno per la mia scuola, per cercare di allargare le esperienze musicali che i bambini avevano già fatto nel corso degli anni, e rendere il lavoro più vivo e ricco, più stimolante e motivante perché coinvolgente in prima persona come regia.
Abbiamo costruito insieme una piccola rappresentazione in cui i bambini si muovono con un sottofondo musicale della danza indiana “Evening rise” che avevo “variato” ed arricchito con effetti sonori per mezzo del programma “Audacity” del computer.
Insieme ai bambini abbiamo preparato una partitura su un foglio di carta bianco con scritto e disegnato tutto quello che volevano rappresentare e che serviva loro solo da “canovaccio”, lasciando libera l’interpretazione (la partitura è stata scritta seguendo gli esempi proposti da Enrico Strobino nel corso di aggiornamento) e poi abbiamo cercato di interpretarla.
Nel lavoro abbiamo deciso di includere l’esperienza del coro (cosa alla quale i bambini erano già abituati nel corso degli anni) perché il coro è un’esperienza aggregante e coinvolgente e abbiamo cantato la canzone Kumbaya, sperimentando il canto a canone in due gruppi e accompagnandoci con piccoli strumenti musicali.
Nello stesso spettacolo ho poi inserito un momento con un percorso legato alla voce, la voce come musica, la voce per mettersi in gioco emotivamente, quindi comunicare le parole attraverso la musica e quindi “fare in pratica” musica, esprimendo i sentimenti e usando le parole come strumento musicale (come ci aveva suggerito Strobino nello stage di Montecatini del 19-20 Marzo scorso).
Il mio obiettivo era quello di dimostrare come la creatività, tramite l’improvvisazione e la composizione, potesse essere un ottimo strumento per l’apprendimento musicale, stimolando gli allievi alla ricerca di cose nuove o a cercare nuovi modi di usare le cose già esistenti, perché creatività non vuol dire solo inventare.
Una verifica è stata l’attività di composizione vera e propria; tale verifica si è basata sull’osservazione di come i ragazzi, a fine percorso, sono riusciti a risolvere creativamente gli stimoli che avevo offerto loro e come hanno sviluppato il loro spirito critico e la loro partecipazione attiva.
Sicuramente questo incontro con la musica è stato per i bambini un incontro creativo, perché ha favorito l’apertura del pensiero, la pluralità dei punti di vista, di interpretazione, di esperienze, ha attivato legami ed associazioni ed ha provocato stupore, meraviglia e curiosità.
>>> In allegato l’articolazione del progetto e la partitura usata.