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Niente schermi fino a otto anni?

Franco Lorenzoni

Lettera aperta di Franco Lorenzoni al maestro sottosegretario Marco Rossi Doria e risposta dello stesso.

 
 
Pubblicato sul sito di Repubblica, l’appello perché la scuola, almeno per i bambini tra i 3 e gli 8 anni, sia zona franca da schermi e computer. La provocazione è in una lettera aperta indirizzata a Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione e anche lui maestro elementare, lanciata da Franco Lorenzoni, maestro elementare, classe ’53. Ha fondato con altri collaboratori la Casa-laboratorio di Cenci ad Amelia, in Umbria: un luogo di ricerca educativa ed artistica che si occupa di ecologia, intercultura e integrazione.
Alla lettera di Lorenzoni ha risposto Rossi Doria sempre su Repubblica.
Alleghiamo il testo di Lorenzoni e quello di Rossi Doria.

Concordando in linea di massima con la lettera aperta di Lorenzoni, riteniamo che comunque qualche punto interrogativo rimane: “fino a 8 anni”; e a 9 anni il problema non esiste più? La “proibizione” degli “schermi” tecnologici a scuola non li renderebbe più desiderabili poi fuori della scuola? Non è forse l’abuso da controbattere, e non tanto l’uso?

Ogni nuovo strumento di comunicazione ha sempre attivato dibattiti e discussioni in merito all’uso che ne potrebbe essere fatto nell’educazione. Viene in mente a questo proposito il dibattito sui fumetti negli anni ’50 tra Nilde Jotti, che vede nel fumetto diversi pericoli, da quello morale a quello didattico, e Gianni Rodari che – come afferma Pino Poero – in posizione minoritaria e anticipatrice, si chiede: «E perchè non sarebbe legittimo raccontare in questo modo? Vi sono molti modi di raccontare, con la parola scritta, con la voce, con l’immagine ferma o con l’immagine in movimento…» (cit. in Pino Boero, Una storia, tante storie. Guida all’opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino, 1992, p. 13). O anche le polemiche e il dibattito che da cinquant’anni sono attivati sull’incidenza che la televisione può avere sull’educazione o la diseducazione dei bambini. Potrebbero valere anche per il computer le parole che sempre Rodari, nel 1966, dedica al rapporto tra lettura di un libro e schermo televisivo (cfr.: Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura, in G. Rodari, Scuola di fantasia, Editori Riuniti, Roma, 1992, pp. 79-80) : «I bambini sanno che la TV non è una “stupidata”: la trovano divertente, piacevole, utile. Può darsi che le sacrifichino qualche ora più del necessario, può darsi che si riducano talvolta in quello stato di semi-incoscienza nel quale il telespettatore abituale, bambino o adulto, casca dopo qualche tempo, e di cui è un sintomo la totale passività con cui accetta dal teleschermo senza scegliere e senza reagire qualsiasi programma. Questo non toglie che nel complesso i meriti educativi della TV superino i suoi demeriti. […] Psicologicamente, poi, non mi pare che negare un divertimento, un’occupazione piacevole (o sentita come tale, che è lo stesso) sia il modo ideale di farne amare un’altra: sarà piuttosto il modo di gettare su quest’altra un’ombra di fastidio e di castigo».

 

 

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