Scritture di musica africanista di Simha Arom, a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci
L’etnomusicologo franco-israeliano Simha Arom è da anni riconosciuto come uno dei massimi africanisti. In particolare, le sue ricerche sulla musica dei Banda Linda (un popolo di circa 27000 persone che vivono nella Repubblica Centraficana) sono considerate paradigmatiche negli studi sulla musica africana sia per il metodo seguito sia per l’importanza delle strutture musicali che hanno fatto conoscere. È quindi di grande interesse il lavoro che hanno compiuto Maurizio Agamennone e Serena Facci raccogliendo in un volume edito dalla LIM dieci scritti di Arom sinora di difficile reperibilità per il lettore italiano. I saggi che costituiscono il libro coprono uno spettro di problemi e di informazioni ampio: si va da scritti di metodologia della ricerca ad altri che affrontano temi “classici” degli studi africanisti, come la questione della pulsazione o del pentatonismo.
Nel primo gruppo di trovano, ad esempio, descrizioni del metodo del re-recording, ideato dallo stesso Arom negli anni settanta, che gli ha permesso di realizzare ricerche esemplari. Questa tecnica utilizzava il registratore multipiste per far ascoltare una parte di una musica a un informatore che veniva invitato a registrare su di essa la propria parte. Quanto al secondo gruppo di scritti, oltre ai temi già accennati, si trovano descrizioni, trascrizioni e studi sulla polifonia e sui gruppi di trombe dei Banda Linda, noti anche per avere ispirato diversi compositori europei come Luciano Berio o Giorgy Ligeti. Un saggio particolarmente originale pone a confronto le polifonie dei Banda Linda con quelle medioevali, tra le quali Arom individua parentele insospettate. L’insieme dei saggi è preceduto da una lunga conversazione tra i curatori del libro e lo stesso Arom, dialogo che percorre trasversalmente il senso di tali scritti.
L’attenzione di Arom è sempre concentrata sulla musica e sulla sua costruzione, non sono molte le pagine destinate a ricostruire il contesto culturale delle produzioni musicali raccolte. Tuttavia non si pensi a una dimenticanza o a trascuratezza, bensì a una scelta del nostro autore, se egli scrive che “la maggioranza degli etnomusicologi africanisti – come molti altri dopotutto – hanno la tendenza a privilegiare lo studio del contesto culturale, antropologico, nel quale la pratica musicale si esercita, a detrimento di quello che ne è l’oggetto stesso, la musica, considerata in quanto sistema” (p. 95). Si tratta quindi di un’opzione di ricerca precisa, quella di dare la priorità anzitutto alla musica in quanto sistema e alle sue caratteristiche specifiche.
Ci si potrebbe chiedere se questo libro possa essere utile agli insegnanti o agli animatori. La risposta è senz’altro positiva. Questo non solo perché comunque l’informazione sulla musica africana appare oggi indispensabile a chi voglia condurre un lavoro pedagogico, ma anche perché conoscere con precisione e serietà alcune strutture, tecniche e condotte della musica africana può risultare di aiuto nell’organizzazione di progetti educativi. Tra queste, in particolare, la conoscenza delle tecniche polifoniche Banda Linda che ricordano l’hochetus, oppure la condotta dei gruppi di trombe che riescono a produrre incroci polifonici e melodici importanti con l’uso dell’unica nota che ciascuna di esse sa produrre.
Il libro è arricchito da un CD e un DVD allegati, che permettono al lettore di ascoltare alcuni esempi delle musiche discusse nel libro.
Simha Arom, Le ragioni della musica, scritture di musica africanista, (a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci), Lim, Lucca, 2013, pagg.237.
Nel primo gruppo di trovano, ad esempio, descrizioni del metodo del re-recording, ideato dallo stesso Arom negli anni settanta, che gli ha permesso di realizzare ricerche esemplari. Questa tecnica utilizzava il registratore multipiste per far ascoltare una parte di una musica a un informatore che veniva invitato a registrare su di essa la propria parte. Quanto al secondo gruppo di scritti, oltre ai temi già accennati, si trovano descrizioni, trascrizioni e studi sulla polifonia e sui gruppi di trombe dei Banda Linda, noti anche per avere ispirato diversi compositori europei come Luciano Berio o Giorgy Ligeti. Un saggio particolarmente originale pone a confronto le polifonie dei Banda Linda con quelle medioevali, tra le quali Arom individua parentele insospettate. L’insieme dei saggi è preceduto da una lunga conversazione tra i curatori del libro e lo stesso Arom, dialogo che percorre trasversalmente il senso di tali scritti.
L’attenzione di Arom è sempre concentrata sulla musica e sulla sua costruzione, non sono molte le pagine destinate a ricostruire il contesto culturale delle produzioni musicali raccolte. Tuttavia non si pensi a una dimenticanza o a trascuratezza, bensì a una scelta del nostro autore, se egli scrive che “la maggioranza degli etnomusicologi africanisti – come molti altri dopotutto – hanno la tendenza a privilegiare lo studio del contesto culturale, antropologico, nel quale la pratica musicale si esercita, a detrimento di quello che ne è l’oggetto stesso, la musica, considerata in quanto sistema” (p. 95). Si tratta quindi di un’opzione di ricerca precisa, quella di dare la priorità anzitutto alla musica in quanto sistema e alle sue caratteristiche specifiche.
Ci si potrebbe chiedere se questo libro possa essere utile agli insegnanti o agli animatori. La risposta è senz’altro positiva. Questo non solo perché comunque l’informazione sulla musica africana appare oggi indispensabile a chi voglia condurre un lavoro pedagogico, ma anche perché conoscere con precisione e serietà alcune strutture, tecniche e condotte della musica africana può risultare di aiuto nell’organizzazione di progetti educativi. Tra queste, in particolare, la conoscenza delle tecniche polifoniche Banda Linda che ricordano l’hochetus, oppure la condotta dei gruppi di trombe che riescono a produrre incroci polifonici e melodici importanti con l’uso dell’unica nota che ciascuna di esse sa produrre.
Il libro è arricchito da un CD e un DVD allegati, che permettono al lettore di ascoltare alcuni esempi delle musiche discusse nel libro.
Simha Arom, Le ragioni della musica, scritture di musica africanista, (a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci), Lim, Lucca, 2013, pagg.237.