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Se ”muore” la buona relazione affettivo-cognitiva

Maurizio Spaccazocchi

Una buona relazione affettivo-cognitiva è il miglior terreno sul quale possono “sbocciare” i migliori “fiori” della conoscenza e della cura

Tanto per l’educazione quanto per la terapia i risultati saranno tanto più validi e positivi quanto più sapremo reagire alle formule relazionali che “raffreddano” il rapporto fra docente e studenti, fra terapeuta e pazienti. Una buona relazione affettivo-cognitiva è il miglior terreno sul quale possono “sbocciare” i migliori “fiori” della conoscenza e della cura.

In una società moderna come la nostra il ruolo dell’educazione è di primaria importanza per costruire giovani cittadini che un prossimo domani potranno essere utili in tutti i settori della vita sociale, economica, politica e comunitaria.
È altrettanto vero che, quando una nazione inizia a perdere il suo reale compito educativo, cioè quando l’educazione non è più in grado di assolvere i suoi più naturali e quotidiani compiti, le persone iniziano a problematizzarsi e, allora, si corre il rischio di entrare inevitabilmente lungo i percorsi della terapia.
Ma la terapia, come disciplina troppo spesso strutturata secondo paradigmi, modelli e protocolli preordinati, è inevitabilmente figlia di quelle stesse strutture sociali che hanno smarrito, a poco a poco negli anni, il loro pertinente e prioritario valore di incontro umano basato sulla relazione affettivo-cognitiva.
 
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