Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Legge 107 e musica a scuola, alcune riflessioni.

Osservazioni critiche sulla legge 107 e su alcune problematiche per il potenziamento dell’insegnamento della musica

 
Il dibattito che ha accompagnato l’iter parlamentare e l’approvazione della legge 107, la cosiddetta legge sulla “buona scuola” è stato caratterizzato da una forte mistificazione ideologica operata dal governo.
Anzitutto, anche se non intendo soffermarmi su questo fatto nel presente contributo, la sbandierata assunzione in ruolo di circa 100.000 docenti precari (ma saranno probabilmente, almeno nell’immediato, poco più della metà di tale cifra) è un provvedimento comunque dovuto dal governo in base alla sentenza della corte europea che impone all’Italia di sanare la piaga di un precariato che per alcuni insegnanti si protrae da molti anni oltre ogni limite sopportabile. Tra l’altro, tale sentenza riguarda in qualche caso anche docenti che comunque non vedranno soddisfatte le loro legittime aspettative di un posto stabile (e per favore non si ironizzi, in Italia e nel mondo c’è ancora chi vede nel “posto stabile” non l’impigrirsi in una noiosa routine ma un fattore di realizzazione professionale e la possibilità di progettarsi decentemente la vita).
Il secondo punto dell’operazione demagogica governativa, su cui invece intendo incentrare la mia riflessione, è l’insistere sul potenziamento, soprattutto nella scuola primaria, di materie che, pur già presenti nei programmi, sono state praticate in modo insufficiente soprattutto per la mancanza di docenti qualificati. Tra queste proprio la musica, oltre l’inglese e l’educazione motoria.

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