Per cominciare bene l’anno scolastico
È ormai consueto, in quasi tutte le scuole medie, iniziare l’anno con la sequenza “progetto accoglienza” – test d’ingresso. Questo significa che nei primi due o tre giorni di scuola gli allievi sono invitati a partecipare ad attività, più o meno valide, di conoscenza reciproca, giochi, disegni, che dovrebbero servire alla socializzazione all’interno delle classi.
Per tre giorni si “socializza”. Il quarto giorno compito in classe, chiamato secondo il gergo didattichese, prova d’ingresso. Questa prova dovrebbe, attraverso alcuni test, stabilire quali siano le conoscenze iniziali in una specifica materia di allievi provenienti da classi e scuole diverse, che hanno lavorato con insegnanti, metodi e talvolta contenuti diversi. Il tutto naturalmente in modo “oggettivo”, basandosi su conoscenze decise astrattamente che dovrebbe avere un ragazzo standard.
Per quanto riguarda la musica, l’idea di un test d’ingresso è palesemente improponibile e insensata. I ragazzi e le ragazze giungono alla scuola media dopo esperienze scolastiche alla primaria assai diverse. Alcuni hanno praticato il flauto, altri il canto, la danza o hanno qualche vago rudimento di tastiera. Quasi tutti conoscono un po’ di lettura sul pentagramma, ma a livelli diversi e pochissimi sanno poi suonare leggendo le note.
Inoltre, la specificità della musica, che non è una materia come le altre, perché sempre presente nella vita dei ragazzi, comporta un apprendimento spontaneo, non legato all’insegnamento scolastico, che spesso è anche più significativo nella loro esperienza rispetto al percorso scolastico. Che il test di musica sia improponibile non mi turba: da sempre ho pensato che le prove “oggettive” non esistono e comunque non saprei che farmene di un test che appiattisce la ricchezza delle identità su delle abilità specifiche assunte a pietra di paragone della competenza musicale.
Per tre giorni si “socializza”. Il quarto giorno compito in classe, chiamato secondo il gergo didattichese, prova d’ingresso. Questa prova dovrebbe, attraverso alcuni test, stabilire quali siano le conoscenze iniziali in una specifica materia di allievi provenienti da classi e scuole diverse, che hanno lavorato con insegnanti, metodi e talvolta contenuti diversi. Il tutto naturalmente in modo “oggettivo”, basandosi su conoscenze decise astrattamente che dovrebbe avere un ragazzo standard.
Per quanto riguarda la musica, l’idea di un test d’ingresso è palesemente improponibile e insensata. I ragazzi e le ragazze giungono alla scuola media dopo esperienze scolastiche alla primaria assai diverse. Alcuni hanno praticato il flauto, altri il canto, la danza o hanno qualche vago rudimento di tastiera. Quasi tutti conoscono un po’ di lettura sul pentagramma, ma a livelli diversi e pochissimi sanno poi suonare leggendo le note.
Inoltre, la specificità della musica, che non è una materia come le altre, perché sempre presente nella vita dei ragazzi, comporta un apprendimento spontaneo, non legato all’insegnamento scolastico, che spesso è anche più significativo nella loro esperienza rispetto al percorso scolastico. Che il test di musica sia improponibile non mi turba: da sempre ho pensato che le prove “oggettive” non esistono e comunque non saprei che farmene di un test che appiattisce la ricchezza delle identità su delle abilità specifiche assunte a pietra di paragone della competenza musicale.
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