C’era una volta un re

Prendiamo un testo della tradizione popolare e consideriamo ogni verso come una parte di un “puzzle”.
Proviamo quindi a mescolare i vari pezzi, dando cosi origine a “figure” che hanno comunque un loro significato o che si avvicinano al non sense.
Ecco un primo esempio:

Lucciola lucciola vien da me
ti darò il pan del re
pan del re e della regina
lucciola lucciola vien vicina.

Vieni lucciola del re
senza il pane e senza me
ti darò la mia regina
vieni lucciola vicina.

una lucciola regina
con il pane e la farina
non andava dal suo re:
li portava solo a me.

Se la lucciola è vicina
con il re e con la regina
le darò il pan del re:
lucciola lucciola vien da me.

Una trasposizione musicale di questo testo si trova nella mia raccolta “Filastroccantando” (cfr. l’e-book >>> QUI).

Il re ci fa venire in mente un’altra filastrocca. Propongo quindi il testo con le diverse trasformazioni.

C’era una volta un re che sedeva sul sofà
e diceva alla sua serva: “Su, raccontami una storia”
e la serva incominciò con il re della sua storia
che racconta quella volta che sedeva sul sofà.

Lui sedeva sulla storia del sofà che raccontava,
la sua serva gli diceva: “Una volta c’era un re”,
ma la storia della serva cominciò con il sofà
che una volta non sedeva perché il re non raccontò.

Il sofà della sua serva che sedeva sulla volta
raccontò con sopra il re che non c’era con la storia
perché quando incominciò c’era il re con una serva
che la storia sul sofà quella volta raccontò.

C’era una volta un re che sedeva sul sofà,
e diceva alla sua serva: “Su raccontami una storia”,
e la serva incominciò: “Una volta c’era un re
che sedeva sul sofà finché poi si addormentò”.

Si allega la partitura elaborata da Marco Deflorian e il file audio dell’incisione discografica a cura del gruppo “Canta con noi” di Rovereto (Disco e partitura “C’era una volta, o forse due” – PCC Assisi 1980).