La dislessia nella didattica pianistica
Maria Argentiero è pianista e docente di musica nelle scuole secondarie. Avendo avuto esperienze anche come insegnante di sostegno ha avuto modo di affrontare le problematiche di ragazzi affetti da dislessia. Recentemente ha documentato la sua esperienza nel saggio “Serbare perle rare. La dislessia nella didattica pianistica” (>>> vedi Ed. Planet Book).
Ringraziamo l’Autrice per aver risposto ad alcune nostre domande.
Musicheria: Quali sono state per te le maggiori difficoltà nel rapportarsi a ragazzi e ragazze con deficit e/o handicap? La musica ti ha aiutato a stabilire un buon rapporto educativo con loro?
Maria Argentiero: La maggiore difficoltà è stata quella di doversi reinventare ogni giorno e così ho imparato a relativizzare il mio punto di vista assumendo anche quello dell’allievo. La musica è, per eccellenza, l’arte della condivisione di mondi interiori e, per questo, ha permesso che si instaurasse una comunicazione profonda anche senza l’uso di parole. Inoltre, il rapporto uno a uno che caratterizza questi interventi educativi ha favorito uno scambio immediato di richieste e soluzioni.
M.: Nel tuo saggio affronti nello specifico i problemi legati alla dislessia. In che modo è possibile aiutare i dislessici a superare i problemi di lettura dello spartito?
M.A.: Uno spartito contiene una grande quantità di informazioni la cui interpretazione mette a dura prova la concentrazione di un dislessico. Affinché la lettura dello spartito non si trasformi in una traduzione faticosa e frustrante, occorre che il “fare” preceda l’incontro/scontro con la notazione. Una didattica di tipo multisensoriale (che coinvolge, cioè, tutti i sensi e il corpo nella sua interezza) aiuta l’allievo dislessico ad interiorizzare gli elementi musicali e a crearne immagini uditive strettamente connesse con gli schemi motori necessari a realizzarli.
M.: In base alla tua esperienza quali consigli daresti a chi vuole dedicarsi all’insegnamento per affrontare con competenza anche le problematiche di allievi che presentano disturbi specifici di apprendimento?
M.A.: Per affrontare in maniera efficace queste problematiche vale sempre la buona prassi dell’autoaggiornamento e del confronto con chi ha maturato maggiore esperienza sul campo. I dislessici hanno spesso un passato scolastico di incomprensioni e angosce per cui necessitano di una particolare cura educativa. Il consiglio che sento di dare a chi vuole dedicarsi all’insegnamento è di tenere sempre mente e cuore aperti alla bellezza di cui i nostri allievi ci fanno dono. Aldilà delle barriere della dislessia, ci sono “perle” che rendono speciali questi ragazzi e che arricchiscono anche la nostra esistenza.
>>> in allegato la presentazione del saggio
Ringraziamo l’Autrice per aver risposto ad alcune nostre domande.
Musicheria: Quali sono state per te le maggiori difficoltà nel rapportarsi a ragazzi e ragazze con deficit e/o handicap? La musica ti ha aiutato a stabilire un buon rapporto educativo con loro?
Maria Argentiero: La maggiore difficoltà è stata quella di doversi reinventare ogni giorno e così ho imparato a relativizzare il mio punto di vista assumendo anche quello dell’allievo. La musica è, per eccellenza, l’arte della condivisione di mondi interiori e, per questo, ha permesso che si instaurasse una comunicazione profonda anche senza l’uso di parole. Inoltre, il rapporto uno a uno che caratterizza questi interventi educativi ha favorito uno scambio immediato di richieste e soluzioni.
M.: Nel tuo saggio affronti nello specifico i problemi legati alla dislessia. In che modo è possibile aiutare i dislessici a superare i problemi di lettura dello spartito?
M.A.: Uno spartito contiene una grande quantità di informazioni la cui interpretazione mette a dura prova la concentrazione di un dislessico. Affinché la lettura dello spartito non si trasformi in una traduzione faticosa e frustrante, occorre che il “fare” preceda l’incontro/scontro con la notazione. Una didattica di tipo multisensoriale (che coinvolge, cioè, tutti i sensi e il corpo nella sua interezza) aiuta l’allievo dislessico ad interiorizzare gli elementi musicali e a crearne immagini uditive strettamente connesse con gli schemi motori necessari a realizzarli.
M.: In base alla tua esperienza quali consigli daresti a chi vuole dedicarsi all’insegnamento per affrontare con competenza anche le problematiche di allievi che presentano disturbi specifici di apprendimento?
M.A.: Per affrontare in maniera efficace queste problematiche vale sempre la buona prassi dell’autoaggiornamento e del confronto con chi ha maturato maggiore esperienza sul campo. I dislessici hanno spesso un passato scolastico di incomprensioni e angosce per cui necessitano di una particolare cura educativa. Il consiglio che sento di dare a chi vuole dedicarsi all’insegnamento è di tenere sempre mente e cuore aperti alla bellezza di cui i nostri allievi ci fanno dono. Aldilà delle barriere della dislessia, ci sono “perle” che rendono speciali questi ragazzi e che arricchiscono anche la nostra esistenza.
>>> in allegato la presentazione del saggio