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Siegfried: eroe borghese o rivoluzionario?

Giada De Fabritiis

Spiegare l’opera di Richard Wagner percorrendo le tappe della sua biografia

Siegfried è senza dubbio il personaggio più importante dell’opera “L’anello dei Nibelunghi” di R. Wagner. Egli è il fulcro intorno al quale si sviluppa la tetralogia e a lui il compositore dedica la terza delle quattro giornate che costituiscono il mastodontico dramma teatrale.
Le discendenze ideali che sono alla base della sua genesi, hanno origine da fonti più disparate: i temi della cosmogonia nordica; la filosofia di Feuerbach; e un poema islandese in prosa del XIII sec., il “Wolsungasaga” la cui storia era stata tramandata nelle corti feudali tedesche, mescolando due leggende: quella delle gesta di Sigfrido alla corte dei Burgundi e della sua morte per mano del traditore Hagen; e quella di Crimilde che ne rivendica l’omicidio. Tuttavia, ripercorrendo le tappe di evoluzione ed elaborazione del dramma, si può affermare che Siegfried abbia raccolto l’esperienza delle rivoluzioni del 1848 che videro Wagner coinvolto in prima persona.
Gli stati europei dopo Il Congresso di Vienna del 1815, fecero un grande sforzo diplomatico per arginare le spinte dei popoli che si opponevano ai principi della Restaurazione e, già dagli anni Venti del XIX sec., in tutta Europa si svilupparono i moti rivoluzionari con idee liberali e progressiste contro le sovranità monarchiche, e con l’intento comune di ottenere il diritto a stabilire le proprie leggi fondamentali.

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