Una lettera aperta alla discussione dal sito del MayDay Group.
Il MayDay group è un gruppo di educatori e docenti di educazione musicale fondato nel 1993 da Thomas A. Regelski e J. Terry Gates. Al gruppo, che è denominato May Day perché il suo primo incontro si tenne proprio il primo maggio del 1993, aderiscono docenti, studiosi e ricercatori soprattutto ma non solo anglofoni, con l’intento di discutere quali siano i fondamenti filosofici ed epistemologici dell’educazione musicale guardando soprattutto al cosa e perché insegnare e non solo al come. Questo significa rimettere in discussione alcune idee fondative che spesso vengono date per scontate nell’educazione musicale, come per esempio quella per cui quest’ultima sarebbe necessariamente parte dell’educazione estetica e quella dell’autonomia della musica dalle pratiche sociali rimettendo al centro la musica practica e la presenza della musica nella società con i suoi aspetti emozionali, estesici e corporei.
Riprendiamo dal sito www.maydaygroup.org gli obiettivi fondativi del gruppo:
The MayDay Group functions as an international think tank of music educators that aims to identify, critique, and change taken-for-granted patterns of professional activity, polemical approaches to method and philosophy, and educational politics and public pressures that threaten effective practice and critical communication in music education. Ongoing debate about these matters has resulted in a more formal, two-fold purpose:
• to apply critical theory and critical thinking to the purposes and practices of music education, and
• to affirm the central importance of musical participation in human life and, thus, the value of music in the general education of all people.
Il MayDay group pubblica un’apprezzata rivista on line: Action, Criticism and Theory for Music Education.
A partire dal mese di agosto 2016 il MayDay group ha deciso di pubblicare sul suo sito un “Open Mic”, vale a dire una lettera aperta su un tema particolarmente significativo per l’educazione musicale sulla quale i lettori possono intervenire contribuendo alla discussione. La prima di queste lettere è di Deejay Robinson, insegnante di musica appartenente alla comunità nera degli USA, che si rivolge in primo luogo agli insegnanti che fanno parte delle minoranze etniche, ma pone interrogativi a tutti noi sul substrato razzista dell’educazione musicale così come viene concepita negli USA ma anche, aggiungo, in altri paesi.
Prendendo le mosse dal ricordo degli ultimi drammatici episodi di violenza poliziesca sui neri negli USA, Robinson sostiene che il razzismo è ancora ben presente in quel paese e influenza anche l’impostazione culturale dell’educazione musicale. Lui stesso, sostiene, è stato formato nell’ideologia della superiorità della musica classica occidentale e ha di conseguenza imposto ai suoi allievi questo tipo di visione, relegando in secondo piano le altre espressioni musicali. Queste ultime sono state spesso disprezzate, ma anche, quando proposte nei curricoli scolastici, “sbiancate” del loro senso originale per renderle più conformi ai canoni estetici dei bianchi. Robinson conclude auspicando un’educazione musicale che dia a tutti gli allievi la possibilità di conoscere ed esprimersi con tutte le musiche, nella piena realizzazione delle loro identità etniche, di genere, di orientamento sessuale.
La lettera di Deejay Robinson, anche se ovviamente centrata sulla situazione statunitense, pone in realtà alcune questioni che interrogano gli insegnanti di tutto il mondo e anche quindi quelli italiani, sull’impostazione culturale e filosofica dell’educazione musicale, che troppo spesso viene assiomaticamente intesa come introduzione all’adorare l’immortale patrimonio “colto” europeo e a ignorare e sottostimare le altre espressioni musicali.
Proponiamo quindi ai lettori di Musicheria questa interessante lettera aperta pubblicata nel sito del MayDay group che si può leggere cliccando >>> QUI.