Quando ancora l’uomo non c’era
Quando ancora l’uomo non c’era
non era autunno né primavera,
non era estate, nemmeno inverno,
c’era silenzio e tutto era fermo.
Poi una notte, o forse era giorno,
ecco un gran suono tutto d’intorno:
Acqua si mosse, Terra tremò,
un Fuoco grande in Aria brillò.
E sulla terra nacque la vita:
tutte le piante, anche l’ortica,
tanti animali grandi e piccini,
dall’elefante fino ai pulcini.
Piante e animali fin dentro il mare,
pesci ed uccelli che san volare,
aquile, trote, rane e fringuelli,
qualcuno brutto ed altri un po’ belli.
Su questa terra nacque la vita;
ma questa storia non è finita.
Forse è importante, o forse no,
certo un bel giorno l’uomo arrivò.
Uomini e donne, vecchi e bambini,
tutti felici di stare vicini,
bere a una fonte, correre al sole,
essere allegri senza dolore.
Era la festa della natura
quando non c’era ancora paura.
Ma poi un giorno, non si sa chi,
fece la guerra e la festa finì.
Non più canzoni, solo lamenti,
non più l’aratro con le sementi,
solo fucili, missili e bombe
che han fatto piangere su troppe tombe.
Ma poi qualcuno ci ripensò:
verso la pace gli altri guidò.
E noi gridiamo: abbasso la guerra!
Vogliamo pace su tutta la terra.
Vogliamo ancora correre al sole,
essere allegri, senza dolore,
per non tornare, un giorno o una sera,
a quando ancora l’uomo non c’era.
Il testo
Questa “ballata” è nata da un’esperienza didattica con ragazzi di scuola elementare.
L’idea era quella di scoprire quali e quanti eventi sonori possono derivare dalla manipolazione dei quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) sui quali è stata costruita tanta parte dell’esperienza e della riflessione dell’uomo. Non è questa la sede per indicare anche solo succintamente i rapporti che tale riflessione ha avuto, e ha ancora oggi, con la musica e, in particolare, con gli strumenti musicali. Riferendoci all’esperienza fatta, ci si limita a dare alcuni suggerimenti per l’elaborazione di un progetto didattico che ha come momento finale l’esecuzione della canzone.
Possono essere previste diverse fasi:
- Verbalizzazione/discussione con i ragazzi sugli elementi “sonori” dell’ambiente naturale, analizzando anche quale e quanta è stata, ed è oggi, la manipolazione e la modificazione di questo ambiente da parte dell’uomo, in relazione allo sviluppo culturale e tecnologico. La problematica, come s’intuisce, è molto ampia, e permette diverse intersezioni con altre discipline.
- Restringendo il campo della riflessione e della ricerca, si passerà ad analizzare come l’uomo, ieri e oggi, ha utilizzato le risorse naturali in rapporto alla produzione di musica: bastoni, pietre, canne, gusci, pelli, e poi ceramiche e metalli servono a realizzare strumenti sempre più complessi che vengono utilizzati per produrre musiche che accompagnano riti, cerimonie, feste. Si potranno così, elaborare unità didattiche relative alla conoscenza degli strumenti musicali, non limitandosi naturalmente agli aspetti organologici e acustici, ma mettendo in relazione strumenti, tecnologie, tradizioni culturali e religiose, forme e generi musicali, ecc.
- Una terza fase prevede la raccolta di materiali e oggetti vari da utilizzare come strumenti musicali (i cosiddetti “strumenti poveri”) per realizzare sonorizzazioni o semplici composizioni. I quattro elementi naturali forniscono numerose idee stimolo: il tranquillo ruscello o il fiume impetuoso con tutte le loro storie, il fuoco del caminetto o l’incendio del bosco con sensazioni connesse, un campo appena arato o un terreno desertico con tutte le suggestioni stagionali, la brezza in riva al mare o una libecciata, possono essere i punti di partenza sui quali costruire fasce sonore, strutture ritmiche, “melodie di timbri”, utilizzando gli elementi compositivi elementari suggeriti dalle proposte didattiche più recenti.
- Si può infine presentare ai ragazzi il testo della canzone, evidenziando il rapporto tra uomo e natura e tra uomo e uomo, e sottolineando le problematiche relative alla ricerca di quel difficile equilibrio senza il quale non è possibile lo sviluppo e la pace nell’uguaglianza.
Le singole strofe possono essere tradotte in quadri che verranno successivamente fotografati in diapositiva così da poterli proiettare come fondale durante l’esecuzione del canto. Volendo realizzare semplici coreografie, credo siano da preferire quelle più di carattere “simbolico” che non “descrittivo”.
Il testo è lungo, ma i ragazzi lo imparano abbastanza velocemente. Eventualmente all’inizio si può limitare l’intervento dei ragazzi alla ripetizione degli ultimi due versi di ogni strofa.
La partitura
Il testo invita alla riflessione, e questa è possibile solo a certe condizioni, prima fra tutte il controllo delle sonorità. Occorre quindi una particolare attenzione nell’esecuzione sia strumentale che vocale.
La partitura affida al sassofono tenore la melodia principale dell’introduzione. In classe si potrebbe usare la voce (bocca chiusa, oppure “OH!”, oppure “BA”). ·
Un’ottima base può essere garantita dallo xilofono basso (cfr. partitura) che può comunque essere sostituito da uno xilofono soprano o da un metallofono (naturalmente 1’esecuzione sarà a un’ottava sopra).
Le parti dei flauti traversi e della tastiera si possono omettere.
Le strofe sono dieci. È opportuno pertanto far cantare più solisti in dialogo con TUTTI (ripetizione dei due ultimi versetti).