Il paesaggio come teatro
Partiamo dal concetto di abitante, inteso come chi ha radici e rapporti stretti con un paesaggio. Possiamo pensare al suono come a una risorsa per entrare in contatto con un paesaggio, per conoscerlo meglio, per avvicinarsi ad esso, per ‘farlo proprio’?
È possibile pensare anche alla musica in questa prospettiva? Possiamo immaginare un mondo dove ogni musica abbia il suo spazio e viceversa, silenzio compreso? Possiamo pensare a musiche come ad ambienti, territori, in cui si entra? Possiamo immaginare il gesto compositivo come immaginazione/costruzione di un paesaggio, di un mondo sonoro da visitare, in cui abitare per qualche tempo, più o meno lungo?
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