La querelle come dispositivo didattico
Mi accingo a scrivere queste righe stimolato dal contributo di Marco Lenzi dedicato al ‘caso Young Signorino’, il cui contenuto mi ha regalato più di uno spunto di riflessione.
Condivido: la querelle su ciò che si possa legittimamente definire ‘musica’ è vecchia come il mondo e di tanto in tanto si ripresenta, diciamo ogni qual volta ci si trovi di fronte a uno scarto rispetto a ciò che ci è più famigliare. Più che plausibile quindi lo sguardo ironico e l’invito a ripensare a tutte le fesserie e i troiai musicali che hanno popolato la nostra adolescenza.
Detto questo, però, il problema mi si pone come ‘insegnante-di-musica’, un insegnante che da quasi quarant’anni è attraversato da dubbi su quale sia il suo ruolo/compito/funzione dentro alla scuola pubblica; un insegnante che ha praticamente cinquant’anni più dei propri allievi e che proviene, quindi, letteralmente, da un altro mondo.
Fa parte dei miei compiti commentare il testo-Signorino (inteso in senso ampio di oggetto culturale)? Se la risposta è positiva, come penso, come posso il compito, e con quali obiettivi? Per prevenirne la fruizione? Per indicare dove sta il male? Per cercare di cambiare i gusti di ragazzi e ragazze? Insomma, di fronte ai troiai, faccio finta di nulla? Mi giro dall’altra parte? Ci faccio una risatina e basta?
>>> continua nel pdf allegato.