Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Muzak, silenzio, paesaggi sonori

Alessandra Palladino

Una riflessione sull’ascolto

 

Muzak è il nome dell’azienda statunitense, fondata da George Owen Squier nel 1922, che inizialmente si occupò di diffusione musicale attraverso la rete telefonica e di musica di sottofondo per gli ascensori. A partire dagli anni Trenta questa azienda si specializzò nell’installazione di musica negli ambienti di lavoro, con l’obiettivo di incrementare la produttività e di dotare gli ambienti di quello che viene definito “profumo acustico”.

Successivamente, il termine “muzak” (come sinonimo di “programmed music” o “back-ground music”) iniziò ad essere utilizzato per indicare qualsiasi musica inserita in ambienti dove essa viene «sentita senza essere ascoltata». Più in generale, il termine muzak viene a volte utilizzato per indicare musica di scarso valore estetico che non merita di essere ascoltata attentamente. I primi esperimenti di diffusione della musica condotti negli Stati Uniti furono realizzati fin dai primissimi anni del Novecento, ma questa attività divenne più comune solo a partire dagli anni Venti, quando iniziarono ad essere disponibili i mezzi adeguati per la registrazione, la riproduzione, l’amplificazione e la trasmissione a distanza dei suoni.

Il fenomeno muzak proseguirà per gran parte del Novecento, incontrandosi, negli anni Cinquanta e Sessanta, con le tendenze strategiche del taylorismo e del fordismo, volte ad organizzare ed ottimizzare il lavoro.

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