Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Maison de la Pataphonie

A Dinant, città del saxofono

Dinant è una piacevole città del Belgio, nota ai musicisti per essere luogo di nascita di Adolphe Sax, di cui si può visitare la casa natale, oggi adibita a piccolo museo. Dinant è però anche la città dove, dal 2001, in uno degli edifici più antichi della città, è stata fondata la Maison de la Pataphonie (https://www.pataphonie.be/), luogo di sperimentazione sonoro-musicale, di formazione di operatori musicali ma anche di divertimento e di scoperta del suono per bambini e per adulti.
La Maison de la Pataphonie è nata per iniziativa di Max Vandervorst (www.maxvandervorst.be), fondatore di questa disciplina e concertista ormai affermato a livello internazionale con i suoi spettacoli patafonici. Musicista di formazione classica (è diplomato in clarinetto) Max Vandervorst ha iniziato, in anni ormai lontani, a interessarsi delle sonorità di tutti gli oggetti che gli capitavano tra le mani, ma soprattutto di quelli “abbandonati”, gettati magari in una pattumiera perché ritenuti ormai privi di alcuna utilità. Non è un caso che uno dei suoi primi spettacoli si chiamasse appunto Sinfonia di oggetti abbandonati. Durante tale spettacolo si potevano ascoltare strumenti come il Saxrosoir (saxofono-innaffiatoio), lo Spalafon (una sorta di balafon costituito da bottiglie d’acqua minerale Spa), o la Guitare charbonnière (chitarra che usa come cassa un vecchio recipiente domestico per il carbone). Nel 2001, anche grazie alla sensibilità degli amministratori locali, che ristrutturarono una palazzina storica della città che stava andando in rovina, Max Vandervorst poté realizzare il suo progetto di una Casa della patafonia. Un luogo dove installare stabilmente una vasta gamma di strumenti da lui creati, a volte anche di notevoli dimensioni e comporre con essi degli ensemble che possono essere utilizzati per fare musica in gruppo dai visitatori. Tra tali strumenti un singolare organo a bottiglie e un tavolo-litofono composto da piastre di pietra sul quale i visitatori possono interagire lanciandosi delle palline “magiche”.

Dal 2001 il progetto si è arricchito quotidianamente di nuovi strumenti e di nuove idee, anche grazie al lavoro creativo quanto paziente di Michele Rossi Mori e Olivier Gobert, che sono oggi gli animatori patafonici della casa. Anche per questi ultimi, il terreno di ricerca privilegiato per trovare nuovi suoni sono vecchi magazzini e pattumiere, e, qualche volta, negozi di bricolage che vendono materiali di basso costo con cui realizzare nuovi strumenti.
Affinché la ricerca di nuovi oggetti-strumenti non sia una pura ricerca, anche se piacevole, di sonorità inusitate, gli animatori della Maison de la Pataphonie attuano in genere un percorso in tre tappe. La prima è quella di trovare, casualmente o intenzionalmente, un oggetto che produca suoni “interessanti”. La seconda invece sta nell’individuare come si possa intervenire su tale oggetto per migliorarne e rendere più ricca la sua sonorità; in pratica, come si possa trasformare in uno “strumento”. Il terzo passaggio del percorso è quello di studiare come i diversi strumenti possano essere combinati tra loro per ottenere un risultato musicale, in pratica di come possano essere organizzati e “orchestrati”. Questo tipo di percorso consente di superare quello che potrebbe essere un semplice “bruitage”, una pura ricerca rumoristica, per ottenere invece un risultato musicale.

Su questa base la Maison de la Pataphonie propone quotidianamente dei “viaggi” musicali ai visitatori, che sono delle esperienze dirette nel suono e nella musica, ma anche corsi di formazione per gli/le insegnanti della provincia. Quest’ultima attività permette di diffondere tra i docenti delle scuole l’idea che la musica possa nascere anche dall’esperienza quotidiana e costante di attenzione al suono che ci circonda e che spesso sta già negli oggetti intorno a noi. Una poetica che può essere particolarmente efficace nei percorsi dei diversi livelli scolastici.

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