Voce e paesaggi sonori
Canti e sentimento nella tradizione musicale e vocale del Mediterraneo è il sottotitolo di A stisa blues, un progetto-concerto che solitamente cantiamo come RROSA TRIO.
Il 24 luglio di quest’anno abbiamo dato il concerto io ed Elena D’Ascenzo in un luogo che ha aperto in noi, e penso di poter parlare anche a nome di Elena, un sottile legame con quel luogo, anche se siamo state lì soltanto 8 ore.
Si tratta dei megaliti di Nardodipace nelle Serre calabresi. Zone montane tra le più floride della regione delle mie origini. I megaliti si trovano nel bosco ed esiste ancora una ricerca per stabilire se fossero di fattura preistorica o natura geologica. Queste formazioni rocciose hanno stabilito una loro pregnante relazione con il bosco e con gli alberi. O forse sono gli alberi ad essersi posizionati coerentemente avvertendo la presenza dei megaliti e contribuendo a farci sentire in un bozzolo di sospensione e silenzio.
Per me era subito evidente che fare un concerto frontale non aveva senso in quel luogo e così abbiamo iniziato a saggiare l’acustica. Nonostante fossimo ad oltre 1000 metri dal livello del mare, il caldo arrivava intenso e rendeva l’aria particolarmente secca. L’ambiente ci si è aperto nella sua dimensione spaziale e sonora attraverso le nostre sonde di voce e di canto, e della meravigliosa sensazione di essere in una microarea con un suo equilibrio fisico interno. Le dimensioni di questo spazio non sono veramente grandi, ma la parte aerea tra gli alberi e i megaliti del geosito B, veniva accesa dal suono delle voci mostrando le sue superfici interne. Il suono risultava al nostro orecchio amalgamato ed espanso, contenuto o più esteso. C’era un’attrazione regolata tra i canti e lo spazio. Ne risultavano delle “sacche” di risonanza sopra di noi, tra di noi, che sembravano concluse o circoscritte e di cui percepivamo i fluidi confini attraverso l’orecchio e la voce. […]
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