La conoscenza della storia orale è ormai considerata da più parti come della stessa importanza delle fonti scritte. Attraverso l’oralità passa soprattutto la cultura e la storia delle classi popolari che costituisce un patrimonio di memoria che può essere importante anche nella scuola. Conoscere questa storia significa anzitutto sapersi collocare nel tempo e nella storia, comprendere di essere parte di un flusso storico che ha un passato, un presente e avrà un futuro. Purtroppo oggi la sede elettiva della pedagogia della memoria, cioè la famiglia, sembra sempre più dimenticare questo compito fondamentale di trasmissione della storia orale. Sta quindi agli insegnanti più sensibili cercare di colmare questo vuoto che si apre nella vita dei giovani, che comprende storia locale, testimonianze autobiografiche e naturalmente un vasto patrimonio di canti. Per questo compito è evidentemente utile avvalersi della documentazione e dell’esperienza di chi da decenni fa ricerca sulla cultura popolare, come l’Istituto Ernesto De Martino che ha oggi la sua sede a Sesto Fiorentino.
Proprio a questo proposito l’Istituto Ernesto De Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario di cui avevamo tempo fa intervistato il presidente Stefano Arrighetti (link all’intervista) pubblica da trent’anni la sua rivista Il De Martino. Recentemente, con l’uscita del numero 32, l’Istituto ha voluto dare una nuova veste al De Martino, affidato alla direzione di Antonio Fanelli, con un aumento delle pagine, una nuova grafica e una cadenza semestrale. L’intento, naturale per l’Istituto, è di aumentare l’impegno nella documentazione della storia delle classi popolari, in particolare attraverso la storia orale che non è da considerare minore bensì uno strumento in grado di aiutarci a comprendere i grandi eventi del mondo anche contemporaneo.
In questo quadro, la nuova serie della rivista, i cui numeri sono in realtà della portata di un libro (il numero 32 è di 250 pagine) appare come una nuova impresa particolarmente impegnativa tra le tante dell’Istituto Ernesto De Martino, ma anche come un rinnovato punto di riferimento per chi s’interessa della cultura delle classi subalterne.
Il numero che inaugura la nuova serie ha una parte monografica che propone una lettura della storia del PCI che comprende punti di vista meno esplorati in passato, come un articolo sui “dischi del PCI” e il rapporto del partito con la musica, ma anche “voci e suoni” dal PCI di Milano e infine una serie di preziose fotografie di Giuseppe Morandi sulla Festa dell’Unità a Piadena.
Il numero è completato da alcuni altri saggi e articoli tra cui ne segnaliamo uno (a firma Lorenzo D’Orsi), sulla resistenza del Grup Yorum, complesso musicale turco che ha pagato un tributo di sangue altissimo alla lotta contro la dittatura di Erdoğan poiché ben tre dei suoi componenti sono morti in carcere al termine, tragico, di uno sciopero della fame iniziato per protestare contro la loro ingiusta detenzione e la repressione a cui il gruppo è sottoposto. Un altro articolo (di Francesca Socrate) riguarda il modo in cui molte persone, durante la pandemia, si sono trovate all’improvviso “vecchie” e “fragili” in un mondo in cui tali affatto non si sentivano, a conferma dei danni anche psicologici che il Covid 19 e la gestione governativa dell’epidemia hanno provocato.
Proprio la presenza del lavoro fotografico di Morandi riconduce alla “rete” associativa di cui fa parte l’Istituto De Martino che comprende l’Associazione italiana di storia orale, il Circolo Gianni Bosio di Roma, e la Lega di cultura di Piadena.
A tal proposito, non è un caso che l’uscita della nuova serie del De Martino coincida anche con la pubblicazione presso la casa editrice Mimesis del libro di Simona Pezzano Campo Lungo, dedicato alla memoria visuale dell’archivio della Lega di Piadena, un tesoro documentario di grande importanza sulla vita del proletariato agricolo nella valle del Po. Un paese, quello di Piadena, in cui tuttavia si sono scritte pagine significative della storia del proletariato agricolo che ha vissuto, negli ultimi anni, mutazioni profonde, per esempio con le trasformazioni tecnologiche dell’agricoltura e dell’allevamento, con l’arrivo, in quest’ultimo settore, di molti immigrati soprattutto indiani. Immigrati cui la Lega di cultura di Piadena ha dato opportuna attenzione dedicando loro spazi nella ricerca e anche nei momenti pubblici, come la festa annuale di fine marzo a casa del “Micio”, purtroppo interrotta dal 2020 a causa della pandemia. A Piadena, nella frazione Vho, lavorò per molti anni il maestro Mario Lodi, cui la nostra rivista sta dedicando uno spazio speciale in occasione dei cent’anni della nascita e che fu anche uno dei fondatori della Biblioteca popolare cittadina, uno dei germogli da cui nacque in seguito la Lega di cultura.
La rivista Il De Martino può essere richiesta alla segretaria dell’Istituto mediante email: iedm@iedm.it
La conoscenza della storia orale è ormai considerata da più parti come della stessa importanza delle fonti scritte. Attraverso l’oralità passa soprattutto la cultura e la storia delle classi popolari che costituisce un patrimonio di memoria che può essere importante anche nella scuola. Conoscere questa storia significa anzitutto sapersi collocare nel tempo e nella storia, comprendere di essere parte di un flusso storico che ha un passato, un presente e avrà un futuro. Purtroppo oggi la sede elettiva della pedagogia della memoria, cioè la famiglia, sembra sempre più dimenticare questo compito fondamentale di trasmissione della storia orale. Sta quindi agli insegnanti più sensibili cercare di colmare questo vuoto che si apre nella vita dei giovani, che comprende storia locale, testimonianze autobiografiche e naturalmente un vasto patrimonio di canti. Per questo compito è evidentemente utile avvalersi della documentazione e dell’esperienza di chi da decenni fa ricerca sulla cultura popolare, come l’Istituto Ernesto De Martino che ha oggi la sua sede a Sesto Fiorentino.
Proprio a questo proposito l’Istituto Ernesto De Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario di cui avevamo tempo fa intervistato il presidente Stefano Arrighetti (link all’intervista) pubblica da trent’anni la sua rivista Il De Martino. Recentemente, con l’uscita del numero 32, l’Istituto ha voluto dare una nuova veste al De Martino, affidato alla direzione di Antonio Fanelli, con un aumento delle pagine, una nuova grafica e una cadenza semestrale. L’intento, naturale per l’Istituto, è di aumentare l’impegno nella documentazione della storia delle classi popolari, in particolare attraverso la storia orale che non è da considerare minore bensì uno strumento in grado di aiutarci a comprendere i grandi eventi del mondo anche contemporaneo.
In questo quadro, la nuova serie della rivista, i cui numeri sono in realtà della portata di un libro (il numero 32 è di 250 pagine) appare come una nuova impresa particolarmente impegnativa tra le tante dell’Istituto Ernesto De Martino, ma anche come un rinnovato punto di riferimento per chi s’interessa della cultura delle classi subalterne.
Il numero che inaugura la nuova serie ha una parte monografica che propone una lettura della storia del PCI che comprende punti di vista meno esplorati in passato, come un articolo sui “dischi del PCI” e il rapporto del partito con la musica, ma anche “voci e suoni” dal PCI di Milano e infine una serie di preziose fotografie di Giuseppe Morandi sulla Festa dell’Unità a Piadena.
Il numero è completato da alcuni altri saggi e articoli tra cui ne segnaliamo uno (a firma Lorenzo D’Orsi), sulla resistenza del Grup Yorum, complesso musicale turco che ha pagato un tributo di sangue altissimo alla lotta contro la dittatura di Erdoğan poiché ben tre dei suoi componenti sono morti in carcere al termine, tragico, di uno sciopero della fame iniziato per protestare contro la loro ingiusta detenzione e la repressione a cui il gruppo è sottoposto. Un altro articolo (di Francesca Socrate) riguarda il modo in cui molte persone, durante la pandemia, si sono trovate all’improvviso “vecchie” e “fragili” in un mondo in cui tali affatto non si sentivano, a conferma dei danni anche psicologici che il Covid 19 e la gestione governativa dell’epidemia hanno provocato.
Proprio la presenza del lavoro fotografico di Morandi riconduce alla “rete” associativa di cui fa parte l’Istituto De Martino che comprende l’Associazione italiana di storia orale, il Circolo Gianni Bosio di Roma, e la Lega di cultura di Piadena.
A tal proposito, non è un caso che l’uscita della nuova serie del De Martino coincida anche con la pubblicazione presso la casa editrice Mimesis del libro di Simona Pezzano Campo Lungo, dedicato alla memoria visuale dell’archivio della Lega di Piadena, un tesoro documentario di grande importanza sulla vita del proletariato agricolo nella valle del Po. Un paese, quello di Piadena, in cui tuttavia si sono scritte pagine significative della storia del proletariato agricolo che ha vissuto, negli ultimi anni, mutazioni profonde, per esempio con le trasformazioni tecnologiche dell’agricoltura e dell’allevamento, con l’arrivo, in quest’ultimo settore, di molti immigrati soprattutto indiani. Immigrati cui la Lega di cultura di Piadena ha dato opportuna attenzione dedicando loro spazi nella ricerca e anche nei momenti pubblici, come la festa annuale di fine marzo a casa del “Micio”, purtroppo interrotta dal 2020 a causa della pandemia. A Piadena, nella frazione Vho, lavorò per molti anni il maestro Mario Lodi, cui la nostra rivista sta dedicando uno spazio speciale in occasione dei cent’anni della nascita e che fu anche uno dei fondatori della Biblioteca popolare cittadina, uno dei germogli da cui nacque in seguito la Lega di cultura.
La rivista Il De Martino può essere richiesta alla segretaria dell’Istituto mediante email: iedm@iedm.it