Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Dal soundwalking al Neorealismo

Simona Barberi, Maria Randazzo

Un progetto per la scuola secondaria di secondo grado

Contributo presentato in occasione del Convegno di Urbino, “I saperi dall’ascolto: percorsi educativi nel paesaggio sonoro”- 26 settembre – 1 ottobre 2022.
FKL | Associazione CSMDB | Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.

 

Simona Barberi (Ministero della Pubblica Istruzione, docente di Storia dell’Arte presso Liceo “Regina Elena” di Acireale (CT)).
Maria Randazzo:  Ministero della Pubblica Istruzione, docente di Arte e Territorio presso ITS “Pietro Branchina” di Adrano (CT).

 

Un progetto di soundwalking da proporre agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori: partendo da una esperienza di ascolto all’interno di mercati “sonori” per giungere ad una più consapevole comprensione dell’opera neorealista di R. Guttuso, con particolare riferimento a La Vucciria. La tela, che prende il nome dall’omonimo mercato palermitano, rappresenta ancora oggi un’opera-simbolo con cui l’artista rese omaggio alla luce, ai colori, agli odori ed ai suoni della sua terra.

 

 La partecipazione a questo convegno per il quale ci è stato chiesto di immaginare una buona pratica didattica, in cui il paesaggio sonoro potesse essere strumento per un approfondimento della propria materia di insegnamento, ha permesso di aggiungere un tassello a quella che per noi è giornalmente una sfida continua, ovvero condurre i ragazzi per mano ad imparare a guardare e a godere della bellezza artistica e dei territori in cui vivono o che frequenteranno nella loro vita e per far sì che essi possano diventare quei “cittadini estetici” auspicati da Irene Baldriga:

Il cittadino estetico trae giovamento dal contatto costante con l’ambiente-paesaggio, ne conosce i segreti, ne comprende le fragilità e le contaminazioni. Per relazionarsi con il suo habitat, egli osserva, tocca, respira, ascolta, dialoga con le cose e con le persone, con l’universo di cui è parte cosciente e agente. È una creatura multisensoriale che non limita il suo impegno a un lavoro cerebrale o di riflessione: il nostro cittadino vive il suo contesto come un animale nel suo ecosistema. Conosce il canto delle fontane (e il sapore dell’acqua che ne sgorga), il colore della pietra usata per costruire le strade e i monumenti della sua città, la flora e la fauna del suo territorio, le ricette dei piatti tradizionali, la direzione del vento nelle varie stagioni, i personaggi che hanno abitato la sua terra, i monumenti, le immagini sacre, le opere d’arte disseminate nei palazzi, nei musei e nelle chiese[1].

 

Suono e arte

Il termine “sonoro” è spesso citato nello studio di alcuni argomenti in classe, ma per lo più declinato nella parola “musica” e nei rapporti fra “arte e musica”. Alla sfera musicale ci si riferisce, ad esempio, quando si affronta l’analisi dell’Impressionismo e soprattutto dell’opera di C. Monet che, nell’ultimo scorcio della sua vita, durante gli anni della Prima guerra mondiale, dipinse la serie delle otto grandi tele dedicate alle Ninfee[2] (1895-1926), che dopo la sua morte hanno trovato collocazione al Museo dell’Orangerie di Parigi. Due sale ellittiche e contigue ospitano le grandi tele di formato orizzontale. Lo spettatore è letteralmente circondato dalla pittura: l’assoluta mancanza di un centro prospettico ribalta il rapporto tra pittura ed osservatore che risulta immerso in una esperienza avvolgente. Un simile effetto di rotondità sensoriale si manifesta nella coeva produzione musicale di Claude Debussy (1862- 1918), artista che profetizza una nuova musica che si ispiri alla natura e alla vita all’aria aperta. Gli accordi risultano indistinti, liquidi, impressionisti: si pensi, ad esempio, al Chiaro di luna con le sue atmosfere indefinite che invitano ad una condizione di arrendevole abbandono[3].

Per altri versi, quante volte, affrontando lo studio delle opere d’arte abbiamo parlato di sinestesia, parola inizialmente difficile per i nostri alunni, recepita spesso per la prima volta attraverso lo studio dell’analisi del testo letterario e poetico? Pensiamo, ad esempio, al Il Bar delle Folies Bergère di É. Manet, traduzione in tocchi di pittura del determinismo psicologico di Zola[4]: una bellissima e stanca cameriera dalle gote arrossate guarda l’avventore che ha di fronte che molto probabilmente le sta chiedendo da bere. Lo specchio che ha dietro ci restituisce una brulicante presenza di uomini e donne che parlano, ballano, fumano. Un’esplosione di vita. “Parigi in un quadro”, secondo una felice recente intuizione[5]. Sembra di poter anche respirare, tossicchiando, il fumo delle sigarette. E, mentre guardiamo e osserviamo, sentiamo i suoni, il brusio di questa umanità vitale e vivace che affolla il celebre locale. Musica, suoni, sensazioni uditive.

 

Paesaggio sonoro e storia dell’arte: una nuova sfida

Quelli appena descritti sono appena due esempi di come l’elemento suono/musica possa interferire con le pratiche della didattica della storia dell’arte.

Ma come far entrare nella didattica il “paesaggio sonoro”? Come procedere? Da dove partire? Da loro, se non da chi? Dai nostri alunni. È esperienza comune a tutti noi vedere moltissimi ragazzi, infagottati in felpe extra-large, cappuccio in testa, muoversi con lo sguardo rivolto in basso, spesso con una mano che stringe lo smartphone e le orecchie impegnate ad ascoltare musica. Sono immersi in un mondo di musica che li isola e li rende distanti dai suoni della città e della comunità intorno che, certo, può essere a volte anche disturbante, come il rumore di un clacson di automobile o lo sgommare di un mezzo a due ruote. Monadi che percorrono spazi che spesso, evidentemente, ritengono distanti, anonimi e da cui pertanto decidono di assentarsi ed evadere. Sembra quasi che vogliano resistere “alla paurosa minaccia di un antropocene sonoro” in cui tutti noi siamo immersi, per usare le parole di Giovanni Cestino che ha curato la bella prefazione della nuova edizione del testo cardine delle ricerche sul paesaggio sonoro di R. M. Schafer[6]. Eppure, gli spazi della città e della campagna producono ed emanano il loro suono, la loro musica. Sappiamo coglierli? Siamo in grado di contribuire alla formazione dei nuovi cittadini estetici attraverso una rinnovata educazione all’ascolto? Riusciamo ad assumere “una costante posizione di ascolto”?

L’atteggiamento del cittadino estetico è quello di una costante posizione di ascolto: come un vaso che accoglie, recepisce segnali, indizi di cambiamento e di trasformazione, richieste di aiuto, che spesso arrivano silenziati dal rumore di fondo, dal torpore della usuale indifferenza che sembra dominare il senso dell’essere del tempo presente. Il cittadino estetico non soltanto conosce un codice di comportamento; egli interpreta e rinvigorisce il valore della cittadinanza nella continua interazione con il patrimonio, da cui trae ispirazione[7].

Nasce da queste riflessioni il desiderio di progettare un percorso di soundwalking da proporre agli studenti delle ultime classi che, ci auguriamo, possa rispondere alle esigenze di una didattica attiva che certamente offre maggiori opportunità per promuovere la motivazione ad apprendere dei nostri alunni.

 

La Vucciria

L’opera ispiratrice per questa nostra prima progettazione di “uso” del paesaggio sonoro ai fini di una più completa comprensione dei fenomeni percettivi è La Vucciria di Renato Guttuso, uno dei più importanti esponenti del Neorealismo[8]: si tratta di un grande olio su tela realizzato dall’artista nel 1974 e conservato oggi nel magnifico Palazzo Chiaramonte Steri a Palermo.

La Vucciria (fig. 1) costituisce una pulsante rappresentazione di un frammento di vita quotidiana ambientata nell’omonimo mercato rionale palermitano. Nel dipinto il gioco del “sonoro” comincia già dal nome stesso del mercato e quindi della tela: il termine “vucciria” non sarebbe altro che l’evoluzione popolare del termine francese boucherie ossia macelleria, italianizzato poi in bocceria, ed infine in vucciria[9], ma per i palermitani, il termine si carica anche di altre sfumature di significati che rimandano anche al caos, alla confusione o all’ andirivieni rumoroso di persone.

Con una pittura caratterizzata da un tripudio di colori saturi, l’artista descrive, come in un’istantanea visione dall’alto e con una precisione quasi fiamminga, tutta la mercanzia in vendita: a sinistra tutto ciò che proviene dal mare, pesci di varie dimensioni, polpi, seppie, gamberi che fanno da contraltare all’enorme carcassa del bue squartato che si staglia, a destra, sulle pareti rivestite di mattonelle bianche e che costituisce una “citazione di un motivo che da Annibale Carracci a Rembrandt attraversa la storia dell’arte sino a Chagall e Soutine”[10]. E poi formaggi e salumi tutti insieme e ancora cassette piene di frutta e verdura fresche[11]. E tra una cassetta e l’altra, lungo un asse centrale, verticale, si muovono uomini e donne: figure solo apparentemente silenziose, alcune delle quali ci danno le spalle, ma grazie a questo artificio di antica memoria accademica, ci trasportano dentro quello che sembra tanto un mercato orientale, di quelli che ti inebriano anche con odori, suoni e voci.

Con questa tela, considerata un opera-simbolo di Palermo, Guttuso rese omaggio alla luce, ai colori, agli odori ed ai suoni della sua terra. Ai suoni, appunto.

 

Fig. 1. R. Guttuso, La Vucciria, 1974, olio su tela, 300 x 300 cm., Palermo, Palazzo Chiaramonte Steri

 

Destinatari e obiettivi

Prima di entrare nel cuore della progettazione, ci preme sottolineare che essa è stata destinata a classi dell’ultimo anno delle scuole superiori, con il duplice obiettivo di approfondire un aspetto dell’arte del secondo dopoguerra, periodo che spesso – soprattutto nelle scuole in cui la materia è relegata solo al triennio – risulta difficile da affrontare, e in secondo luogo di ampliare la conoscenza del patrimonio non solo artistico ma anche culturale del proprio territorio.

Il primo obiettivo rientra nella trattazione del tema del Realismo, dalle istanze tipiche della pittura francese della metà dell’Ottocento fino agli esiti del Neorealismo che ebbe fra i suoi protagonisti anche alcuni fra i principali registi italiani del secondo dopoguerra, come Visconti, Rossellini o De Sica. L’idea nasce anche dalla possibilità di creare percorsi interdisciplinari con la letteratura italiana, partendo da Verga, di cui lo stesso Guttuso sembra essere un protagonista, così come lo dipinge Sciascia[12], fino a ricollegarsi con la letteratura contemporanea, quella di Calvino, Pavese o  Vittorini, che usa un linguaggio diretto, che comunica un amore per la quotidianità di cui tanto è permeata la pittura di Guttuso.

L’altro aspetto è legato alla possibilità di approfondire con gli studenti i concetti legati al patrimonio culturale materiale e immateriale in cui l’Unesco dal 2003 ha fatto rientrare tutto ciò che, pur non essendo materialmente tangibile, contribuisce a dare un senso di identità e continuità ad un territorio[13]. L’attenzione per i mercati, che offrono una possibilità di ampliare l’offerta turistica con una esperienza enogastronomica, ci è sembrata importante per legare in modo più consapevole gli studenti al proprio territorio e per sviluppare una tematica quanto mai attuale all’interno dei programmi di educazione civica.

 

Fasi della proposta didattica

La proposta didattica che abbiamo elaborato dovrebbe svolgersi in più fasi.

Fase 1: ricercare la documentazione sui mercati esistenti nelle cittadine in cui si trovano le scuole presso cui insegniamo, ovvero Adrano, alle pendici dell’Etna e Acireale, sul litorale etneo; in entrambe le cittadine esistono dei mercati rionali attivi ogni giorno. Ad Acireale c’è un piccolo mercato ittico-ortofrutticolo attivo giornalmente; ad Adrano, oltre a diversi mercati cittadini, in piazza Mercato si conserva anche la splendida ex “Pescheria” (fig. 2), purtroppo ormai defunzionalizzata[14].

 

 

Fig. 2. Pescheria, Piazza Mercato, Adrano (CT)

 

Fase 2: scelto il mercato (o i mercati), organizzare una passeggiata d’ascolto (listening walk) al suo interno[15]. Per preparare gli studenti a questa passeggiata sonora, in classe è stata prevista una lezione sui fondamenti teorici del paesaggio sonoro che miri a chiarire e ad esemplificare loro almeno tre aspetti fondamentali a cui prestare attenzione, tenendo presente il confronto fra percezione visiva (Gestaldt) e percezione acustica[16]:

 

  • toniche (keynote sounds), ovvero suoni che in una data società vengono uditi di continuo o con sufficiente frequenza da costituire uno sfondo; spesso non vengono percepite in modo consapevole. Nel nostro caso questo genere di suoni potrebbe riguardare il traffico, compresi i clacson, spesso utilizzati nelle città del sud, dal momento che i mercati, pur trovandosi in aree pedonali, si trovano in aree in cui il traffico automobilistico è sempre avvertibile; o/e ancora, il chiacchiericcio dei fruitori del mercato, il rumore dei tacchi sui selciati di pietra lavica, materiale da costruzione tipico delle nostre aree;
  • segnali (sound signal), qualsiasi suono a cui si rivolge particolare attenzione; suoni in primo piano che non necessariamente caratterizzano un ambiente ma possono apparire occasionalmente, come ad esempio, il suono delle campane;
  • suoni di riferimento o impronta sonora (soundmark), suono comunitario che possiede caratteristiche di unicità oppure qualità tali da fargli attribuire, da parte di una determinata comunità, valore e considerazione particolare. Per la sua unicità contribuisce a determinarne l’identità culturale di una comunità. Sono i suoni unici di un determinato Sono quelli su cui si concentra maggiormente chi studia la conservazione degli ambienti sonori. Nel nostro caso, potrebbe trattarsi delle “banniate” o “vuciate” dei venditori, forse associabili agli street criers ottocenteschi ricordati in tanta letteratura dell’epoca[17]: attraverso il loro ascolto, è possibile, fra l’altro, comprendere ciò che vendono anche senza vedere la merce.

 

Fase 3: una volta spiegati i suddetti concetti, effettuare la passeggiata di ascolto predisponendosi ad un “ascolto” dei suoni anche attraverso la registrazione con gli smartphone o altri dispositivi acustici, cercando di isolare ciò che hanno ascoltato e declinarlo in relazione ai termini sopra elencati.

Fase 4: schedare e rielaborare in classe i suoni ascoltati, raccogliendo le prime impressioni degli alunni.

Fase 5: analizzare e studiare l’opera La Vucciria di Guttuso, spronando gli alunni a cogliere punti di tangenza e di distanza/differenza con i suoni ascoltati[18]; risalire al contesto dell’opera di R. Guttuso e del Neorealismo novecentesco, con riferimenti ai precedenti storici di questa tendenza tipica di alcuni periodi della storia dell’arte (dal naturalismo seicentesco al Realismo francese).

Fase 6: uscita didattica nella provincia di Palermo che comprenda la passeggiata presso il mercato della Vucciria di Palermo (ascolto dei suoni), la visita a Palazzo Steri, all’interno del quale è esposta La Vucciria di R. Guttuso e del Museo Guttuso presso la Villa Cattolica a Bagheria, con l’omaggio alla sepoltura del pittore, collocata all’interno del giardino della medesima istituzione museale.

 

 Bibliografia

Baldriga I. (2016), Dentro l’arte. Contesto, metodi, confronti. Dal Neoclassicismo a oggi. Edizione rossa., Vol. 3, Electa Scuola, Mondadori Education S.p.A, Milano.

Baldriga I. (2020), Estetica della cittadinanza. Per una nuova educazione civica, Le Monnier Università, Mondadori Education S.p.A., Milano.

Camilleri A. (2008), La Vuccirìa. Renato Guttuso, Skira, Milano.

Cestino G. (2022), Introduzione alla nuova edizione italiana. Leggere oggi “Il paesaggio sonoro” in R. M. Schafer, Il paesaggio sonoro. Il nostro ambiente acustico e l’accordatura del mondo, Casa Ricordi- Lim Editrice, Sesto Ulteriano – San Giuliano Milanese (MI), pp. 7-30.

Garibaldi R. (2020), a cura di, Rapporto su Turismo Enogastronomico Italiano 2020. Trend e Tendenze, Associazione italiana turismo enogastronomico.

Le Breton D. (2018), Sul silenzio. Fuggire dal rumore del mondo, Raffaello Cortina, Milano.

Neri N. F., Giangrande M.L (2012), a cura di, Documenti ed immagini della Pescheria di Catania, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana, Palermo, Tipografia Ricca – Adrano.

Nifosì G. (2021), L’arte allo specchio. Dalle Avanguardie a oggi. Vol. 3B, Gius. La Terza & Figli, Bari-Roma.

Pulvirenti E. (2022), Artelogia. Dal Barocco al Postimpressionismo. Versione arancione, Vol. 4, Zanichelli, Bologna.

Sciascia L. (1998), Cruciverba, Adelphi Edizioni, Milano.

Schafer R. M. (2022), Il paesaggio sonoro. Il nostro ambiente acustico e l’accordatura del mondo, Nuova edizione, Casa Ricordi- Lim Editrice, Sesto Ulteriano-San Giuliano Milanese (MI).

Settis S., Montanari T. (2019), Arte. Una storia naturale e civile. Dal Barocco all’Impressionismo. Vol. 4, Mondadori Education, Milano.

 Troisi S. (2022), Arte in Sicilia dalle origini al Novecento, Kalós, Palermo.

 

 

[1] Baldriga 2020, p. 3.

[2] Subito dopo la firma dell’armistizio che pose fine al conflitto, le tele furono donate alla Francia nel 1922 dall’artista che ne curò anche l’allestimento insieme all’architetto Camille Lefèvre, ma trovarono la loro collocazione definitiva all’interno del Museo dell’Orangerie, solo dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1926 (Pulvirenti 2022, p. 294; Settis, Montanari 2019, pp. 428-429).

[3] Baldriga 2016, pp. 135-136.

[4] Baldriga 2016, pp. 106-107.

[5] Pulvirenti 2022, p. 288.

[6] Cestino 2022, p. 21.

[7] Baldriga 2020, p. 3. Per le profonde implicazioni di senso nelle esperienze di ascolto e silenzio, si veda anche: Le Breton 2018.

[8]L’artista siciliano Renato Guttuso (1911-1987) è stato uno degli esponenti più interessanti del cosiddetto Neorealismo, tendenza pittorica italiana del secondo dopoguerra, marcatamente politicizzata, che fece propri i principi ideologici della sinistra socialista e comunista. Guttuso, fra i fondatori del Fronte Nuovo delle Arti (movimento artistico attivo fra Venezia, Roma e Milano tra il 1946 e il 1950) rimase fedele a questo credo neorealista sino alla fine della sua carriera.

[9] L’attuale piazza Caracciolo, cuore del mercato, era prima detta proprio piazza Bocceria per le numerose macellerie in essa presenti.

[10] Troisi 2022, p. 688.

[11] Leggenda vuole che il pittore facesse arrivare, nel suo studio di Velate, frutta e verdura di giornata per ricreare e poter così riprodurre, i colori del mercato palermitano a lui tanto caro.

[12] Sciascia 1998, p. 277.

[13] https://www.unesco.beniculturali.it/convenzione-2003/

[14] Presso Piazza Mercato, tra Otto e Novecento, si teneva un importante mercato cittadino destinato alla vendita del pesce. Un’ interessante tettoia a baldacchino, in stile Liberty, testimonia ancora il duro mestiere dei pescatori della zona che si procuravano da vivere attingendo il loro pane quotidiano con la pesca nel fiume Simeto e commercializzando anche il pescato in arrivo dalle coste. Con alcune classi dell’ITS “P. Branchina” di Adrano, indirizzo Turismo, per cercare di valorizzare questo luogo che risulta quasi sconosciuto anche ai cittadini del luogo, nel 2017 abbiamo partecipato al concorso fotografico, “Fotografi di classe”, dal titolo “Centri storici e borghi d’Italia: bellezze singolari da valorizzare per un turismo sostenibile”, promosso dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, con il patrocinio di Italia Patria della Bellezza e la De Agostini Scuola Spa. (docenti referenti: S. Finocchiaro-M. Randazzo).

[15] Schafer 2022, pp. 362-363.

[16] Schafer 2022, pp. 269-272.

[17] Schafer 2022, pp. 142-143.

[18] In realtà sarebbe interessante sperimentare un ulteriore passaggio intermedio, prima di passare alla sesta fase, effettuando una passeggiata d’ascolto all’interno della Pescheria di Catania, antico mercato del pesce situato nel cuore del centro storico del capoluogo etneo, ovvero in un mercato molto più grande, in cui potrebbero essere presenti variabili diverse con cui confrontarsi. Il mercato, infatti, oltre ad essere contiguo ad uno degli ingressi della città, quindi ad una zona ad elevato traffico automobilistico, è tangente alla linea ferrata. Il passaggio del treno potrebbe, quindi costituire un soundmark interessante. Per la Pescheria si veda:Neri, Giangrande 2012.

 La partecipazione a questo convegno per il quale ci è stato chiesto di immaginare una buona pratica didattica, in cui il paesaggio sonoro potesse essere strumento per un approfondimento della propria materia di insegnamento, ha permesso di aggiungere un tassello a quella che per noi è giornalmente una sfida continua, ovvero condurre i ragazzi per mano ad imparare a guardare e a godere della bellezza artistica e dei territori in cui vivono o che frequenteranno nella loro vita e per far sì che essi possano diventare quei “cittadini estetici” auspicati da Irene Baldriga:

Il cittadino estetico trae giovamento dal contatto costante con l’ambiente-paesaggio, ne conosce i segreti, ne comprende le fragilità e le contaminazioni. Per relazionarsi con il suo habitat, egli osserva, tocca, respira, ascolta, dialoga con le cose e con le persone, con l’universo di cui è parte cosciente e agente. È una creatura multisensoriale che non limita il suo impegno a un lavoro cerebrale o di riflessione: il nostro cittadino vive il suo contesto come un animale nel suo ecosistema. Conosce il canto delle fontane (e il sapore dell’acqua che ne sgorga), il colore della pietra usata per costruire le strade e i monumenti della sua città, la flora e la fauna del suo territorio, le ricette dei piatti tradizionali, la direzione del vento nelle varie stagioni, i personaggi che hanno abitato la sua terra, i monumenti, le immagini sacre, le opere d’arte disseminate nei palazzi, nei musei e nelle chiese[1].

 

Suono e arte

Il termine “sonoro” è spesso citato nello studio di alcuni argomenti in classe, ma per lo più declinato nella parola “musica” e nei rapporti fra “arte e musica”. Alla sfera musicale ci si riferisce, ad esempio, quando si affronta l’analisi dell’Impressionismo e soprattutto dell’opera di C. Monet che, nell’ultimo scorcio della sua vita, durante gli anni della Prima guerra mondiale, dipinse la serie delle otto grandi tele dedicate alle Ninfee[2] (1895-1926), che dopo la sua morte hanno trovato collocazione al Museo dell’Orangerie di Parigi. Due sale ellittiche e contigue ospitano le grandi tele di formato orizzontale. Lo spettatore è letteralmente circondato dalla pittura: l’assoluta mancanza di un centro prospettico ribalta il rapporto tra pittura ed osservatore che risulta immerso in una esperienza avvolgente. Un simile effetto di rotondità sensoriale si manifesta nella coeva produzione musicale di Claude Debussy (1862- 1918), artista che profetizza una nuova musica che si ispiri alla natura e alla vita all’aria aperta. Gli accordi risultano indistinti, liquidi, impressionisti: si pensi, ad esempio, al Chiaro di luna con le sue atmosfere indefinite che invitano ad una condizione di arrendevole abbandono[3].

Per altri versi, quante volte, affrontando lo studio delle opere d’arte abbiamo parlato di sinestesia, parola inizialmente difficile per i nostri alunni, recepita spesso per la prima volta attraverso lo studio dell’analisi del testo letterario e poetico? Pensiamo, ad esempio, al Il Bar delle Folies Bergère di É. Manet, traduzione in tocchi di pittura del determinismo psicologico di Zola[4]: una bellissima e stanca cameriera dalle gote arrossate guarda l’avventore che ha di fronte che molto probabilmente le sta chiedendo da bere. Lo specchio che ha dietro ci restituisce una brulicante presenza di uomini e donne che parlano, ballano, fumano. Un’esplosione di vita. “Parigi in un quadro”, secondo una felice recente intuizione[5]. Sembra di poter anche respirare, tossicchiando, il fumo delle sigarette. E, mentre guardiamo e osserviamo, sentiamo i suoni, il brusio di questa umanità vitale e vivace che affolla il celebre locale. Musica, suoni, sensazioni uditive.

 

Paesaggio sonoro e storia dell’arte: una nuova sfida

Quelli appena descritti sono appena due esempi di come l’elemento suono/musica possa interferire con le pratiche della didattica della storia dell’arte.

Ma come far entrare nella didattica il “paesaggio sonoro”? Come procedere? Da dove partire? Da loro, se non da chi? Dai nostri alunni. È esperienza comune a tutti noi vedere moltissimi ragazzi, infagottati in felpe extra-large, cappuccio in testa, muoversi con lo sguardo rivolto in basso, spesso con una mano che stringe lo smartphone e le orecchie impegnate ad ascoltare musica. Sono immersi in un mondo di musica che li isola e li rende distanti dai suoni della città e della comunità intorno che, certo, può essere a volte anche disturbante, come il rumore di un clacson di automobile o lo sgommare di un mezzo a due ruote. Monadi che percorrono spazi che spesso, evidentemente, ritengono distanti, anonimi e da cui pertanto decidono di assentarsi ed evadere. Sembra quasi che vogliano resistere “alla paurosa minaccia di un antropocene sonoro” in cui tutti noi siamo immersi, per usare le parole di Giovanni Cestino che ha curato la bella prefazione della nuova edizione del testo cardine delle ricerche sul paesaggio sonoro di R. M. Schafer[6]. Eppure, gli spazi della città e della campagna producono ed emanano il loro suono, la loro musica. Sappiamo coglierli? Siamo in grado di contribuire alla formazione dei nuovi cittadini estetici attraverso una rinnovata educazione all’ascolto? Riusciamo ad assumere “una costante posizione di ascolto”?

L’atteggiamento del cittadino estetico è quello di una costante posizione di ascolto: come un vaso che accoglie, recepisce segnali, indizi di cambiamento e di trasformazione, richieste di aiuto, che spesso arrivano silenziati dal rumore di fondo, dal torpore della usuale indifferenza che sembra dominare il senso dell’essere del tempo presente. Il cittadino estetico non soltanto conosce un codice di comportamento; egli interpreta e rinvigorisce il valore della cittadinanza nella continua interazione con il patrimonio, da cui trae ispirazione[7].

Nasce da queste riflessioni il desiderio di progettare un percorso di soundwalking da proporre agli studenti delle ultime classi che, ci auguriamo, possa rispondere alle esigenze di una didattica attiva che certamente offre maggiori opportunità per promuovere la motivazione ad apprendere dei nostri alunni.

 

La Vucciria

L’opera ispiratrice per questa nostra prima progettazione di “uso” del paesaggio sonoro ai fini di una più completa comprensione dei fenomeni percettivi è La Vucciria di Renato Guttuso, uno dei più importanti esponenti del Neorealismo[8]: si tratta di un grande olio su tela realizzato dall’artista nel 1974 e conservato oggi nel magnifico Palazzo Chiaramonte Steri a Palermo.

La Vucciria (fig. 1) costituisce una pulsante rappresentazione di un frammento di vita quotidiana ambientata nell’omonimo mercato rionale palermitano. Nel dipinto il gioco del “sonoro” comincia già dal nome stesso del mercato e quindi della tela: il termine “vucciria” non sarebbe altro che l’evoluzione popolare del termine francese boucherie ossia macelleria, italianizzato poi in bocceria, ed infine in vucciria[9], ma per i palermitani, il termine si carica anche di altre sfumature di significati che rimandano anche al caos, alla confusione o all’ andirivieni rumoroso di persone.

Con una pittura caratterizzata da un tripudio di colori saturi, l’artista descrive, come in un’istantanea visione dall’alto e con una precisione quasi fiamminga, tutta la mercanzia in vendita: a sinistra tutto ciò che proviene dal mare, pesci di varie dimensioni, polpi, seppie, gamberi che fanno da contraltare all’enorme carcassa del bue squartato che si staglia, a destra, sulle pareti rivestite di mattonelle bianche e che costituisce una “citazione di un motivo che da Annibale Carracci a Rembrandt attraversa la storia dell’arte sino a Chagall e Soutine”[10]. E poi formaggi e salumi tutti insieme e ancora cassette piene di frutta e verdura fresche[11]. E tra una cassetta e l’altra, lungo un asse centrale, verticale, si muovono uomini e donne: figure solo apparentemente silenziose, alcune delle quali ci danno le spalle, ma grazie a questo artificio di antica memoria accademica, ci trasportano dentro quello che sembra tanto un mercato orientale, di quelli che ti inebriano anche con odori, suoni e voci.

Con questa tela, considerata un opera-simbolo di Palermo, Guttuso rese omaggio alla luce, ai colori, agli odori ed ai suoni della sua terra. Ai suoni, appunto.

 

Fig. 1. R. Guttuso, La Vucciria, 1974, olio su tela, 300 x 300 cm., Palermo, Palazzo Chiaramonte Steri

 

Destinatari e obiettivi

Prima di entrare nel cuore della progettazione, ci preme sottolineare che essa è stata destinata a classi dell’ultimo anno delle scuole superiori, con il duplice obiettivo di approfondire un aspetto dell’arte del secondo dopoguerra, periodo che spesso – soprattutto nelle scuole in cui la materia è relegata solo al triennio – risulta difficile da affrontare, e in secondo luogo di ampliare la conoscenza del patrimonio non solo artistico ma anche culturale del proprio territorio.

Il primo obiettivo rientra nella trattazione del tema del Realismo, dalle istanze tipiche della pittura francese della metà dell’Ottocento fino agli esiti del Neorealismo che ebbe fra i suoi protagonisti anche alcuni fra i principali registi italiani del secondo dopoguerra, come Visconti, Rossellini o De Sica. L’idea nasce anche dalla possibilità di creare percorsi interdisciplinari con la letteratura italiana, partendo da Verga, di cui lo stesso Guttuso sembra essere un protagonista, così come lo dipinge Sciascia[12], fino a ricollegarsi con la letteratura contemporanea, quella di Calvino, Pavese o  Vittorini, che usa un linguaggio diretto, che comunica un amore per la quotidianità di cui tanto è permeata la pittura di Guttuso.

L’altro aspetto è legato alla possibilità di approfondire con gli studenti i concetti legati al patrimonio culturale materiale e immateriale in cui l’Unesco dal 2003 ha fatto rientrare tutto ciò che, pur non essendo materialmente tangibile, contribuisce a dare un senso di identità e continuità ad un territorio[13]. L’attenzione per i mercati, che offrono una possibilità di ampliare l’offerta turistica con una esperienza enogastronomica, ci è sembrata importante per legare in modo più consapevole gli studenti al proprio territorio e per sviluppare una tematica quanto mai attuale all’interno dei programmi di educazione civica.

 

Fasi della proposta didattica

La proposta didattica che abbiamo elaborato dovrebbe svolgersi in più fasi.

Fase 1: ricercare la documentazione sui mercati esistenti nelle cittadine in cui si trovano le scuole presso cui insegniamo, ovvero Adrano, alle pendici dell’Etna e Acireale, sul litorale etneo; in entrambe le cittadine esistono dei mercati rionali attivi ogni giorno. Ad Acireale c’è un piccolo mercato ittico-ortofrutticolo attivo giornalmente; ad Adrano, oltre a diversi mercati cittadini, in piazza Mercato si conserva anche la splendida ex “Pescheria” (fig. 2), purtroppo ormai defunzionalizzata[14].

 

 

Fig. 2. Pescheria, Piazza Mercato, Adrano (CT)

 

Fase 2: scelto il mercato (o i mercati), organizzare una passeggiata d’ascolto (listening walk) al suo interno[15]. Per preparare gli studenti a questa passeggiata sonora, in classe è stata prevista una lezione sui fondamenti teorici del paesaggio sonoro che miri a chiarire e ad esemplificare loro almeno tre aspetti fondamentali a cui prestare attenzione, tenendo presente il confronto fra percezione visiva (Gestaldt) e percezione acustica[16]:

 

  • toniche (keynote sounds), ovvero suoni che in una data società vengono uditi di continuo o con sufficiente frequenza da costituire uno sfondo; spesso non vengono percepite in modo consapevole. Nel nostro caso questo genere di suoni potrebbe riguardare il traffico, compresi i clacson, spesso utilizzati nelle città del sud, dal momento che i mercati, pur trovandosi in aree pedonali, si trovano in aree in cui il traffico automobilistico è sempre avvertibile; o/e ancora, il chiacchiericcio dei fruitori del mercato, il rumore dei tacchi sui selciati di pietra lavica, materiale da costruzione tipico delle nostre aree;
  • segnali (sound signal), qualsiasi suono a cui si rivolge particolare attenzione; suoni in primo piano che non necessariamente caratterizzano un ambiente ma possono apparire occasionalmente, come ad esempio, il suono delle campane;
  • suoni di riferimento o impronta sonora (soundmark), suono comunitario che possiede caratteristiche di unicità oppure qualità tali da fargli attribuire, da parte di una determinata comunità, valore e considerazione particolare. Per la sua unicità contribuisce a determinarne l’identità culturale di una comunità. Sono i suoni unici di un determinato Sono quelli su cui si concentra maggiormente chi studia la conservazione degli ambienti sonori. Nel nostro caso, potrebbe trattarsi delle “banniate” o “vuciate” dei venditori, forse associabili agli street criers ottocenteschi ricordati in tanta letteratura dell’epoca[17]: attraverso il loro ascolto, è possibile, fra l’altro, comprendere ciò che vendono anche senza vedere la merce.

 

Fase 3: una volta spiegati i suddetti concetti, effettuare la passeggiata di ascolto predisponendosi ad un “ascolto” dei suoni anche attraverso la registrazione con gli smartphone o altri dispositivi acustici, cercando di isolare ciò che hanno ascoltato e declinarlo in relazione ai termini sopra elencati.

Fase 4: schedare e rielaborare in classe i suoni ascoltati, raccogliendo le prime impressioni degli alunni.

Fase 5: analizzare e studiare l’opera La Vucciria di Guttuso, spronando gli alunni a cogliere punti di tangenza e di distanza/differenza con i suoni ascoltati[18]; risalire al contesto dell’opera di R. Guttuso e del Neorealismo novecentesco, con riferimenti ai precedenti storici di questa tendenza tipica di alcuni periodi della storia dell’arte (dal naturalismo seicentesco al Realismo francese).

Fase 6: uscita didattica nella provincia di Palermo che comprenda la passeggiata presso il mercato della Vucciria di Palermo (ascolto dei suoni), la visita a Palazzo Steri, all’interno del quale è esposta La Vucciria di R. Guttuso e del Museo Guttuso presso la Villa Cattolica a Bagheria, con l’omaggio alla sepoltura del pittore, collocata all’interno del giardino della medesima istituzione museale.

 

 Bibliografia

Baldriga I. (2016), Dentro l’arte. Contesto, metodi, confronti. Dal Neoclassicismo a oggi. Edizione rossa., Vol. 3, Electa Scuola, Mondadori Education S.p.A, Milano.

Baldriga I. (2020), Estetica della cittadinanza. Per una nuova educazione civica, Le Monnier Università, Mondadori Education S.p.A., Milano.

Camilleri A. (2008), La Vuccirìa. Renato Guttuso, Skira, Milano.

Cestino G. (2022), Introduzione alla nuova edizione italiana. Leggere oggi “Il paesaggio sonoro” in R. M. Schafer, Il paesaggio sonoro. Il nostro ambiente acustico e l’accordatura del mondo, Casa Ricordi- Lim Editrice, Sesto Ulteriano – San Giuliano Milanese (MI), pp. 7-30.

Garibaldi R. (2020), a cura di, Rapporto su Turismo Enogastronomico Italiano 2020. Trend e Tendenze, Associazione italiana turismo enogastronomico.

Le Breton D. (2018), Sul silenzio. Fuggire dal rumore del mondo, Raffaello Cortina, Milano.

Neri N. F., Giangrande M.L (2012), a cura di, Documenti ed immagini della Pescheria di Catania, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana, Palermo, Tipografia Ricca – Adrano.

Nifosì G. (2021), L’arte allo specchio. Dalle Avanguardie a oggi. Vol. 3B, Gius. La Terza & Figli, Bari-Roma.

Pulvirenti E. (2022), Artelogia. Dal Barocco al Postimpressionismo. Versione arancione, Vol. 4, Zanichelli, Bologna.

Sciascia L. (1998), Cruciverba, Adelphi Edizioni, Milano.

Schafer R. M. (2022), Il paesaggio sonoro. Il nostro ambiente acustico e l’accordatura del mondo, Nuova edizione, Casa Ricordi- Lim Editrice, Sesto Ulteriano-San Giuliano Milanese (MI).

Settis S., Montanari T. (2019), Arte. Una storia naturale e civile. Dal Barocco all’Impressionismo. Vol. 4, Mondadori Education, Milano.

 Troisi S. (2022), Arte in Sicilia dalle origini al Novecento, Kalós, Palermo.

 

 

[1] Baldriga 2020, p. 3.

[2] Subito dopo la firma dell’armistizio che pose fine al conflitto, le tele furono donate alla Francia nel 1922 dall’artista che ne curò anche l’allestimento insieme all’architetto Camille Lefèvre, ma trovarono la loro collocazione definitiva all’interno del Museo dell’Orangerie, solo dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1926 (Pulvirenti 2022, p. 294; Settis, Montanari 2019, pp. 428-429).

[3] Baldriga 2016, pp. 135-136.

[4] Baldriga 2016, pp. 106-107.

[5] Pulvirenti 2022, p. 288.

[6] Cestino 2022, p. 21.

[7] Baldriga 2020, p. 3. Per le profonde implicazioni di senso nelle esperienze di ascolto e silenzio, si veda anche: Le Breton 2018.

[8]L’artista siciliano Renato Guttuso (1911-1987) è stato uno degli esponenti più interessanti del cosiddetto Neorealismo, tendenza pittorica italiana del secondo dopoguerra, marcatamente politicizzata, che fece propri i principi ideologici della sinistra socialista e comunista. Guttuso, fra i fondatori del Fronte Nuovo delle Arti (movimento artistico attivo fra Venezia, Roma e Milano tra il 1946 e il 1950) rimase fedele a questo credo neorealista sino alla fine della sua carriera.

[9] L’attuale piazza Caracciolo, cuore del mercato, era prima detta proprio piazza Bocceria per le numerose macellerie in essa presenti.

[10] Troisi 2022, p. 688.

[11] Leggenda vuole che il pittore facesse arrivare, nel suo studio di Velate, frutta e verdura di giornata per ricreare e poter così riprodurre, i colori del mercato palermitano a lui tanto caro.

[12] Sciascia 1998, p. 277.

[13] https://www.unesco.beniculturali.it/convenzione-2003/

[14] Presso Piazza Mercato, tra Otto e Novecento, si teneva un importante mercato cittadino destinato alla vendita del pesce. Un’ interessante tettoia a baldacchino, in stile Liberty, testimonia ancora il duro mestiere dei pescatori della zona che si procuravano da vivere attingendo il loro pane quotidiano con la pesca nel fiume Simeto e commercializzando anche il pescato in arrivo dalle coste. Con alcune classi dell’ITS “P. Branchina” di Adrano, indirizzo Turismo, per cercare di valorizzare questo luogo che risulta quasi sconosciuto anche ai cittadini del luogo, nel 2017 abbiamo partecipato al concorso fotografico, “Fotografi di classe”, dal titolo “Centri storici e borghi d’Italia: bellezze singolari da valorizzare per un turismo sostenibile”, promosso dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, con il patrocinio di Italia Patria della Bellezza e la De Agostini Scuola Spa. (docenti referenti: S. Finocchiaro-M. Randazzo).

[15] Schafer 2022, pp. 362-363.

[16] Schafer 2022, pp. 269-272.

[17] Schafer 2022, pp. 142-143.

[18] In realtà sarebbe interessante sperimentare un ulteriore passaggio intermedio, prima di passare alla sesta fase, effettuando una passeggiata d’ascolto all’interno della Pescheria di Catania, antico mercato del pesce situato nel cuore del centro storico del capoluogo etneo, ovvero in un mercato molto più grande, in cui potrebbero essere presenti variabili diverse con cui confrontarsi. Il mercato, infatti, oltre ad essere contiguo ad uno degli ingressi della città, quindi ad una zona ad elevato traffico automobilistico, è tangente alla linea ferrata. Il passaggio del treno potrebbe, quindi costituire un soundmark interessante. Per la Pescheria si veda:Neri, Giangrande 2012.

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