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Arrivederci Fausto

In ricordo di Fausto Amodei

In Italia ci sono cinque giovani operai, uccisi dalla polizia nel 1960, i cui nomi sono conosciuti e ricordati ovunque. Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli hanno una lapide dedicata alla loro memoria che li rende sempre presenti nelle manifestazioni dei lavoratori e degli studenti, in quelle antifasciste e per la pace. È una lapide immateriale,  di parole e suoni, è una canzone: Per i morti di Reggio Emilia. Molto più forte del marmo, la musica scandisce i nomi di quei giovani, li rende immortali e vicini a noi. Quella canzone si deve a  Fausto Amodei, nato a Torino nel 1931 e scomparso ieri.

La carriera musicale di Fausto Amodei, che ha sempre esercitato la professione di architetto, salvo una breve parentesi, dopo il 1968, come parlamentare del PSIUP, iniziò nella seconda metà degli anni cinquanta con il gruppo torinese Cantacronache fondato da Sergio Liberovici. Tale gruppo aveva come obiettivo creare una  produzione musicale di qualità per le classi popolari che si contrapponesse allo stupidario sanremese e televisivo. I modelli di Cantacronache erano le musiche dell’Opera da tre soldi di Kurt Weill e gli chansonniers d’impegno francesi. Amodei e Michele Straniero furono gli autori più attivi del gruppo a cui parteciparono anche compositori come Fiorenzo Carpi e Giacomo Manzoni e intellettuali come Franco Fortini, Emilio Jona, Umberto Eco e Italo Calvino a cui si devono le parole dell’unica canzone di Cantacronache ancora oggi regolarmente eseguita: Oltre il ponte, con la musica di Sergio Liberovici. Peraltro, Qualcosa da aspettare, fatta conoscere da  Enzo Jannacci, è un lavoro  di Amodei, che firmò con Straniero anche La zolfara, ispirata a un incidente sul lavoro e incisa da Ornella Vanoni.

Conclusa l’esperienza di Cantacronache nel 1963, Amodei confluì nel Nuovo Canzoniere Italiano, fondato a Milano da Gianni Bosio e Roberto Leydi, di cui fecero parte tra i molti Paolo Pietrangeli, Ivan della Mea, Paolo Ciarchi, Gualtiero Bertelli, Rudi Assuntino (autore di Buttiamo a mare le basi americane…), Giovanna Marini, Sandra Mantovani. Tuttavia, se il Nuovo Canzoniere Italiano si occupava di ricerca e diffusione del repertorio folclorico, Amodei rimase soprattutto un cantautore ironico e impegnato: è dei primi anni settanta il suo LP Se non li conoscete, che si prende gioco dei militanti e squadristi del MSI, mentre anni prima aveva fatto conoscere la Badogliede, caustica satira del maresciallo Badoglio nata in una baita partigiana nel 1944, come testimoniato da Nuto Revelli  nella Guerra dei vinti. La vena ironica di Amodei colpì nel 2005 anche Berlusconi con il disco Per fortuna c’è il cavaliere. Come cantautore fu anche insignito nel 1975 del Premio Tenco.

Sempre sul terreno della musica politica, Amodei fu particolarmente attivo nella campagna per il referendum sul divorzio del 1974 e due anni dopo scrisse, ispirandosi alle memorie di Camilla Ravera, la cantata Il partito che fu rielaborata e messa in scena recentemente, nel 2021, da Giovanna Marini con il coro della Scuola Popolare di musica del Testaccio.
Infine, negli ultimi anni Fausto Amodei volle ritornare anche alle sue esperienze di chansonnier incidendo versioni in torinese di varie canzoni di Georges Brassens, così come già fatto da Nanni Svampa anni prima ma con traduzioni in milanese.
La canzoni di Fausto Amodei hanno aiutato a crescere generazioni di giovani e parlano ancora a quelli di oggi. Per i morti di Reggio Emilia era nelle manifestazioni del sessantotto, dell’autunno caldo e contro il terrorismo fascista di Piazza Fontana, dell’Italicus, di piazza della Loggia, della Stazione di Bologna.  Ancora oggi, è cantata con commozione da tante e tanti giovani. Per questo non dico addio a Fausto Amodei, perché so che presto lo ritroverò in piazza. Al primo corteo, presidio, manifestazione che forse, oggi, sarà per la Palestina, quando qualcuno ricorderà quei giovani uccisi tanti anni fa. A presto, Fausto.

 

 

 

 

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