Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

La musica profumo del racconto

“C’è un angelo all’orizzonte di ogni forma di racconto e questo è l’angelo che ci guida nell’ ascolto della lingua madre. Nella lingua madre tutti i racconti sono già presenti, in stato di germinazione, perché i racconti non sono altro che il sentito dire sul mondo. Però evidentemente ci vuole che quest’angelo ci renda capaci di ascoltare quel sentito dire, e dunque ci sfiori con la sua ala per farci sentire non tanto i ‘contenuti’ bensì il suono di tutti i racconti che nascono ogni momento dalla lingua madre.”

Gianni Celati

La musica profumo del racconto

Le parole portano con sé i suoni connessi alla loro costruzione sillabica e ai significati a cui rimandano. Si tratta di vere e proprie aspettative delle parole, che concorrono alla creazione dei paesaggi sonori dove si svolgono le azioni e le riflessioni del racconto. Questa dimensione acustica non è ininfluente rispetto alla comprensione del testo letterario, ma contribuisce ad esplicitare il senso. Ecco, in breve, l’assunto del lavoro che qui presentiamo, ma cosa succede e come si sviluppa questo processo?
Celati ci suggestiona con l’idea che tutti i racconti sono già contenuti nella lingua madre e che esiste un angelo in grado di farli germinare. La nascita del racconto è una sorta di processo di emersione che si fa evento proprio per la mediazione indispensabile del suono. Ma è allora possibile ampliare questa suggestione iniziale, ipotizzando che nella stessa lingua materna siano già custoditi anche i suoni e le musiche con cui diamo senso ai nostri paesaggi quotidiani ed immaginari?
Il vissuto sonoro che accompagna la nostra esistenza e la nostra memoria musicale, dalla vita intrauterina fino alla morte, può essere letto anche come un’esperienza di immersione di una identità musicale, la nostra musicalità, all’interno di un universo sonoro, che ci consente di risuonare in esso e con esso. In questo modo diventiamo noi stessi parti viventi di quell’esperienza umana e sociale che chiamiamo “musica”, luogo della nostra vita reale e fantastica, il cui potere simbolico genera uno scambio continuo tra il sogno e la veglia. Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo dalle unità minime del testo letterario: le parole.
Una descrizione verbale esprime solo alcuni aspetti d’uno stato di cose, ma bastano poche parole scelte con cura, per indurre nel lettore una vera e propria polifonia multisensoriale, attivando una percezione che evidenzia ora i profumi, gli odori, i sapori, ora i suoni, le forme, ora le luci, i colori, i gesti: sono le consistenze dell’esperienza di pensiero che vive attraverso la lettura. Nell’atto di interpretazione e valutazione di un racconto, oltre alla logica del contenuto, si sviluppano quindi una semantica e un’affettività intersensoriale, che si snodano e si intrecciano con le altre dimensioni della narrazione. Il tessuto sonoro del testo verbale consente all’azione del narratore di sviluppare un sistema di eventi e collegamenti. Il paesaggio sonoro del testo diventa profumo del racconto, ne potenzia la qualità estetica e sviluppa un lirismo antropologico unico e irripetibile.
Se siamo concordi nel riconoscere che i profumi e i suoni danno un’identità immediata agli ambienti, che può bastare cioè un suono o un profumo particolare a caratterizzare un luogo, ad annunciarlo o identificarlo, pensiamo sia possibile che anche la percezione sonora e olfattiva di un testo possa aiutare il lettore a comprendere meglio una situazione o una storia. Questa prassi, comune a molte situazioni della nostra vita, si amplifica nella lettura di un racconto, perché qui l’atto di comprensione si svolge esclusivamente attraverso il ricorso all’immaginazione. Ma è possibile pensare allora ad una dimensione musicale dell’immaginazione, ad una “sonorità del pensiero” in grado di interagire con le cosiddette “immagini di pensiero”? Pensiamo alla facilità con cui ci è possibile memorizzare la melodia di una canzone molto prima del suo testo o il timbro di un suono prima della parola che ci indica il nome dello strumento o della persona che l’hanno prodotto: hanno questi fatti una qualche attinenza con l’ipotesi appena formulata? Se le risposte che ci diamo sono affermative, non si potrebbe quindi immaginare che un tale processo sia in grado di informare l’appropriazione di un racconto, anche se in questo contesto la musica, che pare non esserci, è presente solo in qualità di rappresentazione mentale indotta dalle parole?
In molti racconti, in alcuni sicuramente più che in altri, questa presenza sonoro-musicale sembrerebbe decisamente evidente e non c’è bisogno di motivare l’affermazione con degli esempi: ciascuno ha sicuramente i suoi, nella propria storia di lettore, custoditi come esperienze preziose. La potenzialità emotiva e semantica dei suoni è dunque importante per almeno due funzioni: quella di sostegno all’interpretazione del racconto e quella che attiene la sua valutazione, ovvero la costruzione di un giudizio di valore. Lo sviluppo di tali funzioni è reso possibile dalla scelta delle parole e dei suoni che le compongono con cui l’autore del racconto articola la dinamica semantica del testo, con cui può decidere, per esempio, di apportare dei tagli al piano di continuità in termine di complicazione, variazione dei punti di vista, creazione di nuovi piani di interpretazione, con cui può collegare eventi e situazioni lontane, introdurre particolari filtri emotivi, drammatizzazioni, induzione di stati di tensione e distensione: come in una composizione musicale.
Il dosaggio che l’autore compie per trovare il giusto equilibrio verbale, che traduce il suo pensiero narrativo nel racconto e che consente al lettore l’interpretazione e la valutazione del testo, trova nella dimensione sonora del linguaggio un raffinato strumento del proprio lavoro. In una descrizione, per esempio, che fissa elementi a memoria lunga, indispensabili cioè alla ricognizione sintetica del pensiero in rapporto al percorso del racconto, i suoni possono risultare un segnale-tipo ad alta intensità mnemonica e di sicura efficacia, proprio nell’accezione della funzione appena esplicitata, qualcosa di simile all’utilizzo del suono e della musica nel cinema, che i grandi narratori conoscevano già molto prima della sua invenzione.
Questa potenzialità di utilizzo del sonoro si amplia se si passa da una descrizione convenzionale, un resoconto usuale e comune, ad una non convenzionale. Il carattere insolito tende a far risaltare le impressioni che il narratore intende trasmettere, il suono diventa uno strumento efficace nel correlare l’immagine di pensiero dell’autore-narratore alla fantasia del lettore. La musica interviene quindi come sostegno al decorso naturale del racconto, cioè quello ampio, panoramico e rilassato, mentre diventa viva sensazione emotiva nel momento insolito, eccezionale, quello che ingenera nel lettore concentrazione e tensione emotiva.
Esiste, infine, un’altra funzione sonora legata all’esperienza di lettura che traduce la continuità ininterrotta dell’atto di narrare. C’è in pratica una specie di risonanza di fondo, un brusio permanente, costituita dalla continuità della voce del narratore, anche se la lettura è silenziosa. Questo ritmo di sottofondo, che ci dà la sicurezza necessaria ad affrontare i rapidi passaggi di tempo e di spazio che il racconto richiede, mantiene il lettore agganciato alla realtà degli eventi narrati, riaffermando contemporaneamente il proprio tempo di lettura e lo spazio fisico in cui si trova. A volte questo sfondo sonoro esce dai nostri pensieri e diventa una realtà udibile: è il momento in cui borbottiamo o biascichiamo le parole; il mormorio che ne risulta è un’emissione sonora ad altezza media e volume piuttosto basso, senza articolazioni, né sillabazioni, senza la possibilità di riconoscere le parole, quindi senza un senso proprio, che consente al lettore di concentrare tutta la propria attenzione all’appropriazione sonora e semantica delle parole e alla loro interiorizzazione.
Questa sonorizzazione di sfondo non desta mai la nostra attenzione, è qualche cosa di simile ai ritmi fisiologici del nostro corpo, è lettura come respiro. Questo livello sonoro minimo convive senza problemi con la sonorità delle parole, e potremmo definirlo come la sovrapposizione trasparente della narrazione all’atto della lettura. Tutto prosegue senza problemi fino a quando il lettore o il narratore non decidono di alzare di tono della propria voce. Abbiamo così, nel primo caso, l’evento sonoro della lettura a voce alta che prende possesso della realtà della narrazione: in pratica il lettore si sostituisce all’autore nell’atto di narrare. Nel secondo caso registriamo il cambio di posizione del narratore che esce dal sottofondo e si sostituisce con la sua parola al succedersi degli eventi. La scrittura diventa così un’esperienza di oralità: l’autore ci parla direttamente e il lettore può rivestire la sua voce di quei connotati emotivo-affettivi che ci consentono di riconoscere in lui l’amico che racconta una storia. Si instaura in questo modo una relazione, una comunicazione interpersonale, svolta qui e ora, che ci permette di accettare i suoi commenti e le valutazioni sui fatti che ci racconta.
Tutto quanto abbiamo affermato implica necessariamente che il fruitore del racconto si sia calato con motivazione nel suo ruolo di lettore. Quando ciò avviene l’attenzione all’ambiente esterno è sospesa e rivolta esclusivamente alla realtà immaginata del racconto. In qualità di lettori attenti e concentrati, abbandoniamo il paesaggio sonoro che caratterizza l’ambiente attorno a noi, innescando il nostro potenziale di guardia e alzando il livello di soglia per evitare il disagio di essere continuamente spostati da una realtà all’altra. Qualcosa di simile a ciò che accade al risveglio quando solo suoni intensi, spezzati ma incisivi e improvvisi, riescono ad attrarre la nostra attenzione. Qualcosa di simile anche ad un’intensa performance musicale. Accade in questo modo che gli unici suoni oggettivamente presenti in quanto udibili nello spazio-tempo della nostra lettura sono proprio quelli che non sentiamo o che, quanto meno, percepiamo come più lontani. Vicino a noi riecheggiano invece i suoni inaudibili ma emozionanti dei paesaggi del racconto, suoni che germinano con le parole, musica delle parole che ci avvicina agli angeli.

 

Il paesaggio sonoro dell’uomo della folla di E.A. Poe

ll racconto si apre con il riferimento ad un’area semantica di mistero e porta con sé un’atmosfera sonora tetra e desolante. Il silenzio avvolge la solitudine dell’uomo nell’ignoranza della realtà, “secrets which do not permit themselves to be told”. Subito appaiono come fantasmi i suoni spaventosi che accompagnano la stretta sequenza di sostantivi die, ghostly confessors, despair of heart, convulsion of throat, horror, grave, crime. Tutto si gioca in un tempo molto breve ma intenso.
Si cambia quindi il quadro e con esso le immagini e i suoni del pensiero. Siamo col narratore in una “evening in autumn” seduti in una “large bow window of the Coffee-House in London”; il ricordo della malattia e dell’attuale stato di guarigione e benessere ci fa sentire in uno di quei “happy moods… keenest appetency, when the film from the mental vision departs… and the intellect, electrified, surpasses as greatly its everyday condition”. Una descrizione che interessa lo stato psico-fisico del narratore, uno spazio lucente e di propriocezione dell’intensità della persona che guarda dentro di sé con serenità, come sottolinea la frase: “merely to breathe was enjoyment”. Il gusto è qui per il gesto del corpo senziente, la musicalità profonda dell’essere e dell’esistere. Nello stesso tempo il riferimento alle sigarette e al giornale rappresentano un ritorno concreto al reale, che consente anche il cambio del paesaggio sonoro della narrazione, che diviene il sottofondo del bar, costituito da voci che si accavallano, tazzine che si urtano, giornali che scrosciano, accendisigari che scattano, antine che sbattono, elettrodomestici che frullano, mentre il vapore fischia dalla piccola cannetta metallica della macchina del caffè; su questa base si inseriscono i ritmi di lavoro dei barman, di chi beve in fretta un caffè, di chi invece è seduto tranquillo in comode discussioni tra confortanti tazze di the o di cioccolata.
Ci pare che a questo livello poco importa che il racconto sia stato pubblicato nel 1840, i suoni che sentiamo sono quelli di oggi, perché questo è il nostro paesaggio sonoro e solo attraverso il suo riconoscimento possiamo percepire il senso del tempo. L’attenzione del narratore, il suo sguardo e il suo ascolto, si spostano quindi dall’interno del bar all’esterno, alla strada e alla folla che c’è fuori. Ed è proprio qui che, si intuisce, sta per accadere qualcosa di inaspettato, che segnerà il seguito del racconto. Al ritmo di “as the darkness came on…by the time the lamps were well lighted”, quindi di un crecendo e diminuendo musicale, il sound della “principal thoroughfares of the city” si modifica in quanto “the throng momently increased”. Questo nuovo concertato tra eterofonia timbrica e senso liberante di un’improvvisazione musicale collettiva ha un preciso riferimento verbale nel “tumultuous sea of human heads”; è un segno fondamentale perché, da qui, questo suono diventerà il paesaggio diffuso del racconto. Nella frase successiva il narratore ci informa infatti che “I gave up, at lenght, all care of things within the hotel, and became absorbed in contemplation of the scene without”. Egli inizialmente fissa l’attenzione sulla folla in astratto, osservando e ascoltando il fenomeno generale. Anche la nostra percezione sonora è quindi sintetica; udiamo solo per grandi linee, un’unica indistinta banda sonora. Il rumore della massa di persone in movimento, il traffico automobilistico, i suoni sparsi che si mischiano e arrivano all’orecchio come provenendo da una fonte difficilmente individuabile: un grido, un semaforo, un annuncio pubblicitario, un aereo, la campanella di un tram, un fischietto. Questa percezione ha il carattere del cluster continuo, un magma sonoro uniforme, senza punte agogiche, quasi sordo, lontano e avvolto in un manto di nebbia. Certo stiamo sentendo ancora con le orecchie del XXI secolo: il narratore, a quasi due secoli di distanza, è qui con noi, oggi, in una moderna metropoli, è una figura atemporale, sempre presente; e poco importa, che come lettori non sentiamo i suoni che sentì lui e che informarono il suo atto di scrittore; si tratterebbe in quel caso di un altro percorso di senso, non certo della lettura di un racconto.
A questo punto il narratore cambia registro e “descend to details and regarded with minute interest the innumerable varieties of figure, dress, air, gait, visage, and expressin of countenance”. La descrizione si fa fine. L’autore pennella i tratti di alcune figure tipo della folla, sospendendo in questo modo il tempo degli eventi del racconto, come in una larga cadenza. La percezione è analitica, fissata sull’oggetto estrapolato per un attimo dal contesto e ancora una volta, l’operazione, ha un suo risvolto musicale.
Il primo atto che riporta al musicale si gioca più su un piano formale che contenutistico: è la continuità ininterrotta dell’ordine discorsivo, la scansione sintattica regolare. Attraverso questo ritmo sentiamo e seguiamo la voce del narratore. Il gusto della lettura diventa gusto dell’ascolto puro di una forma musicale che si snoda sulla disposizione delle parole nelle frasi, che ci fa correre al suo battere, che ci fagocita, ci eccita. Questo ritmo tiene affrancati alla pagina e insieme dà continuità alla valutazione dei fatti narrati, favorendo il calarsi sempre più profondo del lettore nel suo ruolo. Sovrapposto a questo ritmo si innesta il senso delle diversità somatiche-sonore che caratterizzano i diversi personaggi della folla. La folla non è più unità assoluta, impermeabile, ma diventa complesso di identità differenti. Ogni sguardo, ogni ascolto, ritaglia una sua forma nell’universo di senso.
Quello che è interessante in questa analisi della folla è che le varie categorie umane vengono usate quasi fossero dei temi musicali, secondo una gradazione discendente (descending scale…) fino all’accelerazione… nel punto di acme. Questa ipotesi di lettura musicale del testo è ribadita dall’autore stesso quando afferma “all full of a noisy and inordinate vivacity which jarred discordantly upon the ear, and gave an aching sensation to the eye”. Con ciò si arriva all’apice del contrappunto ritmico, che è anche conclusione di questa prima parte del racconto.
L’inizio della seconda parte è caratterizzato da un rapido ritorno agli eventi con un repentino cambio di scena e quindi di paesaggio sonoro. Il nuovo quadro è proposto dall’autore coinvolgendo maggiormente il livello sensoriale ed emotivo. Chi narra vive sulla propria pelle una serie di emozioni legate alla trasformazione dell’ambiente, che motivano il suo interesse e preparano la situazione all’imminente cambiamento che determinerà la seconda parte del racconto. Siamo quindi in una sorta di prologo dove si prepara una nuova soluzione alla trama del testo, la funzione è un po’ simile a quella della toccata prima della fuga o all’ouverture dell’opera. Le immagini che ci giungono sono quelle di un gioco di luci che viene introiettato dallo spettatore e informa il suo atto di osservazione della folla: “The wild effect of the light enchained me to an examination of individual faces”.
Tutto ciò ha un sapore squisitamente musicale legato all’immaginario sonoro che viene stimolato da termini quali night, late hour, infamy, den, dark, dying day, rays, fitfull, gasslamp, garisch e lustre, in una mobilità ritmico-verbale fatta di deepened so deepened, brought forth, threw e enclained. Mentre questa atmosfera caratterizza l’ambiente esterno con una sonorità tra lo spettrale e il misterioso, che ricorda altri momenti della letteratura di Poe, la proposta della parola “window” riporta il pensiero del lettore al fatto che il narratore, per il momento, è ancora separato da quel mondo che sta descrivendo e, quasi per un istante, riascoltiamo come in un flash il paesaggio sonoro del bar e viviamo la differenza tra la fredda e umida aria di fuori e il caldo che appanna i vetri di dentro. L’attenzione è rivolta però ancora allo stato d’animo del narratore, la situazione descritta ha infatti prodotto in lui un “wild effect” e la dinamica che cogliamo è quella di un’approfondita attenzione posta sulle cose che stanno succedendo fuori in un lento crescere di interesse e di apprensione. “When suddenly there came into view a countenance”.
È l’unicità e la particolarità di quella visione, di quell’espressione mai incontrata prima, che rapisce l’attenzione del lettore e porta un elemento nuovo nel racconto. A disegnare la figura in questione non è tanto la breve descrizione somatica, che addirittura è messa tra parentesi nel testo, quanto l’ambiguo riferimento a una “pictural incarnation of the fiend”, che rafforza il senso della precedente sonorità della situazione. Lo stato d’animo del narratore, nel tempo di un “brief minute”, è poi connotata da un’incredibile sequenza di termini: confusedly, paradoxically, vast mental power, caution penuriousness, avarice of collness, malice, blood thirstiness, triumph, merryment, excessive terror, estreme despair, aroused, startled, fascinated. Questa prolissità ai limiti della distorsione stordisce il lettore; è il massimo della tensione, da qui partirà la fuga a due voci: l’inseguimento del personaggio da parte del narratore e l’inseguimento della parola da parte del lettore.
Il punto di partenza di questa composizione è ancora una volta il bar; il tempo di inizio è veloce, quasi spasmodico come indicato dalle prime note: “Then came a craving desire to keep the man in view…hurriedly putting on an overcoat, amd seizing my hat and cane, I made my way into the street, and pushed through the crowd in the direction which I had seen him take; for had already disappeared”. C’è un preciso incipit musicale che verrà continuamente ripreso e contrappuntato durante l’inseguimento, proprio come nel gioco tra soggetto e controsoggetto: “I followed him closely, yet cautiously, so as not to attract his attention”.
Il racconto che diviene composizione musicale scorre ora su un nuovo paesaggio sonoro percepito al momento dell’uscita del narratore dal bar. Si ascolta in sottofondo il sordo rumore della folla in movimento, fatto di voci indefinite, scalpiccii, rimbombi, sfregamenti tra vestiti, pianti, risate, sordi rimbotti, trascinamenti di piedi, sbuffate, suoni metallici, respiri affannati. Prima di iniziare l’inseguimento il narratore temporeggia ancora un attimo su alcuni aspetti, come in una pausa di preparazione, un’ulteriore attesa. Fa ricorso per esempio a tre aggettivi per disegnare la figura dell’individuo: short, thin e very feeble, a cui aggiunge delle brevi osservazioni sulla qualità malandata dei suoi abiti.
È interessante notare che mentre il narratore si sofferma su quest’analisi il ritmo della scena scorre comunque alla velocità precedente: “As he came, now and then, within the strong glare of a lamp, I perceived that…”. Quindi l’autore, oltre a darci informazioni sulla reale situazione, collega attraverso il tempo questo momento di sospensione a quello precedente. Il contesto è ancora infatti quello dei riverberi di luce che vanno e vengono, ma questa volta l’accrescimento della tensione è supportato dall’eccezionale apparizione di un “diamond” e di un “dagger”. Tali sensazionali scoperte legate al personaggio misterioso, hanno una forte connotazione sonora, sono infatti incastonate isolatamente nella trama del testo a cui apportano un arricchimento timbrico nello scintillio lucente che assumono le immagini mentali.
Si avverte la presenza di un timbro tagliente, freddo e paralizzante; si percepiscono suoni brevi ma di grande intensità; sono stimolazioni pungenti come spilli che provocano reazioni immediate e incontrollate, tra stupore e timore. Sembrerebbero tali sensazioni a spingere il narratore ad affermare: “I resolved to follow the stranger whithersover he sholud go”. Da questo momento il paesaggio sonoro del racconto si modifica appesantendosi, diventando più sconfortevole, buio, ma insieme affascinante. Questa trasformazione è esplicitata nel testo con un “change of weather” che ha i suoi informatori nei termini: nightfall, thick humid fog e heavy rain, e che fa variare la percezione sonora della folla che ora è “put into new commotion, and overshadowed by a word if umbrellas” così che “The waver, the jostle, and the hum increased in a tenfold degree”. L’inseguimento è iniziato e al tempo espresso dal paesaggio sonoro subentra la pulsazione incalzante dell’inseguitore (“lurking of an old fever in my (your) sistem”) da cui scaturisce l’eccitazione sintattica del racconto.
Ogni frase è diversa, i soggetti mutano con rapidità parossistica e con loro gli indici sequenziali che si danno il cambio per “fare l’andatura”, come in una gara ciclistica su pista. Ora sono riferimenti al procedere (now, this, and here, by and by, still more…), ora quelli temporali (for half an hour, for nearly an hour…), ora quelli descrittivi della scena (nebbia, folla, pioggia), ora sono soggetti alternati dei verbi d’azione (inseguito e inseguitore), ora riferimenti al percorso (strade di grande traffico, piazze, vicoli…). Tutto ciò appare in simbiosi con l’evoluzione musicale del testo. A livello ritmico il rapido procedere della narrazione inchioda il lettore alla pagina e lo fa palpitare all’inseguimento del testo. A livello armonico si realizza un continuo utilizzo di accordi aperti che comportano una sospensione e una attesa continua della risoluzione. A livello melodico emerge il contrappunto fugato di alcuni comportamenti del protagonista che si inseguono e si alternano lungo tutto il percorso: “The old man held his way with difficulty…he urged his way steadily an persevringly”… “He walked more slowly and with less object than before, more hesitatingly”. A livello formale si fa più fitto il gioco dei rimandi contrappuntistici, continuano infatti a riapparire velocemente dei frammenti precedenti come il timore dell’inseguitore di essere scorto dall’inseguito mentre, per necessità, è costretto a pedinarlo da vicino, come la continua ripetizione degli atti motori del protagonista (“He crossed and re-crossed repeatedly without apparent aim, retraced his step, repet the same walk…”), come il continuo trasmigrare da una strada all’altra, o il riferimento costante al diminuire della folla in stretto rapporto col crescere della tensione nello stato d’animo del personaggio.
Dopo questa prima parte d’inseguimento nella calca, l’individuo conduce il narratore in un “large e busy bazaar”. In questo nuovo spazio metropolitano ritornano tutti i gesti sonori precedentemente osservati ad indicare il ruolo fondamentale della ripetizione in questa ricerca di tensione descrittiva; ricompaiono così i diversi stati d’animo del personaggio misterioso in un vissuto temporale sempre più ai limiti della psicosi. Ma in questa situazione, che nella riproposta dei temi fondamentali del racconto poteva trovare una caduta di tensione, è proprio l’intervento del suono del racconto a consentire al narratore di affermare “I was now utterly amazed at his behaviour, and firmly resolved that we should not part, until I had satisfied myself in some measure respecting him”. Ci sono infatti, in questo periodo, alcune parole chiave che delineano l’aspetto sonoro della situazione; le prime due, “busy bazaar” e “host of bruyers and sellere”, sono collegate tra loro e definiscono il sottofondo, l’ambiente dell’azione: si ha così un riferimento acustico concreto legato ad un preciso spazio su cui si inseriscono due sonorità negate, il “silence” dei passi dell’inseguitore e il “spoke no word” dell’inseguito. La necessità di riferirsi al silenzio, all’assenza di suono, rafforza la musicalità del racconto in questo particolare passaggio, dando continuità alla narrazione e al senso di sospensione che da essa scaturisce.
Terminato l’episodio del bazar avviene un altro cambio di situazione, anticipato da una percezione sonora; il nuovo periodo si apre infatti con “A loud-toned clock”. In questo passo del racconto si svela finalmente al lettore il mistero del comportamento dell’individuo inseguito; gli indici di tale scoperta sono essenzialmente due: da un lato la continua ripetizione delle azioni del personaggio, che permette ormai al lettore di analizzarle, di confrontarle con le precedenti e di prevederle per il prossimo futuro; dall’altro il fatto che il narratore ha toccato ormai l’apice del parossismo nella descrizione del suo uomo. In poche righe l’autore utilizza numerosi vocaboli (strong shudder, hurried, looked anxiously, ran with incredible swifness, grew pale, gasp as if for breath, intense agony) che manifestano con sufficiente chiarezza una condizione perennemente febbrile e schizofrenica del protagonista. Questo senso di grande irrequietezza è accresciuto dal riferimento a un percorso angosciante caratterizzato da “many crooked and people less lanes” e “great variety of devious way”.
Ritornando invece alle precedenti riflessioni musicali, questo periodo apporta nuovi elementi alla costruzione del senso complessivo del racconto. Il primo è stimolato dal riferimento al “principal theatre”, che porta con sé una serie di significati musicali e afferma la pratica sociale di massa di andare a teatro nel XIX secolo; il secondo aspetto riguarda invece la forma del testo nella sua rilettura come composizione musicale: si potrebbe infatti rilevare qui l’associazione dell’andamento della trama del racconto con la forma del rondò come evidenziato dalla frase “emerged once more upon the great thoroughfare”.
Un altro aspetto riguarda l’accento posto sull’aumento della caduta della pioggia che intensifica nel pensiero del lettore la percezione del paesaggio sonoro precedentemente immaginato. La prima frase del periodo successivo serve poi al lettore come conferma dell’intuizione riguardo al motivo del comportamento del protagonista “As he proceded the company grew more scattered, and his old uneasiness and vacillation were resumed”. Il ritmo del racconto si placa lentamente e, nonostante ciò, l’autore riesce mirabilmente a mantenere incatenata l’attenzione del lettore con la descrizione di un ambiente nuovo, totalmente diverso dai precedenti, ma perfettamente consono al percorso emotivo della trama. Qui ritorna l’importanza del suono come profumo del racconto. I riferimenti verbali permettono al lettore di ricostruire un ambiente percepibile nella propria sensorialità. Da una “narrow and gloomy lane little frequented”, attraverso una “route … tothe verge of the city” siamo portati “amid regions very different from those we had hitherto traversed. It was the most noisome quarter of London, where everything wore the worst impress of the most deplorable poverty, and of the most desperate crime” (interessante notare la particolare sonorità generata dallo scambio di aggettivi tra i due ultimi sostantivi).
Insieme al suono continua a svolgere un ruolo fondamentale nella connotazione della situazione l’immagine della luce; innanzitutto nel delineare i tratti di questo nuovo contesto viene registrata una trasformazione della luminosità precedentemente vissuta, “By the dim light of an accidental lamp”, luce comunque attraverso la quale percepiamo i segni angusti di questo ambiente al limite della putrefazione, “tall, antique, worm-eaten, wooden tenements were seen tottering to their fall, in directions so many and capricious that scarce the senblance of the passage was discernible between them…Horrible filth festered in the dammed-up gutters. The whole atmosphere teemed with desolation”. Particolarmente importante per la percezione dell’ambiente è anche l’uso di aggettivi inusuali come quelli presenti nel testo appena riportato. Se tutto ciò caratterizza il nuovo paesaggio sonoro, sono ancora le immagini mentali del suono e delle luci a dare impulso vitale al racconto,”as we proceeded, the sound of human life revived by sure degrees” e “the spirit..flickered up as a lamp which…”.
Questo percorso tra luci, suoni e odori ha un suo naturale coronamento nel finale di questo periodo “a blaz of light burst upon our sight, and we stood before one of the huge suburban temples of Intemperance-one of the palaces of the fiend, Gin”. L’ultima parte del racconto tende a placare l’energia delle pagine precedenti, come sottolinea la scelta di una frase in apertura dalla sonorità tranquillizzante come “It was naw nearly daybreak”. Ci sembra che lo sforzo del narratore sia qui quello di concentrare e ricapitolare tutti i temi tracciati secondo una precisa retorica della costruzione formale e dell’articolazione della narrazione. La sintesi appare infatti completa e i diversi temi del racconto ci passano davanti uno a uno come seguendo un appello nominale.
Prima di tutto il comportamento del protagonista che, imperterrito, continua a manifestarsi puntualmente ad ogni occasione “stalked backward and forward, without apparent object, among the throng”. Poi i suoi diversi stati d’animo in presenza o assenza della folla che vengono in questo caso stilizzati in due affermazioni sintetiche: “shrief of joy” e “something even more intense than despair”. Quindi la follia che ha caratterizzato tutta la corsa e l’affanno dell’inseguimento “he did not hesitated in his career but, with mad energy, retracted his steps at once, to the heart of the mighty London. Long and swiftly he fled, while I followed him in the wildest amazement…”. Ancora il bar con la sua strada affollata come ambienti di riferimento dell’intera vicenda “we had once again reached that most thronged mart of the populuos town, the street of the D-caffee…”. Per finire il movimento permanente della folla, qui al ritmo di “the sun arose”, che ritroviamo come all’inizio in “momently increasing confusion”, nell’affermazione dell’assoluta circolarità della forma narrativa e musicale.
Manca però ancora qualcosa per concludere il racconto e risolvere i motivi di interesse stimolati nel corso della narrazione: l’atteso contatto tra inseguito e inseguitore e la valutazione definitiva del narratore sugli eventi. L’autore in una sequenza brevissima afferma che l’inseguimento si è protratto ancora per un’altra giornata, quindi fornisce le ultime risposte al lettore “I…gazed at him steadfastly in the face. He noticed me not, but resumed his solemn walk, while I, ceasing to follow, remained absorbed in contemplation”, la seconda con ermetismo “This old man..is the type and the genious of the deep crime. He refuses to be alone. He is the man of the crowd”.
In questo spazio conclusivo è venuta un po’ meno la presenza del sonoro; ci pare che questo aspetto sia strettamente legato proprio alla scelta dell’autore di utilizzare una scrittura sintetica con la funzione principale di facilitare processi logici, di documentare e spiegare ciò che è successo. Si intuisce, di conseguenza, che la percezione sonora del racconto interessa, almeno in questo racconto, principalmente quelle zone narrative dove è più facile ascoltare il mondo attraverso le parole, dove il racconto mantiene una funzione autoterapeutica, essendo gli eventi narrati indissolubilmente legati ad un ciclo misterioso, al di là di noi, a cui si può accedere solo attraverso l’immaginazione. Ascoltando il racconto ascoltiamo noi stessi e così facendo offriamo nuovi spazi d’espressione ai suoni interiori che scaturiscono senza fine dalla nostra anima.

NOTE DI TRADUZIONE -“secrets which do not permit themselves to be told” [misteri che non consentono di essere svelati] -die [morti], ghostly confessors [confessori fantasmi], despair of heart [disperazione di cuore], convulsion of throat [convulsione della gola], horror [orrore], grave [tomba], crime [crimine] -“evening in autumn” [sera di autunno] -“large bow window of the Coffee-House in London” [larga vetrina arcuata del caffè di Londra] -“happy moods…keenest appetency, when the film from the mental vision departs…and the intellect, electrified, surpasses as greatly its everyday condition” [felici stati d’animo…. i più intensamente desiderabili, quando il velo che di solito appanna la visione mentale si dilegua… e l’intelletto, elettrizzato, trascende la propria condizione quotidiana] -“merely to breathe was enjoyment” [mi era gioia il semplice respirare] -“as the darkness came on…by the time the lamps were well lighted” [come scese l’orcurità…quando le lampade (lampioni) furono ben accesi] -“principal thoroughfares of the city” [principale arteria stradale della metropoli] -“the throng momently increased” [la folla creceva continuamente] -“tumultuous sea of human heads” [un mare tumultuoso di teste umane] -“I gave up, at lenght, all care of things within the hotel, and became absorbed in contemplation of the scene without” [finii col disinteressarmi di di ciò che avveniva nell’interno della sala per concentrare tutta la mia attenzione sull’esterno] -“descend to details and regarded with minute interest the innumerable varieties of figure, dress, air, gait, visage, and expressin of countenance” [incominciai a scendere nei particolari e a studiare con minuto interesse le innumerevoli varietà di figure, di fogge, di aspetti, di andature, di visi, di espressioni, di fisionomie] -“all full of a noisy and inordinate vivacity which jarred discordantly upon the ear, and gave an aching sensation to the eye” [tutti di una vivacità chiassosa e disordinata, tale da suonare come disturbo all’orecchio e da offrire all’occhio una sensazione sgradevole] -“The wild effect of the light enchained me to an examination of individual faces” [i curiosi effetti di quelle luci mi spronarono a un esame più approfondito dei singoli visi] -night [notte], late hour [ora tarda], infamy [infamia], den [tana], dark [oscurità], dying day [lotta col giorno], rays [luce], fitfull [sfacciato], gasslamp [lampade a gas], garisch [pacchiano] e lustre [lustro] -deepened so deepened [(la notte) si inoltrava così (l’interesse) aumentava], brought forth [portava fuori], threw [gettava] e enclained [spronava]. -“window” [vetrata] -“wild effect” [curiosi effetti] -“When suddenly there came into view a countenance” [quando improvvisamente scorsi un viso] -“pictural incarnation of the fiend” [pittoriche incarnazioni del demonio] -“brief minute” [breve minuto] -confusedly [confusamente], paradoxically [paradossalmente], vast mental power [sconfinata forza mentale], caution [cautela], penuriousness [penuria], avarice [avarizia], collness [freddezza], malice [malvagità], blood thirstiness [perversione], triumph [trionfo], merryment [bagordi] , excessive terror [eccessivo terrore], estreme despair [estrema disperazione], aroused [scosso], startled [stupefatto], fascinated [affascinato] -“Then came a craving desire to keep the man in view…hurriedly putting on an overcoat, and seizing my hat and cane, I made my way into the street, and pushed through the crowd in the direction which I had seen him take; for had already disappeared” [mi assalì quindi un desiderio prepotente di non perdere di vista quell’uomo…mi infilai in fretta il soprabito, afferrai cappello e bastone e uscii in strada, facendomi largo tra la folla nella direzione che gli avevo visto prendere, perchè l’uomo era già scomparso] -“I followed him closely, yet cautiously, so as not to attract his attention” [presi a seguirlo da presso, ma con cautela, per non destare attenzione] -short [bassa statura], thin [magro] e very feeble [di aspetto assai debole] -“As he came, now and then, within the strong glare of a lamp, I perceived that…” [come egli passava, ogni tanto, sotto il violento riverbero di un lampione, si vedeva come…] -“diamond” [diamante] -“dagger” [pugnale] -“I resolved to follow the stranger whithersover he sholud go” [mi decisi a seguire lo sconosciuto ovunque fosse diretto] -“change of weather” [cambiamento del tempo (atmosferico)] -nightfall [notte piena], thick humid fog [nebbia umida e densa], heavy rain [pioggia pesante] -“put into new commotion, and overshadowed by a word if umbrellas” [ (i passanti furono) presi da un nuovo fremito e l’universo si coprì di ombrelli] -“The waver, the jostle, and the hum increased in a tenfold degree” [gli ondeggiamenti, gli urtoni, il brusio crebbero a dismisura] -“lurking of an old fever in my (your) sistem” [il sonnecchiare nel mio organismo di un’antica forma febbrile] -now [ora], this [questo], and here [e qui], by and by [finalmente], still more [ancora più] -for half an hour [per mezz’ora], for nearly an hour [per quasi un’ora] -“The old man held his way with difficulty…he urged his way steadily an persevringly” [ il vecchio uomo si fece varco con difficoltà… egli seguì la sua strada speditamente e con perseveranza] “He walked more slowly and with less object than before, more hesitatingly” [prese a camminare più lentamente e con minor determinazione di prima, con più esitazione] -“He crossed and re-crossed repeatedly without apparent aim, retraced his step, repet the same walk…” [attraversò e riattravesò ripetutamente la strada senza una meta precisa, ritornò sui suoi passi, ripetè il medesimo percorso] -“large e busy bazaar” [un supermercato grande e affollato] -“I was now utterly amazed at his behaviour, and firmly resolved that we should not part, until I had satisfied myself in some measure respecting him” [quel suo misterioso comportamento mi aveva ormai scombussolato ed ero del tutto deciso a non separarmi da lui prima di aver chiarito quale era il suo vero essere] -“host of bruyers and sellers” [folla di venditori e acquirenti] -“silence” [silenzio] -“spoke no word” [non proferiva parola] -“A loud-toned clock” [un campanile lontano (battè – suonò)] -strong shudder [forte brivido], hurried [uscì a precipizio], looked anxiously [guardò con ansia], ran with incredible swifness [corse con incredibile velocità], grew pale [impallidì], gasp as if for breath [ansare come se mancasse il fiato], intense agony [intensa agonia] -“many crooked and people less lanes” [un dedalo di viuzze tortuose e deserte] -“great variety of devious way” [una grande varietà di vicoli] -“principal theatre” [teatro principale] -“emerged once more upon the great thoroughfare” [ci ritrovammo ancora nella grande arteria] -“As he proceded. the company grew more scattered, and his old uneasiness and vacillation were resumed” [man mano procedevamo la folla diminuiva, si sparpagliava e il vecchio tornava ad apparire inquieto ed esitante] -“narrow and gloomy lane little frequented”…”route … to the verge of the city” [viuzza angusta , buia e poco frequentata … strada…ai margini della citta`] -“amid regions very different from those we had hitherto traversed. It was the most noisome quarter of London, where everything wore the worst impress of the most deplorable poverty, and of the most desperate crime” [fino a regioni molto differenti da quelle che fino ad allora attraversato. Eravamo nel sobborgo più rumoroso di Londra dove ogni cosa reca impresso il marchio della più squallida miseria, della più disperata abiezione] -“By the dim light of an accidental lamp” [alla luce tremolante di un isolato lampione] -“tall, antique, worm-eaten, wooden tenements were seen tottering to their fall, in directions so many and capricious that scarce the senblance of the passage was discernible between them…Horrible filth festered in the dammed-up gutters. The whole atmosphere teemed with desolation” [si intrattenevano abiuri cadenti, rosi dai tarli, prossimi al disfacimento, susseguirsi con tanta irregolarità che non era possibile scorgere tra essi una parvenza di strada…un sudiciume orrendo si accumulava nei rigagnoli e l’aria stessa emanava desolazione ] -“as we proceeded, the sound of human life revived by sure degrees” … “the spirit..flickered up as a lamp which…” [ma via via che ci inoltravamo incominciarono a giungerci alle orecchie suoni di vita umana… lo spirito (del vecchio)…si riaccese come una lampada che…] -“a blaz of light burst upon our sight, and we stood before one of the huge suburban temples of Intemperance-one of the palaces of the fiend, Gin” [un lampo di luce accecante ci investì e ci trovammo davanti ad uno dei massimi templi suburbani elevati elevati al genio dell’intemperanza… davanti al palazzo del demone Gin] -“It was now nearly daybreak” [l’alba era ormai prossima] -“stalked backward and forward, without apparent object, among the throng” [camminava avanti e indietro tra la folla sempre senza una meta precisa] -“shrief of joy” [grido di gioia] -“something even more intense than despair” [qualcosa di più intenso della disperazione] -“he did not hesitated in his career but, with mad energy, retracted his steps at once, to the heart of the mighty London. Long and swiftly he fled, while I followed him in the wildest amazement…” [non esitò tuttavia nell’allucinante andirivieni, ma si volse immediatamente e sempre a grandi passi energici ritornò nel cuore della metropoli. Pareva volare, con lunghi passi concitati, mentre io gli tenevo dietro sempre più attonito] -“we had once again reached that most thronged mart of the populous town, the street of the D-caffee…” [raggiungemmo ancora il mercato più affollato della popolosa città, la strada del caffè] -“the sun arose” [ sorse il sole] -“momently increasing confusion” [la confusione crescente ad ogni attimo] -“I…gazed at him steadfastly in the face. He noticed me not, but resumed his solemn walk, while I, ceasing to follow, remained absorbed in contemplation” [io…lo guardai improvvisamente in volto. Egli non mi notò, ma riprese la sua solenne andatura, allora cessai di seguirlo e rimasi assorto in muta, stupita contemplazione] -“This old man..is the type and the genious of the deep crime. He refuses to be alone. He is the man of the crowd” [Questo vecchio è il simbolo e il genio stesso del delitto. Egli rifiuta di star solo. È l’ uomo della folla]

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